Mentre si cercano gli autori dell'atto vandalico ai danni della statua del Salvatore, sradicata e buttata in acqua nella notte tra mercoledì e giovedì, tra alcuni portuali serpreggia il sospetto che i colpevoli non siano inglesi come riferito dal testimone oculare, ma che si tratti di un gruppo di militari di nazionalità turca, che avrebbero agito per «sfregio contro la religione cristiana»
Giallo al porto: statua del Cristo in mare «E’ blasfemia, sono stati i turchi»
E’ mistero al porto di Catania. Rimane infatti senza colpevoli l’atto vandalico ai danni della statua del Cristo Salvatore all’ingresso della struttura portuale, sradicata dalla sua base e gettata in acqua dalla banchina centrale nella notte tra mercoledì e giovedì.
E c’è chi sospetta che dietro al gesto ci sia un gruppo di Mori infedeli…
Ma andiamo con ordine.
Secondo quanto riportava il quotidiano La Sicilia ieri, l’increscioso gesto avrebbe un testimone oculare, Turi Lombardo, un pescatore di settant’anni che, intorno alle due di notte, ha visto un gruppetto di militari passaggiare sul molo. Uno di loro, barcollante, reggeva in braccio l’icona che poi sarebbe stata buttata in mare. Il pescatore, nel tentativo di fermarli, ha inseguito gli autori del gesto fino ad una nave militare ormeggiata a poca distanza, dove il gruppetto dei cinque presunti colpevoli sarebbe infine salito. Lì, il coriaceo settantenne avrebbe chiesto spiegazioni al piantone, senza però ottenere risposta. Secondo la testimonianza di Lombardo, si tratterebbe di militari appartenti all’equipaggio di un mezzo inglese. Altri pescatori, accortisi del misfatto, hanno allertato le forze dell’ordine che, nottetempo, si sono recate sul posto per gli accertamenti del caso.
La statua è stata ripescata qualche ora dopo da un altro marittimo che non ci ha pensato due volte a indossare la muta e tuffarsi nelle acque del Porto per riportare al suo posto il Salvatore.
Ed è lì che ci ha accolto ieri pomeriggio quando ci siamo recati sul posto (come testimonia la nostra foto). Alcuni operai hanno sottoposto l’icona ad un intervento di ripristino e, in attesa della visita del vescovo per una nuova benedizione, l’hanno riposizionata dov’era prima. Pericolo quindi scampato per la statua, simbolo tanto caro ai frequentatori del porto. Resta però il dubbio sui colpevoli. Essì perché secondo quanto ci raccontano al bar che si trova davanti alla banchina all’ingresso del porto, gli autori del deplorevole gesto non sarebbero dei figli d’Albione in evidente stato di ebbrezza ma un gruppo di «militari turchi», «equipaggiati in una nave grigia ormeggiata al porto». «Iddi fonu» ci dice un signore che lavora all’interno del locale, mentre indica un paio di giovani levantini che a piedi si avviano verso l’uscita della dogana. «L’hanno fatto per blasfemia, per sfregio verso la religione cristiana», dichiara sicuro.
E al porto non è il solo a pensarla così.
Intanto proseguono le indagini della polizia e delle autorità portuali per identificare gli autori del reato, ancora senza un volto, ma per cui potrebbero prospettarsi fino a due anni di carcere. «E’ un fatto increscioso, su cui sicuramente si deve fare chiarezza», commentano dalla divisione aeroportuale della Questura.