Con l'unanimità dei presenti è stata confermata la bocciatura richiesta dagli uffici comunali, che già avevano espresso parere negativo. Il terreno prescelto per la struttura da 7,5 milioni di euro infatti sono presenti diversi qanat e un insediamento preistorico dell'età del rame. La palla adesso passa al Consiglio
Hotspot vicino al Velodromo, no della commissione «Area archeologica, sovrintendenza imbarazzante»
L’Europa chiede e Palermo, al momento, non risponde. La commissione Urbanistica dice no all’hotspot approvando con l’unanimità dei presenti la richiesta di bocciatura giunta dagli uffici comunali per «incompatibilità territoriale». La struttura dovrebbe sorgere in un terreno libero nei pressi del velodromo Borsellino.Terreno che però ha un valore dal punto di vista archeologico, vista la presenza di alcuni qanat e dei resti di un insediamento preistorico. Per questo contestualmente scoppia la polemica sul parere positivo espresso invece dalla sovrintendenza dei Beni culturali. Un parere che Giusto Catania, consigliere di Sinistra Comune e membro della seconda commissione definisce «imbarazzante».
«La sovrintendenza – continua l’ex assessore – dice che si può esprimere parere positivo malgrado ci sia un insediamento dell’età del rame per due ragioni: un problema di ordine pubblico, che prevale sui vincoli paesaggistici, e che non mi pare che ci sia; e perché si tratta di una struttura temporanea che durerà due anni. Sette milioni e mezzo per farla durare due anni? Mi sembra solo un modo per aggirare i vincoli paesaggistici». E alle parole di Catania fanno eco anche quelle di Giulia Argiroffi, consigliera del M5s, anche lei membro della commissione Urbanistica. «L’unico vincolo imposto è la presenza di un archeologo durante i lavori – dice – cosa normale in questi casi. Ma sappiamo bene come funzionano le cose a Palermo, non si spendono così tanti soldi per una struttura che deve durare solo due anni. Inoltre è previsto un grande movimento di terra, sarebbe impossibile procedere al perfetto ripristino del terreno una volta smontato l’hotspot».
Al di là della diatriba con la sovrintendenza, però, rimane il problema di quello che la Prefettura presenta come «centro attrezzato per il primo soccorso, identificazione e accoglienza dei migranti che sbarcano presso il porto di Palermo», ma che nelle more è un vero e proprio hotspot. «Le leggi europee dicono che questa struttura si chiama hotspot – continua Catania – poi si può le si possono dare mille nomi, ma sempre hotspot resta. E la costruzione di un hotspot è solo un fatto ideologico: sono inutili, criminalizzano le persone, creano insicurezza e noi siamo fortemente contrari». Parole anche questa volta condivise dall’area opposta di sala delle Lapidi, con Argiroffi che conferma la posizione non favorevole del Movimento cinque stelle riguardo questo tipo di centri in genere. Adesso la palla passa al Consiglio, che dovrà votare definitivamente la possibilità o meno della realizzazione della struttura in quell’area, ma la bocciatura a questo punto pare essere dietro l’angolo.