Suo padre Serafino era un avvocato e fu ucciso sedici anni fa perché troppo onesto nel fare il suo mestiere. Adesso, lei è un'attivista di Libera, l'associazione antimafie fondata da don Luigi Ciotti. Con lui, col figlio di Pio La Torre e con la figlia di Silvia Ruotolo, la giovane ha incontrato il presidente della Repubblica. «Abbiamo presentato un milione e 200mila firme per chiedere una legge anticorruzione utile», racconta a CTzen la figlia del penalista
I figli delle vittime di mafia da Napolitano Flavia Famà: «Le istituzioni ci sono vicine»
Una catanese al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica. Flavia Famà, la figlia di Serafino Famà, l’avvocato penalista catanese ucciso 16 anni fa dalla mafia perché «faceva troppo bene il suo mestiere», è stata ricevuta venerdì mattina da Giorgio Napolitano. «Ero molto emozionata racconta Flavia perché mio padre mi ha insegnato il rispetto per lo Stato, e incontrarne il massimo rappresentante mi ha fatto un grande effetto». Davanti al presidente Napolitano, Flavia rappresentava gli oltre 500 familiari delle vittime della criminalità organizzata di tutt’Italia che aderiscono all’associazione antimafie Libera. «Don Luigi Ciotti mi ha chiesto di esserci spiega e io ho accettato con gioia». Con lei oltre a don Ciotti anche Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, colpita da un proiettile vagante a Napoli nel 1997 durante una sparatoria tra clan della camorra, e Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, segretario siciliano del Partito comunista ucciso nel 1982 per ordine di Totò Riina.
«Libera ha raccolto un milione e 200mila firme in tutto il Paese, per chiedere una legge anticorruzione utile», spiega la ragazza. L’idea è quella di adeguare le normative italiane in materia a quelle internazionali, «e di attuare la norma del 2007 che prevede la confisca e il riutilizzo per fini sociali dei beni dei quali i corrotti hanno privato la società». Ma al Quirinale non hanno parlato solo di questo. Durante i 45 minuti dell’incontro, «abbiamo consegnato al presidente un manifesto per l’equiparazione totale di tutte le vittime delle mafie, scritto a Terrasini a novembre del 2010, insieme a tutti gli altri familiari». E hanno chiesto l’istituzione di una giornata nazionale della memoria e dell’impegno antimafiosi. «La data è il 21 marzo, il primo giorno di primavera dice Flavia Famà Non è legata a una vittima in particolare, dev’essere per tutti». Napolitano ha spiegato che «il disegno di legge c’è già, ma è fermo alla commissione per gli Affari istituzionali». Il presidente della Repubblica, però, «si è impegnato a seguirne l’iter burocratico». Del resto, ai familiari delle vittime delle mafie proprio lui è sempre stato vicino: «Ha incontrato Libera varie volte nel corso degli anni e si è mostrato particolarmente sensibile nei confronti dell’argomento».
Per Flavia, dimostrazioni di questo genere sono importanti: «Sono segnali che le istituzioni ci sono vicine», sostiene. «Sono 17 anni che noi familiari ci incontriamo tra di noi, siamo 500 ma sarebbe bello avere una giornata nazionale, che fosse un segno d’unità». E, a proposito di eventi, annuncia: «Si sta organizzando un evento prima di Pasqua, il 7 aprile, a Catania». Il 3 aprile sarebbe stato il compleanno dell’avvocato Famà, suo padre: «Vogliamo ricordarlo ancora».
[Foto di Libera]