Gettonopoli anche a Palazzo delle Aquile M5S: «Commissioni usate come bancomat»

Scoppia anche a Palazzo delle Aquile il caso gettonopoli. A puntare il dito contro il presunto abuso dei gettoni nelle commissioni a Sala delle Lapidi sono in Cinque Stelle per i quali, in alcuni casi, i consiglieri sarebbero rimasti presenti solo per alcuni minuti. «A un consigliere – affermano i deputati grillini – se bisogna prestare fede all’orario riportato nel verbale, sarebbe bastato appena un giro della lancetta grande dell’orologio per maturare il diritto di portare a casa un pesante gettone di presenza da 156 euro». Secondo i grillini nel 2013 Commissioni e Consiglio hanno elargito gettoni per 1.773.672 euro. «Più che in tutta Italia, visto che il gettone previsto per gli stakanovisti della politica cittadina è infatti il più pesante dell’intera penisola: 27 euro più di Roma, 39 più di Milano, una volta e mezzo quello di Genova».

I verbali di Palermo esaminati dal Movimento sono relativi al 2013 e presto saranno passati in rassegna anche quelli del 2014 (questi documenti non sono presenti nel sito del Comune che sta cominciando a pubblicare quelli del 2015). Non tutte le 7 commissioni permanenti hanno risposto alla richiesta di accesso agli atti fatta dai deputati regionali cinquestelle. La sesta, nonostante reiterate sollecitazioni, non ha ancora provveduto ad inviare i verbali. Parziali quelli della quinta. La quarta, dopo la richiesta della carte del Movimento, invece, è stata vittima di un incredibile furto che ha cancellato la memoria di vent’anni di attività, di cui ora non esiste nessuna traccia. Anacronisticamente scritti a penna, e quasi indecifrabili, quelli delle seconda.

«E’ stata evidente – commenta il capogruppo cinquestelle all’Ars Giorgio Ciaccio – la scarsa disponibilità a collaborare da parte di alcune commissioni. Per le modalità del furto dei ghiottissimi documenti della quarta aspettiamo notizie del sindaco Orlando, cui avevamo chiesto l’avvio di una indagine interna. Dubitiamo, comunque che abbia fatto qualcosa». I verbali (moltissimi dei quali non contengono alcun riferimento alle discussioni e si limitano appena a ratificare entrate ed uscite dei consiglieri e il semplice oggetto della seduta), raccontano di un via vai di consiglieri e di presenze lampo, anche di un solo minuto, se si deve prestare fede all’orario indicato nei resoconti con tanto di timbro e firme in calce di segretario, presidente e (in alcuni casi) vice presidente.

Ma le fulminee presenze singole e le intere sedute lampo potrebbero essere molte di più, considerato che mancano all’appello numerosi verbali e che quelli della quarta, trafugati, rimarranno per sempre un mistero. La stragrande maggioranza ha portato a casa il massimo possibile (oltre 36 mila euro lordi). Venti ci sono andati molto vicino (compensi tra i 33 e i 35 mila euro), 78.778,80 euro sono stati destinati al presidente del consiglio comunale Salvatore Orlando. Niente per il deputato regionale Roberto Clemente (in quanto pagato dall’Ars) e 9.199 a Giuseppe Milazzo, da aprile 2013 deputato all’Ars e a libro paga a palazzo dei Normanni. In tutti i casi si parla di cifre lorde.

«Il malcostume – commenta Ciaccio – è evidente. E i fatti di qualche giorno fa a Messina lo confermano. Speriamo che gli scandali che il Movimento ha fatto venire fuori un po’ in tutta la Sicilia servano da deterrente per il futuro e che si finisca per considerare le casse comunali come una sorta di bancomat. Le presenze lampo non sono un reato, di certo, però, sono un comportamento da condannare. Presenze da 10, 20 minuti non servono certo a Palermo, sicuramente servono ai consiglieri. Orlando intervenga, anticipi l’entrata in vigore della legge approvata di recente all’Ars, che sarà operativa dalla prossima legislatura, tagliando da subito l’importo del gettone di presenza. Si attivino inoltre le dirette streaming delle commissioni – conclude- cosa che noi abbiamo fatto introdurre in alcune commissioni all’Ars».


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