L'unico luogo di culto in Sicilia è a Siracusa. Ma nel capoluogo isolano mancano anche altri servizi. Così il 49enne panormita - convertitosi a 13 anni - ha deciso di contribuire aprendo un'enoteca con un angolo dedicato ai vini kosher
Giuseppe D’Angelo, ebreo per scelta a Palermo «Comunità piccola, speriamo in una sinagoga»
Una fede e una scelta di vita che arrivano a 13 anni per caso. E da allora non lo abbandonano più. Giuseppe D’Angelo, 49 anni, palermitano, nasce in una famiglia cattolica. Ma da ragazzino si avvicina alla religione ebraica e ne rimane folgorato. «Non è stato facile entrare a far parte della comunità – racconta – è molto chiusa verso l’esterno, ma adesso mi considerano come un loro fratello». Un gruppo non troppo numeroso e, soprattutto, senza un luogo di culto. «L’unica sinagoga in Sicilia è a Siracusa – spiega D’Angelo- dove vado spesso». Allo stesso modo, a Palermo mancano una serie di altri servizi per chi è di religione ebraica. Una lacuna che in parte Sala ha voluto colmare da sé, vendendo vini Kosher – gli unici che è possibile consumare da parte degli ebrei – nella sua enoteca.
«Mi piacerebbe che a Palermo ci fosse una comunità più ricca, invece siamo in pochi – racconta – A Siracusa ho conosciuto un rabbino molto in gamba, Stefano di Mauro, che dice di andare a caccia di ebrei che non sanno di essere ebrei». Un po’ come lo stesso Sala insomma. Lui non è circonciso, quindi non è ebreo al cento per cento, ma la sua fede è intensa. «Mi piace il rapporto che hanno con Dio – aggiunge – senza intermediari, molto diretto». Una passione, quella verso l’ebraismo, cresciuta nel tempo. Fino alla scoperta, tra anni fa, della sinagoga di Siracusa. «Speriamo che si riesca ad averne una anche qui a Palermo», commenta Sala.
Lui, intanto, da poco più di un mese ha aperto un’enoteca: La divina cantina, in via Sampolo. E per dimostrare la sua vicinanza al popolo di Israele ha anche dedicato una parte del negozio ai vini Kosher, cioè ottenuti seguendo precisi precetti – dall’età delle vigne al personale della cantina – e quindi adatti a essere consumati da una clientela ebraica. «Mi piace poter dare il mio contributo alla comunità in questo modo – spiega D’Angelo-. A Palermo non ci sono servizi per gli ebrei: non ci sono luoghi di culto né supermercati. Nel mio piccolo è una soddisfazione poter fare qualcosa per il popolo di cui ormai mi sento di fare parte».