Hilary Swank: una giovane ribelle

Se qualcuno fosse ingenuamente convinto che l’espressione cinematografica del maledettismo nel XXI secolo sia esclusivo appannaggio maschile, è in errore. Andrebbe ugualmente incontro ad un abbaglio chiunque ritenesse veterofemminista osservare le diverse sfumature di rosa delle note maudit . Ed Hilary Swank non potrebbe esserne esempio più lampante.

L’adesione pedissequa alle regole di un gioco è l’ultima cosa che ci si può aspettare di trovare nei personaggi dell’attrice, premiata, nella
pur breve carriera, con due Oscar. E si tratta di un fatto facilmente
spiegabile con il genere di approccio della star nordamericana alla recitazione: immedesimazione completa. E’ un modello interpretativo consolidatosi fra gli attori di Hollywood in seguito alla fondazione, con Strasberg, del celebre Actors’ Studio, scuola d’arte drammatica che coniuga il metodo Stanislavskij con apporti psicoanalitici.

A proposito della protagonista del toccante, e recente, “Million dollar baby”, è interessante osservare come diversi ruoli abbiano prodotto nell’artista una metamorfosi tanto profonda da richiedere settimane di deconstruction. L’attrice ha confessato di aver sperimentato per la prima volta questa difficoltà con l’androgino character di Brandon Teena, per “Boys don’t cry” (film diretto da  Kimberly Peirce nel 1998, e che valse alla Swank il primo riconoscimento ufficiale da parte dell’ “academy”, NdR).

Domandarsi cosa renda tanto attraente l’interpretazione della talentuosa diva non impone un grande sforzo d’immaginazione. Esiste un’evidente componente morbosa nel modo in cui gli attori statunitensi di nascita, come di formazione, affrontano la costruzione del personaggio, E’ un’ analisi maniacale di ogni dettaglio gestuale. La caratterizzazione insieme fisica e psicologica del pugile Maggie Fitzgerald ne è una straordinaria prova: un’atleta determinata fino in fondo a vincere la sua battaglia per una vita degna di essere vissuta.

Con “Freedom writers”, opera del regista Richard LaGravenese ispirata ad un romanzo di Erin Gruwell ed in fase di produzione, Hilary Ann Swank conferma la sua natura di ragazza prepotentemente anticonformista con il ruolo di una giovane insegnante in una classe di studenti difficili. Ignoriamo i particolari del soggetto, ma è il caso di scommettere su un ampio consenso della critica specializzata.

Luigi Nigrelli

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