La ditta dell'indotto ha inviato le lettere a pochi giorni delle festività. Mentre si progettano già nuove forme di protesta, i rappresentanti dei lavoratori ricordano che la decisione è stata presa dopo il rifiuto della mobilità. A febbraio era stato chiesto al ministero la proroga della cassa integrazione per mancanza di commesse
Gela, licenziamenti a Pasqua per 115 lavoratori Sindacati: «Da Smim un atto di provocazione»
Per 115 lavoratori dell’indotto di Gela la Pasqua si annuncia amarissima. Questa mattina i lavoratori della Smim impianti, storica ditta dell’indotto, hanno ricevuto altrettante lettere di licenziamento. La «risoluzione del rapporto di lavoro a seguito di procedura di risoluzione del personale» significa l’avvio della mobilità per le maestranze gelesi, in gran parte metalmeccanici. Alla processione che in città fa riversare sulle strade del centro storico migliaia di persone le facce più scure sono proprio le loro. Progettano già nuove eclatanti forme di protesta e allo stesso tempo sono stanchi di una lotta che li vede protagonisti da anni. Con un epilogo tracciato da tempo e finora solo rinviato. «Dire che si tratta di una scelta inopportuna, e non solo per il giorno scelto, è poco – scrivono in una nota congiunta i segretari generali di Cigl, Cisl e Uil Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania – In verità si tratta di un vero e proprio atto di provocazione nei confronti dei lavoratori, del loro sindacato che ha già detto di no alla mobilità, e della città».
Come ricorda il modello prestampato arrivato ai 115 lavoratori, il 18 marzo scorso in un incontro alla prefettura di Caltanissetta, l’azienda aveva già proposto l’avvio di quello che è l’ultimo passo prima del licenziamento, appunto la mobilità. I sindacati però avevano rigettato l’accordo. Nonostante ciò il 23 marzo da Genova (sede della Smim impianti) è partita la pratica. «Lo scorso febbraio avevamo chiesto al ministero del Lavoro un altro anno di cassa integrazione, in mancanza di commesse – dice Giovanni Cravana, responsabile amministrativo dell’impresa. Dal 2009 gestiamo ammortizzatori sociali e non lavoro». Così non c’è via d’uscita, e la mobilità diventa un percorso naturale. I confederali però non ci stanno. «Stiamo parlando di un’impresa che da ottobre 2015 deve iniziare un lavoro da milioni di euro per conto della Raffineria – scrivono. Vorremmo sapere le ragioni del mancato inizio. Stiamo parlando di un’impresa che deve erogare mesi di salario ai lavoratori ed il tfr a coloro che sono andati in pensione». Se a ciò si aggiunge che la Regione siciliana attualmente non ha erogato la cassa integrazione in deroga che da gennaio spetta ai 115 lavoratori, il quadro diventa drammatico.
Il 31 marzo era già stato prefissato un incontro presso la prefettura di Caltanissetta proprio in merito alla situazione della Smim impianti. «L’azienda non poteva aspettare quella data», dicono lavoratori e sindacati all’unisono? Cravana prova a difendersi. «Non si poteva più rinviare. Si tratta comunque di parole e non di certezze, decreti e concessioni. Paghiamo più degli altri il fatto che da sette anni andiamo avanti ad ammortizzatori sociali e che abbiamo il più alto numero di maestranze e professionalità riconosciute. Abbiamo sempre lavorato ovunque ma attualmente non c’è nessuna grossa società che investe». Per i sindacati comunque queste rimangono «provocazioni», e rivendicano lealtà anche «da parte di Eni, una delle committenti di Smim impianti». E, forse già a conoscenza del dramma dei lavoratori, anche il vescovo della diocesi di Piazza Armerina Rosario Gisana si è espresso alla conclusione della via Crucis in piazza Calvario. «La città non è unita su questo problema che invece va condiviso con tutti, non possiamo fare finta di niente – ha ammonito monsignor Gisana – Ai presidi gli operai sono stati lasciati soli. Ed anche alla messa dei mesi scorsi che si è tenuta di fronte al Comune c’erano solo un centinaio di persone».