I due Gianfranchi alla conquista della Sicilia

L’obiettivo vero di Futuro e libertà nelle prossime elezioni regionali è la conferma dei parlamentari uscenti nelle province di Palermo (Alessandro Aricò), Trapani (Livio Marrocco), Agrigento (Luigi Gentile) e Messina (Pippo Currenti) e conquistare un seggio almeno a Catania e a Siracusa o Caltanissetta.

Perché se lunedì, ai lavori del coordinamento regionale dei finiani, convocato da Carmelo Briguglio (che guida Fli prima come commissario dopo la fuoriuscita di Pippo Scalia, e poi da coordinatore eletto al congresso di Taormina dello scorso dicembre), ufficialmente si dovrà confermare o meno il sostegno alla candidatura di Gianfranco Miccichè e alla sua coalizione sicilianista al di fuori dei due poli, inevitabilmente la decisione cruciale sarà se andare con una propria lista Fli o insieme all’MPS come “Nuovo Polo per la Sicilia” o, ancora, in una lista del presidente.

Troppo importante per gli equilibri romani, anche interni, che Fli in Sicilia non scompaia, restando senza deputati.

Invece la candidatura, in verità mai decollata, a presidente della Regione del movimentista Fabio Granata (infatti il ticket ipotizzato era Massimo Russo-Fabio Granata) viene strumentalemte utilizzata, aldilà della volontà dello stesso esponente di Fli di Siracusa, solo per battaglie virtuali sui socialnetwork contro l’ipotesi di sostegno di Fli a Miccichè, ritenuto solo un figlioccio di Dell’Utri.

A leggere i commenti, molti dei quali però non sono di siciliani, pochi sono i dirigenti di Fli nel territorio. Anche il documento di alcuni dirigenti di Generazione Futuro che, forse per la prima volta, ha fatto andare su tutte le furie Briguglio, è circoscritto nella quasi totalità alle province di Siracusa e Ragusa, con giovani cresciuti con l’indubbio carisma che Granata ha sempre esercitato sui movimenti giovanili di An prima e di Fli ora.

La verità è che oggi, andare soli, avrebbe marginalizzato Futuro e libertà, così come successe nel 2006 a Nello Musumeci, allora anche eurodeputato, che ottenne il 5% come candidato alla presidenza, ma solo il 2,3% come lista.

I finiani sono passati pressoché indenni invece dalle sirene per l’improvvisa candidatura dell’ex coordinatore regionale di An -Nello Musumeci, per l’appunto – per il Pdl-PID, sia perché l’esponente de La Destra non aveva mai fatto squadra ai tempi di An fuori della sua provincia (anzi), sia perché espressione di due partiti visti come fumo negli occhi, per motivi diversi, dai finiani. Ha lasciato solo Pippo Monaco, presidente della provincia di Enna, ma già da tempo vicino a Pippo Scalia, proconsole di Adolfo Urso in Sicilia.

Al sostegno dei finiani a Crocetta, invece, non ci aveva creduto fin dal primo momento nessuno, sia perché l’elettorato non avrebbe capito il motivo per il quale la “nuova destra repubblicana e legalitaria”, come la definisce Granata, dovrebbe sostenere un ex rifondarolo oggi nel Pd, ma soprattutto per il veto di Udc e Pd all’Mpa, oggi Partito dei siciliani.

Infatti da alcuni mesi, complice Briguglio, Lombardo ha trovato nel presidente della Camera un’importante sponda istituzionale romana, saldatasi ancor di più con la decisione, apprezzata da Fini, del governatore di dimettersi anticipatamente. E i destini di Fli e del Partito dei Siciliani in queste settimane sono stati sempre strettamente legati. Anche quando Giovanni Pistorio e Nicola D’Agostino aprivano sulla candidatura Musumeci, Lombardo e Briguglio si incontravano quotidianamente e segretamente per rimescolare le carte. E così il triangolo con Miccichè, leader di Grande Sud, è stato chiuso con la sponda di Fini, che ha ‘benedetto’ il connubio.

Questo perché le elezioni siciliane, a meno di sei mesi dalle politiche, potrebbero tramutarsi in un laboratorio, così come furono nel novembre 1993 le comunali a Roma e Napoli, con due esponenti dell’allora Msi (Fini e la Mussolini) a sfiorare contro ogni sondaggio la vittoria. Una sconfitta dei due principali partiti in Sicilia, Pd E Pdl, sgretolerebbe i loro vertici e aprirebbe nuovi scenari a livello nazionale.

Tornando al coordinamento di Fli di lunedì prossimo, Brigulio ha già lanciato il suo editto: “Tutti in lista, a cominciare dal sottoscritto”, cosa che Granata non ha gradito, annunciando che sosterrà la lista, ma non si candiderà alle regionali, nemmeno nel listino di Miccichè.

Granata venerdì ha incontrato Fini e riporta su Facebook che il presidente della Camera lo ha definito “il garante dei valori non negoziabili di Futuro e Libertà in Sicilia”.

Nel listino per i due o tre posti che toccheranno ai finiani dovrebbero andare Massimo Grillo, l’ex Udc che aveva lasciato il partito in polemica con Totò Cuffaro, allora ancora presidente della Regione, e il messinese Pippo Currenti, che con Briguglio candidato, rimarrebbe fuori da Sala d’Ercole. Non dovrebbero aver problemi Livio Marrocco, che ha operato bene a Trapani e si gioverà della frattura nel Pdl trapanese tra Tonino D’Alì e Nicola Cristaldi. Nessun problema anche per Aricò a Palermo.

Qualche difficoltà per Luigi Gentile ad Agrigento, anche se nelle amministrative di pochi mesi fa Fli ha ottenuto il 7,3 %. Bisognerà vedere se anche nel resto della provincia confermerà le percentuali, vista la candidatura alle regionali del suo precedente mentore, Pippo Scalia, che sarà nella lista Musumeci.

A Catania è in pole il giovane Puccio La Rosa, presidente del Consiglio comunale etneo e coordinatore provinciale di Fli. Puccio è ben radicato nel territorio e avrà il sostegno del senatore Nino Strano (foto a destra, tratta da sicilia24h.it), che la guida dell’assessorato al Turismo in una giunta Lombardo ha “rivivificato”.

A Caltanissetta ci riproverà Michele Ricotta, già deputato in An, rimasto fuori nel 2008 con la lista Pdl.

I sondaggi nazionali danno Fli al 2-3 per cento, ma almeno in Sicilia i numeri, confidano i dirigenti finiani, saranno diversi. Vedremo.

Foto di prima pagina tratta da adnkronos.com

 


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