Gela senza acqua da sette giorni, guerra per le autobotti Ma le bollette a 500 euro. Il sindaco: «Vado in Procura»

Non si è fatto in tempo ad uscire dall’emergenza rifiuti, scatenata appena la scorsa settimana dalla chiusura
temporanea della discarica di Timpazzo, che per Gela è di nuovo tempo di crisi. 

Stavolta lo spettro è quello
consueto dell’emergenza idrica, per una città che negli ultimi trent’anni ha spesso dovuto fare i conti con le
bizze di una rete idraulica fatiscente e con bollette stratosferiche a fronte di un’acqua color ruggine che
usciva a giorni alterni dai rubinetti.
E non è un caso se proprio a Gela fu coniata, ai tempi dell’allora sindaco Crocetta , l’espressione «acqua potabile, ma non bevibile», per poter giustificare il pagamento integrale delle bollette erogate con
puntualità dalla società italo-spagnola Caltacqua

Tutto sembrava essersi risolto con l’inizio dei lavori di rifacimento di tutta la rete idrica, cominciati diversi
mesi fa e proceduti a rilento a causa dei numerosi reperti archeologici venuti alla luce durante gli scavi.
Martedì scorso invece ecco ripresentarsi l’incubo. Una rottura alla condotta di Spinasanta lascia a secco
tutta la zona che va dalla periferia est al centro storico, compreso il Lungomare
. Un guasto che in una nota
Caltaqua considera riparabile in 48 ore. Poi sabato l’ennesima rottura, sempre nello stesso tratto di
condotta e lavori che si prolungano a data da destinarsi.
In città scoppia il delirio. 

La società, per sopperire alla carenza d’acqua, mette a disposizione
due autobotti, piazzandone a sorpresa una in piena Piazza Umberto, il salotto buono della città. Il mezzo
viene preso d’assalto da cittadini armati di bidoni e recipienti di fortuna.
L’effetto è uno scenario a metà tra la grande crisi del dopoguerra e un villaggio del centro Africa, che
scatena l’indignazione dei cittadini e l’ironia sui social e, soprattutto la reazione dell’amministrazione
comunale che decide di vederci chiaro. 

Così il sindaco Lucio Greco, accompagnato dal comandante della polizia municipale Giuseppe Montana, effettua
un blitz domenicale a sorpresa al cantiere di Spinasanta, avviato per tentare di riparare la rottura delle
condotte, scoprendo la presenza di appena due operai e di un unico escavatore. Da lì la creazione di
un’unità di crisi permanente e la diffida a Caltaqua a porre immediatamente rimedio.
Intanto in città è piena emergenza, come nelle aree di crisi colpite da calamità naturali. La richiesta è
pressante e le autobotti, messe a disposizione da Caltaqua dopo la diffida del primo cittadino, vengono
prese d’assalto dalle famiglie bisognose di ristoro. 

Oggi in via Livorno, nella periferia nord della città, tutta la strada è stata interamente bloccata dai bidoni e
bacinelle
. In strada anziani, donne con bambini e disabili che hanno urlato la loro rabbia per una situazione
ormai divenuta insostenibile.
Poco distante, in via Urbino ieri sera si è sfiorata la rissa per via di un diverbio legato alla distribuzione idrica
con le autobotti supplementari. Una decina quelle operative in queste ore, messe a disposizione da
Caltaqua su richiesta del sindaco. A un certo punto, temendo che la situazione potesse degenerare, sono
stati chiamati i carabinieri.
I tecnici della società sono al lavoro per creare un bypass di circa 150 metri che consenta di
eliminare la condotta danneggiata e ripristinare il servizio entro 24/48 ore al massimo.

Il sindaco intanto annuncia azioni legali: «Sono stato nei quartieri ad aiutare materialmente la gente con i
bidoni. Cosa dobbiamo fare ancora? – si sfoga dopo un’intera giornata al cantiere e tra le strade – ho
informato la prefettura e sono pronto a recarmi in Procura. La città è in ginocchio. Chi ha deciso di consegnare il servizio ai privati – aggiunge poi, puntando il dito contro le amministrazioni
passate – ha totalmente depotenziato anche gli uffici comunali. Non abbiamo neanche contezza di come sia
organizzata, nel complesso, la rete idrica
. Stiamo scontando anni e anni di disamministrazione». 

La città, anche nei prossimi giorni, sarà costretta a elemosinare l’acqua che continua però
a pagare a peso d’oro.
Nonostante i ripetuti interventi di ammodernamento, ad oggi infatti non si è mai
arrivati alla distribuzione h24,
come promesso invece da anni. Le tariffe da versare invece sono in costante
aumento. Di recente, la Cisl territoriale ha calcolato una media di 500 euro a fronte dei 376 euro del resto
d’Italia.


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