Gara truccata al Genio, dopo quattro anni la prima udienza Al vaglio accordo tra un dirigente e l’imprenditore vincitore

Dopo 1473 giorni dalla pubblicazione del primo articolo di MeridioNews e una sessantina in più dalla denuncia, inizia questa mattina, nell’aula 9 del tribunale di Agrigento, l’udienza preliminare sulla presunta gara d’appalto truccata che, a inizio 2018, condizionò l’affidamento di alcuni lavori di consolidamento a Caltabellotta. Imputati per il reato di turbata libertà degli incanti sono l’imprenditore Bartolo De Francisci e Duilio Alongi, allora capo del Genio civile agrigentino e oggi alla guida dell’omologo ufficio. Per i due l’accusa è di avere deciso a tavolino l’esito della gara, concordando le imprese da invitare alla procedura. Una simulazione utile a fare apparire regolare un iter che in realtà, sin dal principio, avrebbe dovuto portare all’aggiudicazione in favore dell’impresa Bdf Appalti. Fatto questo che poi è avvenuto. 

A denunciare la vicenda, settimane prima che la gara si svolgesse e ancora prima di ricevere l’invito, era stato Fabio D’Agata, titolare di Lavori Verticali, ditta del Catanese chiamata dal Genio civile, insieme a un’altra quindicina, a partecipare. L’uomo, a fine dicembre 2017, era stato avvicinato da De Francisci, ricevendo una richiesta. «In poche parole sono venuto a cercarti – dice l’amministratore di fatto della Bdf Appalti, nel corso di una conversazione registrata da D’Agata e finita tra gli atti d’indagine – perché finalmente, dopo un anno che vado appresso all’ingegnere del capo del Genio civile di Agrigento, pigliai sta cosa». 

Durante l’incontro, De Francisci spiega a D’Agata di avere ricevuto da Alongi la possibilità di stilare la lista degli invitati, con l’accortezza però di non selezionare soltanto imprese dell’hinterland. «Ad Agrigento e Favara in un’ora avrei chiuso – rivela l’imprenditore oggi imputato – Invece (Alongi, ndr) dice: “Mi devi fare una cortesia: il 50 per cento me lo devi dare di fuori. Catania, Agrigento, Palermo”». Il futuro aggiudicatario assicura che la Lavori verticali risultava tra le società di fiducia del Genio. «Ci sei, ci sei. Non venivo, se non avevo l’elenco. Mi ha detto: “Qui c’è l’elenco, sceglitene 15”», chiarisce De Francisci. Per poi, poco dopo, aggiunere che, una volta ricevuto l’invito, non sarà necessario concordare l’offerta. «Lo puoi strappare (l’invito, ndr)», dice l’imprenditore originario di Favara a D’Agata.

In seguito alla pubblicazione dell’audio in cui si sentiva la proposta di De Francisci, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Marco Falcone si dichiarò «perplesso» e annunciò un’indagine interna che ha portato al trasferimento di Alongi da Agrigento a Caltanissetta, dove qualche tempo dopo ha ottenuto anche l’incarico di commissario dell’ex Provincia. L’ingegnere, dal canto suo, si è sempre difeso dalle accuse di un coinvolgimento e nell’immediatezza dei fatti ha prima sospeso e poi revocato la procedura di gara. A rigettare ogni addebito, nel corso delle indagini, è stato anche De Francisci. I legali dell’imprenditore in una memoria difensiva affermano che l’azione dell’imprenditore sarebbe frutto di «millanteria ed eccesso di grandezza», un comportamento messo in atto solo per «preservare l’immagine del grande imprenditore dei decenni precedenti».

Una tesi che da questa mattina sarà al vaglio della gup Micaela Raimondo, chiamata a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla pm Chiara Bisso. Se processo sarà, quel che è certo è che il tribunale sarà chiamato a lavorare sodo. A pesare sull’esito del procedimento potrebbero essere, infatti, i tempi della prescrizione che per il reato di turbativa d’asta partono dai sei anni e che in genere, tenendo conto di eventuali sospensioni dei termini, si aggirano intorno ai sette anni. Il conteggio, da questo punto di vista, parte dalla presunta commissione del reato che, come detto, risale già a oltre quattro anni fa. L’anno scorso a lamentare le lungaggini investigative era stato l’imprenditore che aveva denunciato: «Così si perde fiducia nella giustizia», aveva dichiarato. 

Ad avere contribuito a rallentare l’indagine è stato anche il conflitto di competenza territoriale sollevato dalla procura di Agrigento nell’autunno del 2020. Il 28 ottobre, il procuratore Luigi Patronaggio, sulla scorta delle indagini svolte dalla guardia di finanza, decise di inviare gli atti dell’indagine alla Cassazione per stabilire se a indagare dovesse essere la procura agrigentina o quella di Catania. All’origine del quesito, per Patronaggio, c’erano due elementi: il fatto che l’incontro tra De Francisci e D’Agata si fosse svolta all’interno dell’Ikea di Catania e la valutazione del reato come tentata turbativa d’asta. La riserva è stata sciolta dalla Cassazione a maggio dell’anno scorso. «Nel caso in esame l’effettiva presentazione dell’offerta da parte dell’impresa riconducibile a De Francisci, le previe intese tra De Francisci e l’ingegner Alongi e la mancata partecipazione di D’Agata consentono, allo stato, di configurare il perfezionamento del reato», ha stabilito la Suprema corte. Con la conseguenza che, essendo l’appalto indetto dal Genio civile di Agrigento, a continuare a indagare sarebbero dovuti essere i magistrati guidati da Patronaggio.


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