Volevano raccogliere le migliori opere realizzate su muri, metropolitane e treni per creare un sito web, ma i cinque fondatori del giornale hanno preferito tornare alla carta creando una vera e propria fanzine. Tradotta in due lingue, distribuita all'estero e con all'attivo quasi 1500 copie venduta per i primi tre numeri
Graffgo street, a Catania la rivista per chi ama i graffiti «Non solo foto, ma anche interviste e approfondimenti»
Duecento copie il primo numero, quattrocento il secondo e ottocento il terzo, vendute anche in Svizzera, Germania, Spagna. È un exploit costante quello della fanzine GraffGo, rivista dedicata al mondo dei graffiti fondata tre anni fa da cinque amici uniti dalla stessa passione, che oggi viene tradotta in italiano e inglese e venduta online o durante i festival di street art.
«All’inizio avevamo pensato di realizzare un sito web o un blog per raccogliere le migliori opere italiane ed europee fatte su muri, metropolitane e treni», spiega Vincenzo Zuccaro, fondatore del periodico insieme ad Alessio Consoli, Damiano Zerbo, Giovanni Sanfilippo e Antonio Calvino, che racconta non solo le imprese degli artisti, ma dedica anche veri e propri speciali e approfondimenti ai protagonisti di questo mondo. Svelando ai lettori le loro giornate tipo e i trucchi del mestiere, la formazione del passato e gli obiettivi per il futuro.
«Spesso capita che ci mandano il materiale, noi lo selezioniamo, scegliamo le foto e ci occupiamo dell’impaginazione». Il numero uno, chiamato Yellow, contava 56 pagine, Blu 64 e Red – gli altri due – ben 72. Oltre a vantare come sponsor Kobra, una delle maggiori marche italiane di spray, il gruppo ogni anno viene invitato ad Altamura, in Puglia, per prendere parte al WallRide, evento che promuove la street culture in tutte le sue forme, arti e discipline, dallo skateboarding alla break dance, dai graffiti alla musica.
«I writers li comprano per svariati motivi, perché è stato pubblicato un loro pezzo o perché traggono ispirazione da altri colleghi o ancora per ammirare le ultime imprese dei più audaci». GraffGo, però, non parla solo agli addetti ai lavori, per questo è molto amata da una vasta fascia di pubblico. «A differenza di altre riviste di arte che si limitano solo a mettere le foto, spesso anche senza didascalie o spiegazioni, troviamo sia uno spunto interessante inserire tra un’opera e l’altra interviste in cui gli artisti spiegano le loro tecniche, come si autoproducono, com’è lavorare nei loro panni», aggiunge il fondatore.
«È bella questa iniziativa della rivista patinata da collezione – dice uno dei lettori più fedeli – con Internet e con la digitalizzazione si sta perdendo sempre di più il contatto con la carta ed è bello poterla conservare tra i libri e risfogliarla di volta in volta, scoprendo sempre nuove cose».