Alla fine ne rimarrà soltanto uno. La profezia del film Highlander potrebbe essere il più ironico commento e allo stesso tempo un riassunto politico per l’amministrazione comunale di Gela. A poco più di sei mesi dalla storica vittoria del Movimento cinque stelle che ha spazzato via 20 anni di giunte di centrosinistra, il sindaco Domenico Messinese cambia tre assessori. Al rapido siluramento di Fabrizio Nardo si uniscono adesso anche Nuccio Di Paola, Ketty Damante e Pietro Lorefice. I tre erano dichiaratamente grillini, vicini al gruppo pentastellato critico rispetto all’operato della giunta, e allo storico meetup di piazza Salandra.
Una scissione nell’aria già da tempo e che si è fatta concreta proprio oggi. «Pensavano più a cosa facevano gli altri che ai propri compiti assessoriali – ha dichiarato il primo cittadino in un’affrettata conferenza stampa -. Non c’è mai stata unità. Vale anche per i consiglieri che, invece di presentare proposte e progetti per la città, si concentrano su sfoghi e giustizialismi». Dei nuovi arrivati desta sorpresa soprattutto la nomina di Eugenio Catania, legale del foro di Gela e fondatore del gruppo Facebook Gela brainstorming, punto di riferimento per la comunità gelese online. Si definisce «simpatizzante a cinquestelle, apartitico prestato alla politica». Catania va ad allargare l’elenco degli assessori che non fanno ufficialmente parte del Movimento di Grillo, già composto dal vicesindaco Simone Siciliano (assessore al Territorio, Ambiente e Sviluppo Economico), Francesco Salinitro (Urbanistica, Edilizia, Cultura e Turismo) e Fabrizio Morello (Affari generali, Affari legali, Tributi e Bilancio).
Già nei giorni scorsi Catania si era contraddistinto sui social per una difesa a spada tratta dell’operato della giunta e per una serie di proposte. Ora si occuperà di controllo del territorio, sport ed eventi. Le altre due nuove entrate sono invece Francesca Licia Abela, assessora ai Servizi sociali e all’Istruzione, e Flavio Di Francesco, al quale toccheranno i Lavori pubblici e il decoro urbano. La prima è laureata in scienze dell’amministrazione e gestisce l’azienda di famiglia, il secondo è un ingegnere informatico. Entrambi ci tengono a sottolineare il proprio status, riconosciuto dal blog di Grillo, di attivista. Il decisionismo di Messinese, però, rischia di scatenare nuove reazioni da parte del M5s regionale e nazionale. La sua scelta, come confessa lui stesso, non è stata «né condivisa né comunicata». Lui però va dritto per la sua strada. «Uno vale uno – dice, ricordando uno dei vecchi slogan pentastellati – ma uno che non fa niente vale zero. La giunta è molto più Cinquestelle di prima. Già da 20 giorni gli ex assessori non si presentavano alle riunioni di giunta, era una chimera riuscire a vederli, erano latitanti. Abbiamo perfino presentato il bilancio senza che gli stessi si presentassero in aula».
Il fastidio di Messinese per le critiche ricevute, specie quando provenivano dal fuoco amico, è cosa nota. Così come che si sia sentito sotto attacco quando è stato richiamato dai vertici regionali e nazionali a seguire la filosofia a Cinquestelle. È lui stesso a ribadirlo, quando gli vengono ricordati i frequenti scontri col meetup. «Quei venti, trenta attivisti sono un’espressione minoritaria della città. Il meetup non è un organo politico, né deve servire solo per controllare l’amministrazione. Non siamo politici e invece volevano che si seguissero i dettami del M5s». E a chi gli palesa il rischio che alla giunta possa essere tolto il simbolo pentastellato, Messinese ribadisce che è «un problema loro, il M5s è servizio per la collettività e non un partito. Non prendo ordini da Palermo, da Roma o Bruxelles. Oltre 22mila persone hanno votato Domenico Messinese, c’è da adoperarsi per la popolazione gelese».
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