Gettonopoli, i perché dell’imputazione dei consiglieri Giudice: «Turbinio di partecipazioni a commissioni»

«Emerge una pratica dal carattere prettamente singolare, se non clientelare, in base alla quale i singoli consiglieri comunali si abbandonavano a un turbinio di partecipazioni a molte commissioni consiliari permanenti». È uno dei passaggi dell’ordinanza con la quale il giudice Nunzio Sarpietro stabilisce l’imputazione coatta per 34 consiglieri comunali e 17 segretari di commissione. I reati contestati a vario titolo sono di truffa, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. Quest’ultimo a sostituire quello, formulato in precedenza, di peculato. L’affaire Gettonopoli al Comune di Catania, dunque, va avanti, dopo essere partito da una denuncia alla stampa del Movimento 5 stelle sui gettoni di presenza percepiti per la partecipazione alle commissioni consiliari. In alcuni casi, gli eletti al senato cittadino risulterebbero presenti – contemporaneamente – a più di una commissione. Oppure avrebbero fatto registrare la propria partecipazione solo per pochi minuti, prima di andare via. Fatti per i quali, però, la procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione. Per il giudice, invece, questa decisione sarebbe «inspiegabile». Alla base delle motivazioni di Sarpietro c’è il requisito dell’«effettiva partecipazione» alle attività dell’amministrazione. Cosa che non si potrebbe ridurre alla «impalpabile e fugace presenza ai Consigli e alle commissioni». In alcuni casi, però, a giustificare l’imputazione c’è l’accusa di avere aiutato altri ad attestare falsamente la propria presenza. 

Le posizioni dei consiglieri comunali
Le accuse sono di truffa, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. «Risulta che molti consiglieri abbiano inteso privilegiare l’aspetto remunerativo della partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari permanenti piuttosto che, come dettato dalla legge e dai regolamenti, l’obbligo di operare ai fini di una efficace e valida azione propulsiva». L’obiettivo degli eletti, secondo il giudice, è «raggiungere un determinato budget di presenze», per arrivare – «indipendentemente dalla produttività voluta dalla legge» – a quel massimo di 27 gettoni di presenza pagati. Ciascuno del valore di 75 euro, che avrebbero consentito a ciascun consigliere «di percepire un ammontare di circa 1500 euro netti al mese». A cui poi andrebbero aggiunti eventuali rimborsi ai datori di lavoro per il tempo impiegato al di fuori dall’ufficio per svolgere la propria attività politica. 

«In decine di sedute – si legge nelle osservazioni del gup – molti consiglieri risultavano contemporaneamente presenti in commissioni diverse per lassi temporali rilevanti». Fatto che porterebbe a escludere «la possibilità di erronei rilevamenti di orario». Una difesa che avrebbe usato «la stragrande maggioranza» degli imputati e che non si potrebbe accogliere sia nei casi in cui si parla di «periodi lunghi» sia quando le «sedi delle sedute sono distanti l’una dall’altra». In ogni caso, puntualizza Sarpietro, gli eventuali errori sono stati tenuti in considerazione. Così dal novero dei casi contestati ai singoli consiglieri sono state eliminate le compresenze di cinque o sette minuti, almeno nel caso in cui le sedi delle commissioni fossero vicine. Ma non risultano chiari i criteri di vicinanza di una sede con un’altra: così apparirebbero distanti una commissione avvenuta in piazza Gandolfo e un’altra in piazza Duomo

Basandosi sui dati contenuti nella richiesta di archiviazione formulata dalla procura e rigettata dal gup, comunque, finiscono nello stesso calderone sia consiglieri con una sola compresenza di cinque minuti (Agatino Lanzafame ed Ersilia Saverino) sia quelli che ne hanno più di una e per tempi più lunghi (Elena Ragusa, cinque minuti per quattro volte, 15 minuti per una volta, 45 minuti per una volta; Santi Bosco, 20 minuti per una volta, 30 minuti per una volta, 35 minuti per una volta, 40 minuti per una volta; Carmelo Sofia, cinque minuti per una volta, 20 minuti per una volta, 35 minuti per una volta; e Maurizio Mirenda, 15 minuti per una volta, 25 minuti per una volta, 30 minuti per una volta, 35 minuti per una volta).

A chi osservava che il regolamento comunale non prevede alcuna durata di partecipazione, il gup risponde che «è altrettanto vero che la presenza reale ci deve essere, deve essere qualificata ed effettiva e deve essere sia pur minimamente produttiva». Ma soprattutto deve «essere annotata nel verbale di seduta». Con la conseguente «affannosa corsa contro il tempo al fine di accumulare quante più presenze possibile, anche non veridiche», in un «desolante quadro di illegalità diffusa» che includerebbe anche il «totale disprezzo» delle norme e «un’ottica clientelare illecita ai limiti dell’arroganza». 

Le posizioni di presidenti e segretari di commissione
Diversa è la posizione di quest’altra categoria di imputati. I presidenti delle commissioni sono consiglieri comunali essi stessi, mentre i segretari sono dipendenti. Il loro compito sarebbe stato quello di controllare «l’ingresso e l’uscita dei singoli partecipanti». «Siffatto controllo, però – scrive Sarpietro -, non appare esercitato adeguatamente o non era effettuato del tutto». Cosa che avrebbe comportato «una serie di anomalie veramente gravi e penalmente rilevanti» commesse dai consiglieri comunali, «con la necessaria connivenza dei segretari e dei presidenti di seduta» in quello che viene definito un «sistema clientelare». Tra i presidenti di commissione, quasi tutti – con l’unica eccezione di Niccolò Notarbartolo – sono citati anche nella loro posizione di consiglieri con diverse compresenze.

A loro vengono contestate le accuse di concorso in truffa e falso in atto pubblico, «poiché attestavano falsamente la presenza dei consiglieri comunali indagati alle sedute contestate», contribuendo a un «preciso piano truffaldino». Di cui sarebbe stato vittima il Comune di Catania che «dunque, corrispondeva gettoni di presenza cui il soggetto interessato non aveva diritto». Oltre che con «profitto ingiusto» dei consiglieri che percepivano le cifre in questione. 

Le motivazioni delle archiviazioni
Non ci sono solo archiviazioni totali, ma anche archiviazioni parziali. Almeno nei confronti di «quei consiglieri che hanno partecipato a sedute in modo simultaneo, ma per pochi minuti, così come nei confronti di quei segretari e presidenti di commissione» che apparirebbero più precisi di altri. Risulta così archiviata la posizione di Tuccio Tringale, che fa registrare una presenza simultanea per pochi minuti ma in due sedi tra loro vicinissime. Stesso discorso anche Enzo Parisi e Flavio Giuffrida (rispettivamente presidente e segretario della commissione Bilancio), finiti in mezzo all’inchiesta per via dell’attestazione di due presenze della consigliera Elisabetta Vanin. In questi casi, secondo il giudice, l’attestazione della commissione Bilancio risulta «regolare», mentre non lo sarebbe quella delle commissioni successive, che però hanno presidenti e segretari diversi. Viene archiviato anche Marcello Gasparini, segretario di commissione anche lui, che era stato indagato per via di due compresenze – una di Ludovico Balsamo e un’altra di Lanfranco Zappalà – di appena cinque minuti. Identico discorso vale per Nunzia Piazzi, segretaria anche lei, a proposito di una presenza in commissione contestata al consigliere Salvatore Giuffrida, la cui attestazione, però, sarebbe stata veritiera.

Leggi gli elenchi
I consiglieri comunali: Sebastiano Anastasi, Ludovico Balsamo, Andrea Barresi, Santi Bosco, Giuseppe Catalano, Carmelo Coppolino, Michele Failla, Rosario Gelsomino, Salvatore Giuffrida, Agatino Lanzafame, Agatino Lombardo, Antonino Manara, Erika Marco, Giovanni Marletta, Ausilia Mastrandrea, Alessandro Messina, Maurizio Mirenda, Giuseppe Musumeci, Carmelo Nicotra, Riccardo Pellegrino, Alessandro Porto, Elena Ragusa, Francesco Saglimbene, Ersilia Saverino, Carmelo Sgroi, Carmelo Sofia, Salvatore Spadaro, Massimo Tempio, Salvatore Tomarchio, Francesco Trichini, Elisabetta Vanin, Antonino Vullo e Lanfranco Zappalà.

Presidenti e segretari di commissione: Ludovico Balsamo (presidente della commissione Commercio), Michele Failla (presidente della commissione Municipalizzate), Rosario Gelsomino (presidente della commissione Urbanistica), Salvatore Giuffrida (presidente della commissione Cultura), Agatino Lombardo (presidente della commissione Personale), Erika Marco (presidente della commissione Servizi sociali), Niccolò Notarbartolo (presidente della commissione Lavori pubblici), Elena Ragusa (presidente della commissione Pace), Carmelo Sofia (presidente della commissione Trasporti), Salvatore Tomarchio (presidente della commissione Tributi) e Lanfranco Zappalà (presidente della commissione Statuto). I segretari: Piera Caruso, Vittorio Canzoneri, Daniela Catalano, Salvatore Distefano, Sebastiana Ferrara, Maria Emanuela Furnò, Giuseppa Germenia, Francesca Impellizzeri, Stefano Leone, Maria Assunta Marino, Antonio Marotta, Luigia Pettinato, Emanuela Paola Carmen Pirrone, Giuseppe Raciti, Giuseppa Rigaglia, Giuseppa Sottile e Rosalba Sottile.


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