Un report sugli ultimi due anni di vita dell'azienda, confiscata alla mafia, e affidatagli dal tribunale di Catania. A tracciarlo è l'amministratore giudiziario Luciano Modica. Che parla dei risultati raggiunti, nonostante le difficoltà. E «l'ostilità di una parte significativa della clientela», scrive Modica in una lettera per AddioPizzo
Geotrans, azienda da Cosa nostra ad Addiopizzo «Logo antimafia visto come un marchio d’infamia»
«Con mio grande rammarico, ho dovuto constatare l’inflessibile ostilità di una parte significativa della clientela che, negli anni precedenti alla confisca, si era avvalsa dei servizi dell’azienda». A parlare è l’amministratore giudiziario dell’azienda di autotrasporti
Geotrans, Luciano Modica. Che irrompe nel dibattito sullo stato dei beni confiscati alla mafia, indirizzando una lettera aperta all’associazione Addiopizzo, i cui adesivi campeggiano sui mezzi della società da due anni. All’interno della lettera Modica traccia un report sugli ultimi due anni di vita della ditta confiscata a Cosa nostra catanese nel 2014. Anno fino al quale la Geotrans, con oltre cinque milioni di fatturato annuo, 120 mezzi e 30 dipendenti, era una delle aziende di trasporti più grandi del Sud. All’epoca, alla Direzione investigativa antimafia di Catania sono bastati due anni di indagini patrimoniali – iniziate nel 2012 – per constatare il collegamento della Geotrans a Giuseppe Ercolano, cugino, cognato e braccio destro del boss di Cosa nostra catanese Nitto Santapaola.
La ditta risultava formalmente intestata ai figli di Ercolano,
Vincenzo e Cosima Palma. Nonostante «l’adesione a Pizzofree e la sponsorizzazione dei nostri camion con il relativo logo ci abbia consentito di liberare dal pregiudizio un’azienda che affronta il trauma del sequestro – scrive Modica -, molti, troppi continuavano a guardare l’azienda con sospetto». «Le difficoltà incontrate sono moltissime e, alcune di queste, davvero insormontabili», continua Modica. Che sottolinea come la Geotrans sia comunque riuscita a mantenere i livelli occupazionali e a ottenere la certificazione internazionale di responsabilità sociale. Un’attestazione, quest’ultima, che l’azienda catanese è la sola del settore siciliano dei trasporti a possedere. Tuttavia, nonostante gli sforzi «e nessuna inflessione verso scorciatoie di alcun tipo», sono diversi clienti che non si avvalgono più dei servizi della Geotrans.
«Molte aziende del comparto agrumicolo sembrano avere accolto l’avvento di un amministratore giudiziario come un marchio d’infamia, tagliando drasticamente le commesse e in alcuni casi azzerandole del tutto – sostiene Modica -. Per molti, mettere la loro merce nei camion sponsorizzati dal logo AddioPizzo non è un’occasione di vanto ma l’esatto contrario». Di recente, l’azienda guidata da Modica ha richiesto l’iscrizione alla più importante associazione di categoria, la Federazione italiana autotrasportatori (Fai), che a Catania ha sede alla Camera di Commercio. Una mossa utile alla Geotrans per entrare nel circuito Fai service. Ma «quest’ultima non ci ha ammessi, trincerandosi dietro fumosi report negativi sull’azienda, prelevati da misteriose banche dati. E questo nonostante Geotrans sia inserita nella cosiddetta White list antimafia della prefettura di Catania e abbia presentato un bilancio 2014 che, a parere degli istituti di credito, è molto soddisfacente», attacca Modica.
«Ma è bene chiarire che non tutti ci hanno chiuso le porte. Altri clienti hanno scelto di continuare servirsi da noi, dando fiducia al nuovo corso». Uno di questi è il vettore navale Tirrenia. «Il personale, insieme, al sottoscritto si è impegnato nella ricerca di nuova clientela e Geotrans è una realtà perfettamente sana e competitiva nel pieno rispetto delle regole», aggiunge Modica. E «se alcuni ritengono che le aziende confiscate debbano sparire dal mercato, noi insisteremo ancora di più», conclude Modica.