La denuncia viene dal rappresentante regionale del Coordinamento nazionale di categoria, Calogero Coniglio. «Il ragazzo è arrivato deceduto - racconta - I parenti si sono sfogati prima buttando a terra del materiale. Poi si sono scagliati contro un infermiere che cercava di sistemare delle garze»
Giovane muore dopo un incidente stradale In ospedale parenti aggrediscono un infermiere
Una reazione dettata dalla rabbia per la morte di un ragazzo. A farne le spese un infermiere dell’ospedale Garibaldi, aggredito dai parenti accorsi al pronto soccorso. È quanto successo questa notte, nell’ambulatorio di chirurgia, come racconta Calogero Coniglio, segretario regionale del Coordinamento nazionale infermieri. «Il ragazzo è arrivato deceduto – spiega – I parenti si sono sfogati prima buttando a terra del materiale. Poi si sono scagliati contro un infermiere che cercava di sistemare delle garze». A cercare di placare gli animi, oltre ad alcuni operatori, «c’era solo una guardia giurata che ha seguito il protocollo e avvisato la polizia».
L’infermiere ha riportato una ferita a un orecchio, cinque giorni di prognosi. «Pare che il collega non voglia sporgere denuncia», spiega Coniglio. Diverso, invece, l’iter che potrebbe seguire l’azienda ospedaliera. Una volta valutati i danni – un carrello distrutto, un defibrillatore gettato a terra così come un pc – il direttore deciderà se agire a livello legale.
«La violenza, il fenomeno di aggredire, sta diventando un’abitudine – sospira Calogero Coniglio – Le persone sono prevenute: si arriva in ospedale e si pensa che si sia commesso un errore». E così il «primo bersaglio di uno sfogo dettato dal dolore diventa l’operatore sanitario».
Per i prossimi mesi le organizzazioni sindacali avvieranno una «campagna di sensibilizzazione. Chiederemo anche l’intervento dell’assessorato regionale alla Salute – sottolinea il segretario – Il pronto soccorso è un posto dove si è in pochi, è facile sbagliare. L’operatore è lì per aiutare le persone, non può fare anche i conti con la paura delle violenze».