Sull’Etna vince la prudenza. Chi si aspettava vittoria e maglia rosa per il siciliano Vincenzo Nibali è rimasto deluso ma non sono mancati i momenti spettacolari per la prima delle due tappe che segnano il ritorno nell’Isola del Giro d’Italia per l’edizione del centenario. A vincere, dopo una fuga iniziata subito dopo il via di Cefalù, è stato lo sloveno Jan Polanc. Il portacolori del team UAE Emirates è arrivato in cima al vulcano in solitaria, precedendo di 19 secondi il russo Il’nur Zakarin e di 29 secondi il britannico Geraint Thomas. Quella di ieri era tra le tappe più attese della prima parte del Giro 2017. Ben 180 chilometri e quattro stelle su cinque come livello di difficoltà, passando per i boschi del parco dei Nebrodi e con il traguardo finale ancora una volta, come nel 2011, nello spiazzale del rifugio Sapienza a quota 1892 metri. I tornanti dell’ultima ascesa, 17,9 chilometri con pendenze media vicina al sette per cento, si sono trasformati in uno stadio con spalti naturali accessibili senza pagare nessun biglietto.
Tra
rocce laviche, muretti e sabbia hanno assistito ai momenti più attesi della tappa tifosi, curiosi e appassionati provenienti da ogni parte del mondo. C’è anche una famiglia colombiana, estasiata dal panorama che regala l’Etna: «C’è una bella vista, una buona visuale e la gente è molto amichevole», spiegano a MeridioNews. Erano pronti a esultare per il connazionale Nairo Quintana, ma il loro beniamino ha fatto una gara d’attesa difendendosi senza problemi dall’attacco di Nibali ai meno tre chilometri dall’arrivo. Ci sono poi anche i tifosi provenienti dal Canada, Brasile, Spagna e Irlanda. Sui tornati etnei però non mancano i siciliani, in particolare quelli provenienti da Messina e dalla provincia peloritana. La stessa del campione Nibali.
«Abbiamo affrontato gli ultimi 13 chilometri di salita e
siamo stanchi morti. Da questo si capisce lo sforzo enorme dei ciclisti. È quasi impossibile», commenta Marco, da Bronte, appassionato di cicloturismo. Sui tornanti, prima dell’arrivo dei professionisti, ci sono anche centinaia di ciclisti amatori che hanno deciso di provare l’ascesa in sella alle loro biciclette. Alcuni arrivano in cima a fatica, altri preferiscono attendere il passaggio della corsa fermandosi qualche tornante prima del traguardo, magari approfittando dell’aria di montagna per una grigliata a base di carne, rigorosamente accompagnata da vino e birra. Insieme ai tricolori e alle bandiere del fan club di Nibali ci sono anche quelle di un gruppo di tifosi dello svizzero Steve Morabito.
Poco prima delle 17 l’attesa finisce con il passaggio solitario del vincitore Polanc; subito dopo c’è il gruppetto dei migliori, composto da chi ambisce a vincere il trofeo senza fine. Più attardati tutti gli altri, compresa una sorridente maglia rosa, indossata dal colombiano Fernando Gaviria, che a fine tappa la cede al lussemburghese Bob Jungels. Quando mancano all’appello gli ultimi atleti, c’è chi chiede a gran voce una borraccia come ricordo e chi insegue i ciclisti per portarne via una da soli. Ma c’è anche chi segue la competizione in modo composto e con emozione: come un signore originario di San Filippo del Mela, nel Messinese, ed emigrato a Cambridge, in Inghilterra, più di 50 anni fa. Ieri era il suo compleanno, 80 anni, ed è tornato appositamente per vedere il Giro e la performance del suo conterraneo.
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