Con un decreto interministeriale, il nostro Paese ha ratificato la compatibilità ambientale del progetto presentato dalla società Melita Trans Gas Company Ltd. Nei mesi passati aveva fatto discutere la presenza di sostanze radioattive in mare
Gasdotto Malta-Gela, arriva l’ok del governo italiano Opera utile ai bisogni energetici dell’isola dei cavalieri
Nulla osta per il gasdotto Malta-Sicilia. Risale a fine maggio la firma al decreto di compatibilità ambientale da parte dei ministri Roberto Cingolani e Dario Franceschini, titolari dei dicasteri alla Transizione ecologica e alla Cultura. Questo passaggio consentirà alla Melita Trans Gas Company Ltd di sviluppare il progetto esecutivo a cui seguiranno le gare d’appalto per affidare i lavori di realizzazione di un’opera del valore di oltre 211 milioni di euro. Il gasdotto collegherà Delimara, nella parte sudorientale dell’isola dei cavalieri, a Gela e servirà in primo luogo a favorire la capacità di approvvigionamento di gas da parte de La Valletta, con la possibilità per il momento soltanto teorica di rendere il flusso bidirezionale. Il contrasto all’isolamento di Malta dalla rete europea del gas e la sostituzione della spedizione marina di Gnl (gas naturale liquefatto) per la produzione di energia elettrica sono infatti due degli obiettivi riportati nel parere di un’ottantina di pagina prodotto dalla commissione tecnica-specialistica del ministero, che ha certificato l’assenza di particolari ripercussioni sugli ecosistemi terrestri e marini.
L’infrastruttura, che l’Ue ha fatto rientrare tra i progetti di interesse comunitario, sarà lunga 159 chilometri, di cui 151 in mare. Sulla terraferma siciliana, il gasdotto percorrerà un tragitto di sette chilometri fino a un terminale di connessione con la rete nazionale della Snam Rete Gas. Negli ultimi anni a fare discutere è stata la localizzazione dell’approdo sul suolo italiano: il tracciato che porta a Gela è stato ritenuto la migliore tra le sette possibilità immaginate, e questo nonostante l’attraversamento di siti appartenenti alle Rete Natura 2000, come la zona di protezione speciale Torre Manfria, Biviere e Piana di Gela e la zona speciale di conservazione Biviere e Macconi di Gela. «Il tracciato è stato individuato come quello più favorevole in quanto meglio combina le performance ambientali dei tracciati onshore e offshore, ritenendo che talune evidenti criticità tecnico-ambientali possano essere mitigate», si legge nel parere della Cts.
E se per la commissione del ministero il progetto non rischia di «indurre effetti significativi negativi e di comprometterne gli obiettivi di conservazione di habitat e specie», chi si era espresso negativamente era stato l’ente gestore della riserva del Biviere. Nel parere, inviato a Roma a fine inverno, si sottolineava come il territorio gelese sia già ampiamente provato da decenni di sfruttamento industriale. Rimarcando come nel tratto di mare davanti alla costa i livelli di sostanze radioattive, come gli isotopi di Uranio e Torio collegati ai passati sversamenti provenienti dalla discarica di fosfogessi, siano superiori alla norma. Il caso dei radionuclidi – su cui a fine maggio è stata presentata anche un’interrogazione alla Commissione europea da parte del parlamentare Ignazio Corrao – è riportato anche nel parere della Cts nazionale, ma non ha inciso sul giudizio finale. La società proponente, collegata al governo maltese, dovrà soltanto attenersi al rispetto di una serie di prescrizioni ambientali disposte dal ministero. Nel proprio parere, la riserva del Biviere aveva invece chiesto che – in assenza di alternative al tracciato – venissero imposte delle misure di compensazione per alleggerire l’effetto cumulativo di un’opera che andrà a sommarsi alle tante già presenti a Gela e dintorni.
«Il tratto onshore e quello offshore del gasdotto – si legge nel parere della Cts nazionale – sono rispettivamente adiacente e ricadente nel Sito di Interesse Nazionale (Sin) di Gela, istituito con la legge 426 del 1998 e avente area complessiva pari a circa 5955 ettari». Per la società proponente, e la valutazione è stata condivisa dal ministero italiano, «i potenziali effetti rispetto ai siti Natura 2000 sono da attribuire essenzialmente alla fase di cantiere, dato che in esercizio non sono identificabili ulteriori criticità rispetto ad habitat e specie». Stando al cronoprogramma pensato da Malta, il gasdotto dovrebbe entrare in funzione a partire dall’estate 2025. Guardando invece a un futuro lontano, quando l’infrastruttura potrebbe non servire più viene specificato che la parte di condotta presente a terra potrà essere dismessa, mentre nulla potrà essere fatto per quella sommersa. «Si evidenzia che un gasdotto a mare di questa estensione non risulta rimovibile», si legge nel parere.