Calma piatta sulla nomina del nuovo responsabile ai Lavori pubblici del Comune di Catania. Il manuale Cencelli chiama in causa Sicilia futura, ma il leader Nicola D'Agostino ed il favorito per la poltrona Michele Giorgianni smorzano i contorni della questione. Frattanto il consigliere conferma: «Non entrerò nell'esecutivo»
Giunta, nessuna fretta per Giorgianni assessore Sofia: «Bianco ricandidato, la decisione arriverà»
Saranno forse decisivi i prossimi giorni, ma in casa Sicilia futura non c’è fretta. Manca ancora una casella da riempire nella giunta del sindaco di Catania Enzo Bianco, ma dalle parti della creatura centrista di Totò Cardinale e, nel Catanese, del deputato Nicola D’Agostino e dell’ad della Sac , domina la calma. C’è da individuare il successore del Nico Torrisi per la poltrona di assessore ai Lavori pubblici e, dopo un gran parlare intorno alla presunta volontà del primo cittadino di incaricare una «figura tecnica», è alla fine spuntato il nome dell’ex presidente di Multiservizi Michele Giorgianni. Per lui un passato – sempre più lontano – con la tessera del Pd e, adesso, la stima che lo riempie «d’orgoglio» dei dagostiniani.
Ma davanti ai tanti dossier bollenti sul tavolo del partito, sembra quasi che la questione assessore persino fatichi ad assumere rilievo. C’è da pensare soprattutto alle prossime elezioni regionali, con le manovre di avvicinamento che vedono la forza politica impegnata nel rinsaldare l’alleanza con il Pd. «Siamo collocati stabilmente nel centrosinistra – ribadisce D’Agostino – così come siamo impegnati con l’amministrazione Bianco». Posizione ben più netta, dunque, rispetto a quella degli altri elementi della galassia centrista siciliana e catanese, sempre a metà del guado fra centrosinistra in affanno e centrodestra in fase di riorganizzazione. Ma non sarebbe dunque l’assessorato da assegnare o meno a Sicilia futura che cambierebbe questi equilibri. «C’è una discussione in corso, com’è naturale, ma che non parte da nostre richieste, anche perché a noi interessa soprattutto parlare di programmi e di quello da fare nei prossimi anni per la città», aggiunge il parlamentare acese, glissando poi, va da sé, su Giorgianni e su altri possibili nomi.
Buone notizie per il sindaco Bianco che, anche per la seconda fase del mini rimpasto inaugurato dalle dimissioni di Angelo Villari, sceglie il basso profilo percorso che porterà al nuovo assessore. La formula resta quella della figura tecnica, che ha già spianato la strada a Fortunato Parisi per l’incarico al Welfare e utile soprattutto ad allontanare, sulla carta, etichette di partito indigeste quasi a tutti. Non vale la pena ridestare le inquietudini di una maggioranza con la testa già al 2018. Lo conferma di fatto proprio un fedelissimo del primo cittadino, Carmelo Sofia, mentre smentisce ancora una volta l’ipotesi di entrare in giunta. Iscrivendosi a un genere politico-letterario che ha del singolare, quello dei comunicati di rifiuto di una carica pubblica, cui aveva aderito anche il segretario cittadino di Sicilia futura, Silvio Di Napoli. «Tra me e Bianco non c’è alcun contrasto – rimarca il consigliere Sofia -. il sindaco mi ha chiesto di fare l’assessore ma ho declinato per ragioni professionali». Questo non vuol dire certo mollare la barca che, anzi, dovrà navigare ancora per molto. «Ognuno fa le sue riflessioni, siamo a fine corsa, ma adesso sicuramente si prenderà una decisione», aggiunge il veterano della politica catanese, anche perchè «Bianco si ricandida e già a settembre saremo in campagna elettorale». Con il fedelissimo che spazza via ogni dubbio sull’avvenire dell’ex ministro, allora sì che rinsaldare la maggioranza potrà far comodo.
Il protagonista delle ultime voci, a sua volta, minimizza – come D’Agostino – i contorni della vicenda. «Quando leggi cose così quasi lo senti che poi nulla andrà in porto – dice sorridendo l’avvocato Giorgianni – quello che mi rincuora è capire di essermi guadagnato un credito grazie alle mie precedenti esperienze, visto che si ritiene che il mio nome possa andare bene per un assessorato». Su un punto l’ex presidente di Multiservizi si fa serio: la possibile inconferibilità dell’incarico in forza proprio del precedente al vertice della partecipata, come vorrebbe la legge Madia. Normativa che prova a scoraggiare il riciclo di chi ha fatto carriera politica grazie a una poltrona nella pubblica amministrazione. «Ma l’inconferibilità non esiste, la norma è chiara, provenendo da una partecipata è possibile ricoprire un ruolo politico – spiega – semmai con la Madia si prova ad evitare il percorso inverso». Palla in fallo laterale e battuta che ritorna sempre al sindaco. D’altronde «decide Bianco», come ricordava, poco sopra, Sofia.