Pochi giorni dopo il sesto anniversario della tragedia che colpì Messina e le zone limitrofe, i pm hanno presentato le richieste di condanna. Otto anni per l'ex primo cittadino Buzzanca e sette per quello di Scaletta Zanclea. Dieci anni per Salvatore Cocina, ex dirigente della protezione civile regionale
Giampilieri, Procura chiede 100 anni di carcere Sindaci, dirigenti e imprenditori tra i 15 imputati
Otto anni di reclusione per Giuseppe Buzzanca, allora sindaco di Messina; sei per Gaspare Sinatra, commissario straordinario del Comune dal 18 ottobre 2007 al 20 giugno 2008; sette per Mario Briguglio, ex primo cittadino di Scaletta Zanclea. Sono alcune delle richieste di condanna presentate oggi dalla Procura della Repubblica di Messina per l’alluvione che il primo ottobre 2009 ha colpito Giampilieri e i villaggi limitrofi, uccidendo 37 persone. Richieste per quasi cento anni di carcere per i 15 imputati a processo.
Sono stati i pubblici ministeri Antonio Carchietti e Antonella Fradà a formularle, proprio pochi giorni dopo il sesto anniversario della tragedia. Condanne variabili tra i 5 e i 10 anni e mezzo, avanzate nei confronti di ex amministratori comunali, tecnici comunali e regionali, responsabili di ditte cui due anni prima il disastro erano stati affidati lavori di messa in sicurezza del territorio.
Queste le richieste: otto anni per Buzzanca; sette per Briguglio; sei per Sinatra; dieci anni e sei mesi per Salvatore Cocina, ex dirigente della Protezione civile regionale; cinque anni per Antonino Savoca, autore di uno studio geologico tecnico; nove anni per Alberto Pistorio; nove anni per Giovanni Rago e Francesco Grasso, redattori del piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico relativo all’area territoriale tra il bacino del torrente Fiumedinisi e Capo Peloro; dieci anni per Giovanni Arnone e Tiziana Flora Lucchesi, dirigenti della Regione; cinque anni per Francesco Triolo , Salvatore Di Blasi, Giovanni Garufi, progettisti; cinque anni per Salvatore Cotone, geologo, e Giovanni Randazzo, autore della «nota geologica a supporto dei lavori di ripristino della funzionalità idraulica dei torrenti Racinazzi, Divieto e Saponara».
La pioggia torrenziale, iniziata la sera del 30 settembre 2009, si protrasse fino al mattino seguente, generando una serie di frane e smottamenti che portarono alla morte di 37 persone, tra cui donne e bambini. Intere famiglie distrutte per un evento che, pochi giorni dopo, il consiglio nazionale dei geologi giudicò «prevedibile». Nell’ambiente si adopera l’espressione «frane assassine», come rivelò il presidente del consiglio nazionale dei geologi Pietro Antonio De Paola che definì, quella di Messina, «sicuramente una tragedia annunciata».