Costume e società

I buoni propositi dei siciliani per il 2025. Ma quelli veri (e poco buoni)

È bellissimo il Capodanno con tutti i buoni propositi dell’anno nuovo. Così, la direttora Claudia mi ha chiesto quali potrebbero essere i buoni propositi dei siciliani per il 2025. Vorrei farLe un regalo di inizio anno: la verità.
Innanzitutto spero che nel 2025 diventino tutti cocainomani. La cocaina è il vero welfare siciliano, l’unico mercato capace di dare da mangiare ai margini della società, altro che reddito di povertà di 5000 euro in unica soluzione che sembra una mancetta di Renato Schifani. Che peraltro ha il mio appoggio, mischinazzo. Mi sembra una brava persona in mezzo ai pirati siciliani.
Poi mi augurerei che i siciliani smettessero di credere al Ponte. A me il Ponte piace. Poi, quando me lo fanno le mie amiche, io applaudo. Ma non lo faranno. Mi piacerebbero siciliani lucidi e meno appecorinati alla propaganda politica. Ma so che è Utopia. I siciliani sono proprio sottomessi di natura, schiavi. Mi piacciono molto i siciliani leghisti anti extracomunitario «ne(g)ro» che non si rendono conto quanto sono schiavi e leccapedalini loro.

Altro augurio che mi e vi faccio è di smetterla di sentirvi uomini di cuttura solo perché siete siciliani. Zavordi siete e zavordi arrestate, e quando vi allanciate in discorsi di cultura assaissima parete davvero Cicca Stonchiti. Datevi una calmata. Sarebbe bello.
Mi piacerebbe che la mafia finisse, ma non troppo. Perché se appoi finisce davvero chi ci dà a mangiare a tutti quelli che sull’antimafia, senza essere né sbirri né magistrati, ci ammuttano la uallera con il loro essere bellissimi, bravissimi, giustissimi? La mafia serve ai siciliani. Ma non ai siciliani delinquenti. Serve ai siciliani che si vogliono sentire una minchia e mezza facendo gli antimafiosi. Se finisse la mafia, per la Sicilia, sarebbe una tragedia.

Un altro proposito per il 2025 è che i siciliani la smettano di sentirsi troppo siciliani. Perché essere siciliani è una cosa ovvia. Ma se ci parli di sopra diventa una rottura di palle. Mi augurerei, ad esempio, che tutte le siciliane (guarda caso tutte donne) che scrivono i libri aggattopardati con i siciliani nobili dell’Ottocento nelle loro tenute, coi loro vini, e le loro sottane, la smettessero di raccontare una Sicilia aristocratica e oscena. Diventate comuniste al posto di scassare la minchia con i gambaletti contenitivi. E raccontate la Sicilia per come è. Però l’aggattopardato si porta e i soldi, alle aggattopardate, piacciono. Parvenu.
Infine, mi auguro, che ai siciliani smettano di venire i brividi per i uippisi che vengono in Sicilia. A tipo che dobbiamo essere contenti se viene Mick Jagger o Al Pacino o Russel Crowe. Avere rotto la minchia.
In Sicilia avete me. Il più vip di tutti. Gli altri non contano.
Buon 2025.

Ottavio Cappellani

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