Giornata del rifugiato, festa al Cara di Mineo Ma tra le associazioni c’è chi non parteciperà

Spettacoli, proiezioni, balli e anche un concerto della cantantessa Carmen Consoli. Sono solo una parte di quanto prevede il programma della festa organizzata all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo in occasione della giornata mondiale del rifugiato di oggi. Voluto dal presidente della Provincia etnea – ente a cui è affidata la gestione del Cara – Giuseppe Castiglione e dal direttore Sebastiano Maccarrone, l’evento dal titolo Dall’emergenza all’integrazione comincerà alle 9.30 con una conferenza alla quale parteciperà anche la portavoce dell’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati Laura Boldrini. Tra un aperitivo e il pranzo, anche una visita guidata del Cara e l’inaugurazione di una mediateca e di un internet point. Ma non tutte le associazioni in prima linea per l’assistenza agli immigrati hanno apprezzato né parteciperanno.

C’è infatti chi non ha ricevuto l’invito – e non avrebbe voluto riceverlo – come la Rete antirazzista catanese che, parallelamente a quella con la Boldrini, ha organizzato una conferenza davanti all’ingresso del residence degli aranci di Mineo e invitato a partecipare molti dei suoi 1900 ospiti. C’è anche chi l’invito lo ha ricevuto e declinato, come il Centro Astalli che da più di dieci anni si occupa di assistenza agli immigrati ma, da quando è cambiato l’ente attuatore, non ha più il permesso di offrire il suo supporto dentro il Cara.

Per la Rete antirazzista non poteva andare diversamente. «Siamo per la chiusura del Cara quindi in aperta polemica con chi ha organizzato la festa», dice il portavoce Alfonso Di Stefano. Alla conferenza alternativa, organizzata fuori dal centro, hanno invitato i richiedenti asilo per parlare con loro e far sentire la loro voce contro quello che la Rete definisce «il più grande laboratorio europeo di politiche segregazioniste». Un momento per parlare di tanti problemi, come quello dei «tempi infiniti per l’esame delle domande di protezione internazionale (c’è chi attende da oltre 10 mesi ndr) – e del fatto che la commissione ormai esamina meno della metà delle richieste rispetto all’anno scorso», dice Di Stefano.

Per lui questi ritardi sono un modo per «continuare a tenere il centro pieno. In periodi di tagli alle spese sociali si dilapidano sei milioni di euro l’anno per la locazione alla ditta privata Pizzarotti – aggiunge – mentre con molto meno si potrebbero costruire, moltiplicando i progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndr) nei paesi limitrofi, percorsi d’inserimento sociale positivi. E non come quello di un Cara che dista oltre dieci chilometri dal centro abitato più vicino». Per i membri della Rete antirazzista la festa è «un modo per indorare la pillola a chi è nei fatti un recluso». «Il Cara di Mineo è una prigione a cinque stelle, ma pur sempre una prigione», conclude.

Non sono contrari alla festa invece i soci del Centro Astalli di Catania. «La giornata per il rifugiato è una conquista per i diritti umani e che si festeggi anche nel più grande Cara d’Europa è sacrosanto», dichiara la responsabile Elvira Iovino. Il motivo per cui preferiscono non partecipare lo hanno spiegato in una lettera di risposta ufficiale all’invito, indirizzata al presidente Castiglione e al direttore Maccarrone. «Il Centro Astalli – si legge – ritiene inopportuno partecipare soltanto ad una festa, per quanto piena di significati, senza che gli sia consentito svolgere un continuativo servizio di ascolto e orientamento degli ospiti del Cara, così come reiteratamente richiesto».

I volontari e i legali dell’associazione, autorizzati dal Ministero degli Interni, hanno gestito uno sportello di orientamento socio-legale all’interno del centro fino all’inizio di febbraio. Fino a quando la Provincia non ha revocato, con una circolare del 31 gennaio 2012, tutte le precedenti autorizzazioni e comunicato la necessità del rilascio di un nuovo permesso da parte sua. Nonostante le richieste e un protocollo d’intesa firmato con il Consorzio Sol.Calatino, che partecipa alla gestione del Cara, i volontari Astalli non sono più stati ammessi all’interno del residence degli aranci. La giustificazione da parte della Provincia etnea del mancato rinnovo dell’autorizzazione è che i loro servizi sarebbero doppioni di prestazioni già offerte dentro il Cara. «Gli abbiamo chiesto allora come poter offrire la nostra assistenza agli ospiti senza pestare i piedi a qualcun altro, ma non si degnano neanche di rispondere», denuncia la Iovino.


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