In occasione della 17esima edizione di Salvalarte Sicilia, l'associazione ha presentato un report che mette in luce i monumenti da salvare. Il documento passa in rassegna 12 siti di proprietà privata e dieci privati abbandonati e minacciati da degrado, incuria, vandalismo, agenti atmosferici, spesso nel disinteresse delle istituzioni
I 22 siti culturali siciliani lasciati nell’abbandono Dossier Legambiente tra ville, tonnare e castelli
Le condizioni di salute dei beni culturali siciliani non promettono nulla di buono. C’è il rischio che 22
monumenti possano rovinarsi irrimediabilmente. È la grave diagnosi di Legambiente inserita nel dossier La
Bella Sicilia da Salvare, presentato nell’ambito della campagna Salvalarte Sicilia 2018. Nell’elenco dei siti in pericolo ci sono ville, castelli, chiese, tonnare, torri d’avvistamento minacciati da degrado,
incuria, agenti atmosferici e vandalismo.
Si tratta di beni di proprietà pubblica e privata che presentano
differenti responsabilità. Mentre il pubblico è ostacolato da ritardi e dall’impossibilità di reperire
finanziamenti, il privato, spesso disinteressato, non solo non ha a cuore le sorti del sito che gli
appartiene, ma non viene nemmeno sollecitato dalle istituzioni preposte a metterlo in sicurezza o a venderlo.
Da un capo all’altro dell’isola è lunga la lista di opere dimenticate, vilipese, oltraggiate.
I primi tre dei 12 siti
di proprietà pubblica inseriti nella black list si trovano nel Palermitano. Si tratta di sfarzose ville
settecentesche fiore all’occhiello, un tempo, del capoluogo. Dei fasti del passato, Villa Napoli conserva solo
il ricordo. Negli ultimi anni, è stata sottoposta a sequestro a causa dei ripetuti saccheggi. L’elegante
complesso di Villa Raffo versa in condizioni di totale abbandono, alla mercé di chiunque. Dimora di ricchi
proprietari e sede dell’Opera Pia Istituto Pignatelli, Villa Pignatelli-Florio è caduta in rovina nel 2004,
quando il Comune di Palermo decise di ospitare al suo interno alcune famiglie sfrattate. In mancanza di
controlli, le famiglie depredarono, saccheggiarono e incendiarono l’edificio.
Della celebre facciata di pietra arenaria della Chiesa di Santa Rosalia ad Agrigento, oggi non resta più nulla.
Il glorioso passato ha lasciato spazio a mattoni rossi, cemento armato e pezzi di facciata trafugati.
Istantanee del degrado e dell’incuria anche in provincia di Trapani. La Chiesa di Santa Maria della Grotta,
risalente al 1100, è una delle più antiche chiese cristiane. Preziosa testimonianza del legame tra la cultura
greco-normanna e quella bizantina è oggi alla mercé di vandali e agenti atmosferici. Eredità araba, il
Castello di Santa Caterina sull’isola di Favignana, proprietà del ministero della Difesa, versa attualmente in
pessime condizioni. Priva di interventi di manutenzione e completamente abbandonata è anche la Chiesa di Santa
Maria della Stella ad Alcamo che affonda le sue origini nel periodo islamico.
Due i siti dalla provincia di Messina finiti nel dimenticatoio: il vandalizzato Monastero di San Filippo di
Agira, con la grotta eremo del santo, di proprietà del comune di Messina e il Castello di Aquedolci, un
tempo trappeto per la coltivazione di zucchero e poi trasformato in palazzo baronale, che resta in attesa di
finanziamenti. Dall’entroterra ennese emerge la Torre del Padre Santo, nel cuore del centro storico
di Piazza Armerina, ma sommersa da erbacce e adibita a ricovero di fortuna per volatili.
In bilico tra
contenziosi e sequestri ci sono la Tonnara di Santa Panagia a Siracusa, attiva fino agli anni ‘50, e il Castello
Svevo che si affaccia sul mare di Augusta costruito da Federico II di Svevia.
Tra i dieci beni di proprietà privata caduti nell’oblio c’è l’Ex Fornace Penna a Scicli, noto stabilimento industriale realizzato nei primi anni del Novecento. Nell’ultima finanziaria approvata dall’Ars è prevista la somma di 500mila euro per l’acquisto da parte della Regione e la messa in sicurezza. Emblematico
il caso del Castello Schisò, edificato su uno sperone di pietra lavica, che si affaccia sulla baia di Giardini
Naxos in provincia di Messina. Finito al centro di un’aspra disputa da parte di più attori che volevano
comprarlo, dopo l’asta che lo ha messo in vendita, la Regione si dovrebbe attivare per la priorità all’acquisto.
Resta in mano a privati anche la Tonnara del Secco a San Vito Lo Capo. Da importante
stabilimento ittico si è trasformato nel corso degli anni in un complesso impraticabile e abbandonato. Altro
importante bene che dovrebbe diventare di proprietà pubblica è la Distilleria Giuffrida nel cuore di Pozzallo
che minaccia il crollo. Costruita nel 1909 dai fratelli De Naro Papa per la molitura dell’asfalto, venne
dismessa negli anni sessanta del ‘900. Depredata e vandalizzata è la Villa Alliata di Pietratagliata a
Palermo, capolavoro di arte neogotica, che dal 2011 è stata posta sotto sequestro. Atri siti del capoluogo
palermitano che rischiano di scomparire sono il Ninfeo o la Fontana di Venere di Villa Reggio di
Campofiorito, citata da importanti viaggiatori e la Torre di avvistamento a Isola delle Femmine, già in parte
crollata e in uno stato di degrado assoluto. Nell’attesa che si formalizzi un’offerta di acquisto anche il
destino della Torre della Giudaloca a Scopello, di Torre di Salto d’Angiò ad Aragona e della leggendaria
Torre Bigini di Castelvetrano, un tempo rifugio di una piccola sezione della Santa Inquisizione, sembra
segnato irrimediabilmente.