Raffaele Musumeci, presidente del Consiglio comunale tra il 2008 e il 2013, ha percepito un'indennità doppia rispetto a quanto dovuto. Una somma che nei cinque anni ha raggiunto i 91mila euro. Adesso l'attuale capogruppo del partito centrista rischia di concludere la sua permanenza in aula. Decideranno i suoi colleghi
Giarre, chiesta incompatibilità consigliere Articolo 4 Percepì doppia indennità, Comune vuole risarcimento
Rischia la decadenza per incompatibilità Raffaele Musumeci, il consigliere comunale di Giarre che tra il 2008 e il 2013 – nelle vesti di presidente del consiglio – percepì un’indennità doppia rispetto a quanto previsto dalla legge regionale per i lavoratori dipendenti che assumono cariche elettive. Musumeci, che in quel quinquennio aveva ricevuto 91mila euro, in realtà aveva diritto solo alla metà della somma, in quanto dipendente dell’Asp di Catania. Ora una delibera del 20 novembre dal settore Affari generali giarrese potrebbe rappresentare il capolinea della sua lunga esperienza consiliare.
Il Comune lo ha infatti messo in mora lo scorso 11 novembre, e la condizione di debitore è tra le cause che una legge regionale definisce «di sopraggiunta incompatibilità». L’1 dicembre il Consiglio comunale del Comune di Giarre sarà chiamato a prendere atto della delibera, poi l’attuale capogruppo di Articolo 4 avrà dieci giorni per formulare osservazioni o restituire le somme incassate in eccedenza, circa 45mila euro. Se non lo farà, l’aula dovrà votare la sua decadenza.
In linea teorica il Consiglio avrebbe la facoltà di respingere la delibera. Tuttavia, pur in presenza di un quadro politico locale a dir poco caotico, in pochi scommettono sul colpo di scena: «Dinnanzi alle contestazioni circostanziate degli uffici una bocciatura dell’atto farebbe ricadere sull’intera assemblea una responsabilità molto seria», spiega Giovanni Barbagallo, vicepresidente della commissione consiliare Affari generali. «Senza contare che in caso di diniego il segretario comunale dovrà segnalare l’accaduto alla Corte dei conti», aggiunge.
Ad accorgersi della erronea erogazione degli emolumenti era stato in primavera il dirigente Maurizio Cannavò. Dall’apertura del procedimento amministrativo a suo carico – scaturito da una lettera protocollata dagli uffici il 10 aprile 2015 – fino a oggi, Musumeci avrebbe restituito alle casse comunali appena tremila euro. Nel frattempo la sua posizione è cambiata più volte: in estate aveva dichiarato di aver agito in buona fede e di essere disponibile a riconsegnare le indennità non dovute. Poi ha però sostenuto la prescrizione per alcune di queste somme e sondato il terreno per una negoziazione amichevole, rigettata dal Comune. MeridioNews ha cercato di mettersi in contatto con il diretto interessato senza ottenere risposte.