Gesap, le dimissioni di Dragotto e il caso Todaro Munafò: «Dentro società resistenza a cambiamento»

Dentro la Gesap c’è «una forte resistenza al cambiamento». Manlio Munafò, commissario della Provincia, non usa giri di parole. Il passo indietro di Tommaso Dragotto, nominato nel Cda della società di gestione dello scalo di Palermo proprio da Palazzo Comitini, arriva dopo settimane ad altissima tensione. Con un braccio di ferro, nemmeno troppo velato, tra il Comune e la Regione, che proprio grazie alle commissariate Provincia e Camera di commercio era riuscita a piazzare nel Cda della società tre uomini: oltre al patron della Sicily by Car, infatti, in quota Provincia è entrato anche Giorgio Di Marco, con un passato alla Seus, la società di gestione dell’emergenza urgenza 118. Due fedelissimi di Crocetta, sussurrano da Palazzo d’Orleans, mentre la Camera di commercio aveva scelto Giuseppe Todaro. Aprendo un fronte nuovo di scontro, questa volta con le associazioni di categoria. Confcommercio in testa, che per bocca della sua presidente Patrizia Di Dio aveva puntato il dito sul “metodo” che ha portato alla nomina dell’imprenditore nel Cda.

Ad alimentare le polemiche e gettare benzina sul fuoco nei giorni scorsi, però, era stato soprattutto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, richiamando l’esigenza «che tutti i membri del cda della Gesap abbiano tutti i titoli anche di onorabilità». Il riferimento del primo cittadino era a «doverosi accertamenti» dai quali emergeva che Todaro era stato condannato per «gravi reati». Parole che non erano piaciute per niente al responsabile Legalità di Confindustria Palermo, che aveva duramente replicato: «Orlando parla così perché è infastidito da ciò che ho detto sulla stampa a proposito della mala gestio della Gesap. Cose tutte verificabili».

Oggi il collegio dei sindaci ha consegnato al Cda della Gesap, fresco di nomina la sua relazione. E, proprio in riferimento alla nomina di Todaro, ha ritenuto necessario richiedere «un supplemento di istruttoria», in esito alla quale, spiegano dalla Gesap «la società adotterà le consequenziali determinazioni». Ma il vero colpo di scena nell’attesa riunione del Cda sono state le dimissioni di Dragotto. «In questi ultimi giorni, però, le infuocate diatribe che si sono accese intorno alle nomine di tutti i componenti del neoeletto consiglio – scrive nella lettera di dimissioni – mi hanno indotto a ritenere che non vi siano le condizioni per lavorare con la necessaria serenità per il rilancio e il corretto funzionamento della società e per svolgere una proficua attività, anche nell’interesse della città di Palermo e della Sicilia in generale».

Una rinuncia che amareggia Munafò, a cui l’imprenditore ha comunicato stamani la decisione. «Dragotto era dotato dell’esperienza imprenditoriale, costellata di successi, necessaria alla Gesap per superare il momento difficile che attraversa dopo l’arresto di Helg (il vicepresidente sorpreso a intascare una mazzetta di 100mila euro, ndr) – dice -. Prendo atto con amarezza della sua decisione, che arriva dopo continue polemiche». Polemiche per il commissario della Provincia «singolari», perché il patron della società di noleggio auto era dotato di «tutti i requisiti richiesti dallo Statuto». Strano anche il supplemento di “indagini” su Todaro. «Un consigliere cooptato nello scorso Cda, e quindi valido allora, su cui adesso, invece, sorgono dubbi. C’è da chiedersi come abbia funzionato sino ad ora il consiglio di amministrazione della Gesap». Per Munafò l’opposizione a Dragotto e a Todaro nasconde «una resistenza al cambiamento» e la «storia dei requisiti è una querelle che non si sa a chi giovi. È evidente che si vuole mantenere lo status quo dentro la società».

Se Dragotto ha ha presentato le proprie dimissioni, Todaro, invece, ha annunciato un’integrazione documentale, che dovrà essere esaminata entro la prossima riunione del Cda prevista per martedì prossimo. Ad oggi il Consiglio di amministrazione quindi è formato da soli tre consiglieri, giudicati in possesso dei requisiti necessari a ricoprire la carica: si tratta di Fabio Giambrone, eletto presidente pro tempore all’unanimità, e Giovanni Scalia, entrambi scelti dal Comune, e di Giorgio Di Marco, indicato dalla Provincia. Resta da capire chi prenderà il posto di Dragotto. Due le vie possibili: o lo scorrimento della graduatoria del più votato per punteggio, che assegnerebbe la poltrona a Francesco Randazzo, attuale presidente di Sispi, oppure un ripescaggio nella rosa dei nomi presentati dalla Provincia. «Stiamo cercando una soluzione – conclude Munafò -. È ovvio che serve una figura con una grande esperienza imprenditoriale». Su questo passaggio sarà un parere legale a decidere. Resta il clima rovente dentro la Gesap. E una battaglia a colpi di avvocati.


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Il commissario della Provincia non usa giri di parole. Il passo indietro del patron di Sicily by Car, arrivato dopo settimane di polemiche, è il segno della volontà di «mantenere lo status quo». Invece l'imprenditore secondo Palazzo Comitini aveva «l'esperienza imprenditoriale necessaria a rilanciare l'azienda che gestisce lo scalo di Palermo» dopo gli ultimi scandali legati all'arresto di Helg

Il commissario della Provincia non usa giri di parole. Il passo indietro del patron di Sicily by Car, arrivato dopo settimane di polemiche, è il segno della volontà di «mantenere lo status quo». Invece l'imprenditore secondo Palazzo Comitini aveva «l'esperienza imprenditoriale necessaria a rilanciare l'azienda che gestisce lo scalo di Palermo» dopo gli ultimi scandali legati all'arresto di Helg

Il commissario della Provincia non usa giri di parole. Il passo indietro del patron di Sicily by Car, arrivato dopo settimane di polemiche, è il segno della volontà di «mantenere lo status quo». Invece l'imprenditore secondo Palazzo Comitini aveva «l'esperienza imprenditoriale necessaria a rilanciare l'azienda che gestisce lo scalo di Palermo» dopo gli ultimi scandali legati all'arresto di Helg

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