Stop all’occupazione della succursale del Liceo Classico Garibaldi a Palermo. Proprio mentre scriviamo (sono all’incirca le 14) i ragazzi stanno sgomberando l’istituto di via Arimondi. Si caricano sulle macchine effetti personali e materassi usati per dormire in questi giorni di protesta. Da domani si torna a scuola regolarmente. Una decisione che sembra il frutto di una mediazione con la presidenza dell’istituto:
«Abbiamo avuto le rassicurazioni che aspettavamo- dice a Meridionews Federico Di Blasi, rappresentante degli studenti del Garibaldi- ovvero garanzie sull’autogestione quando lo riterremo necessario e garanzie sulla sicurezza di questo istituto». Il riferimento alla sicurezza è relativo alle carenze strutturali della scuola, dalle pareti alle scale d’emergenza.
I ragazzi parlano di un istituto al limite della vivibilità. Che, peraltro, non ha neanche una palestra.
Il tema dell’edilizia scolastica e dei tagli dei fondi destinati a questo importante capitolo della scuola pubblica, hanno dunque avuto un ruolo di primo piano in questa protesta palermitana.
Una protesta che «non finisce qua- aggiunge Federico- se, infatti, abbiamo una speranza di potere risolvere i nostri problemi interni, resta aperta la questione generale della scuola. Continueremo a manifestare contro la riforma del Governo Renzi che non garantisce nessun miglioramento per la vita degli studenti. Anzi. Si parla ancora una volta di privati e si trascura l’edilizia scolastica, mentre si pensa di fare lavorare gli studenti con forme di apprendistato del tutto gratuite».
Insomma hanno le idee chiare. E non solo sulla scuola. Ne parlano le bandiere affisse ai muri: No Muos, zona antifascista, e così via.
«Sbaglia chi pensa che non siamo informati. A scuola abbiamo avuto incontri con i rappresentanti del Movimento No Muos. Abbiamo parlato anche di No Tav e di altri casi scottanti».
I ragazzi ci sono. E sono più attenti di quello che si possa pensare. Commentano anche con determinazione la solidarietà ricevuta dall’assessore comunale, Barbara Evola: «Certo che ci fa piacere, ma ce lo doveva».
Intanto, sempre a Palermo, altri sei istituti sono in agitazione tra assemblee e occupazioni parziali: lo scientifico Basile, lo scientifico Cannizzaro, l’ex magistrale Finocchiaro Aprile e il nautico di Trabia. Per metà anche il linguistico Cassarà, l’industriale Volta e lo scientifico Benedetto Croce.
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