Governo e Ars tremano: domani tutti a casa?

DOMANI SI CONOSCERA’ IL RESPONSO DEL COMMISSARIO DELLO STATO. E L’ELENCO DEI ‘MORTI E FERITI’. SE, OLTRE ALLA FINANZIARIA, VERRA’ IMPUGNATO IL BILANCIO, I 90 ‘CALIFFI’ DI SALA D’ERCOLE SARANNO A CASA. LE CINQUE RAGIONI PER LE QUALI QUESTO POTREBBE ACCADERE

Anche se i protagonisti della politica siciliana fanno finta di nulla, lo scenario dello scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana per persistente violazione dello Statuto non è mai stato vicino come in queste ore. Bilancio e Finanziaria 2014, com’è noto, sono all’esame dell’ufficio del Commissario dello Stato. E radio tam tam – che di solito non si allontana mai dalla realtà – racconta che l’impugnativa ci sarà.
In queste ore – per la cronaca, domani l’ufficio del Commissario dello Stato dovrebbe comunicare la lista di ‘morti & feriti’ – si ragiona non sull’impugnativa, che viene data per certa, ma sull’entità dell’impugnativa. Con molta probabilità, molti lettori, nel leggere queste righe ci prenderanno per matti. E hanno ragione: vedendo il governatore Rosario Crocetta che litiga con il PD e prepara – molto probabilmente, in barba, anche, agli accordi con il PD – la lista dei futuri manager della sanità pubblica – viene difficile pensare a un Governo regionale che va a casa e al Parlamento dell’Isola che si scioglie anticipatamente non per dimissioni del presidente della Regione, come avvenne con Totò Cuffaro nel 2008, ma per persistente violazione dello Statuto.  
Certo, sarebbe la prima volta che l’Assemblea regionale siciliana verrebbe sciolta per persistente violazione dello Statuto. Ma ricordiamo che il presidente Crocetta ha già battuto tanti record negativi. E potrebbe anche battere questo…

Ieri, per esempio – non noi, ma altri giornali – scrivevano che potrebbe essere impugnato il Bilancio 2014. Ebbene, se questo avverrà salterà tutta la manovra e si andrà allo scioglimento dell’Ars. Se dovessero saltare i conti del Bilancio, insomma, cadrebbe tutto l’impianto della manovra e non ci sarebbe più il tempo di fare nulla.

Diverso è il discorso per la Finanziaria. Dove hanno trovato posto tutti i settori dell’Amministrazione regionale. Su questo fronte l’impugnativa potrebbe anche essere estesa, ma lascerebbe al Governo e all’Ars margini di manovra.
Perché l’impugnativa del Bilancio, invece, creerebbe problemi? Perché intaccherebbe la parte ‘strutturale’ della manovra, mettendo, ad esempio, in discussione le entrate, ovvero i soldi per pagare le spese previste nella Finanziaria.

Cos’è che lascia pensare a un esito catastrofico? I segnali, in questi giorni, sono stati tanti. Li ricordiamo cominciando da un articolo che è stato pubblicato ieri da Il Fatto quotidiano. Un approfondimento sparato in prima pagina sui costi, definiti eccessivi, del Parlamento siciliano. Noi, è noto, non condividiamo queste strumentalizzazioni. Ma, a prescindere dal nostro giudizio, l’articolo è stato pubblicato. Ed è un segnale.
Un altro segnale che non lascia presagire nulla di buono è l’inchiesta della magistratura sulle spese dei gruppi parlamentari dell’Ars. Il tempismo di questa inchiesta fa riflettere. Alcuni osservatori dicono che l’esplosione di tale indagine dei magistrati sta aiutando il governatore Crocetta, che ne avrebbe approfittato per non procedere con il rimpasto della Giunta, tenendosi gli assessorati che aveva promesso al PD.
A noi questa tesi non ci convince. Noi riteniamo che la magistratura non si muova secondo logiche ‘altre’, ma seguendo la propria logica, che non coincide affatto con la logica della politica siciliana (ammesso che la politica siciliana di oggi abbia una logica: cosa di cui dubitiamo).

Un terzo segale è rappresentato dalla presa di distanza di Davide Faraone dal Governo regionale. Faraone non è un parlamentare nazionale del PD qualsiasi: è il braccio destro del segretario nazionale del Partito Democratico, Matteo Renzi. E Renzi – lo sta dimostrando in queste ore – non va tanto per il sottile. Non fa sconti a Roma, figuriamoci se farà sconti in Sicilia.

Il quarto segnale è rappresentato dalle ‘voci’ che accompagnano la gestione dei cosiddetti residui attivi. Si tratta della montagna di entrare dubbie, se non fittizie, che ammontano a circa 3 miliardi di euro. La Corte dei Conti, lo scorso anno, aveva indicato a Governo e Ars la via da seguire: la costituzione di un robusto ‘fondo rischi’ per fronteggiare questo problema.
Ma anche quest’anno – parla la manovra varata dall’Ars – le indicazioni della Corte dei Conti sono state disattese. Si sarebbe potuto precedere a una riduzione del monte ore del precariato, risparmiando circa 100 milioni di euro per fronteggiare il problema dei residui attivi. Ma la politica, in vista delle elezioni europee della primavera prossima, ha preferito non toccare i fondi per il precariato. Un errore che potrebbe costare caro.

Il quinto segnale – che poi non è un segnale ma un ragionamento logico – riguarda i conti del nostro Paese e i conti della Sicilia. In questo caso ci sono due condizioni che collimano.

Da una parte c’è la Sicilia che non sembra più in grado di reggere l’urto del precariato. Ricordiamo, infatti, che il ‘buco’ da un miliardo e mezzo nel Bilancio 2014 della Regione è provocato, di certo, dal prelievo forzoso che lo Stato si accinge ad effettuare dai conti della stessa Regione; ma è provocato anche dall’enorme esborso che l’Amministrazione regionale dovrebbe sostenere per il pagamento di un esercito di precari.
Poiché le esigenze del Fiscal Compact vengono prima di quelle del precariato siciliano, ecco che lo scioglimento anticipato dell’Ars potrebbe trovare una ragione forte. Tanto più che, con il commissariamento per un anno, si risparmierebbero oltre 80 milioni di euro (questo è il costo dell’Ars al netto del personale).

Queste, grosso modo, le possibili ragioni di uno scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana. Tenendo comunque conto che un’impugnativa estesa della Finanziaria – facendo salvo il Bilancio – provocherebbe comunque grandi difficoltà al Governo.


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