Il futuro incerto dei precari della giustizia in Sicilia: domani mobilitazioni davanti ai tribunali

Sono 12mila i precari della Giustizia assunti in Italia con i fondi del Pnrr e con un contratto di lavoro in scadenza il 30 giugno 2026. In Sicilia, secondo i dati pubblicati dal ministero a dicembre 2024, i precari Pnrr della giustizia sono 1587: 619 nel distretto di Palermo, 520 in quello di Catania, 256 a Messina e 192 lavorano nel distretto di Caltanissetta. L’ultima legge di bilancio nazionale ha previsto di stabilizzare un contingente di 3000 persone tra questi lavoratori precari, mentre altri 3000 posti dovrebbero essere messi a disposizione dallo stesso ministero nel triennio 2026/29 sulla base del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), che però ha durata triennale.

Per contestare queste decisioni del governo, che escluderebbero dalla stabilizzazione circa 6000 persone, sono stati organizzati da Fp Cgil, Uil Pa e Usb PIi dei sit-in davanti ai tribunali di tutta Italia tra oggi e domani. Anche in Sicilia sono previste, per domani 1 luglio, delle assemblee sindacali davanti ai tribunali di Palermo, Catania, Ragusa e Messina. «Nello specifico, lasceremo i nostri posti di lavoro in blocco alle 10 e rientreremo alle 12», spiega a MeridioNews, Desirèe Pagano, membro Rsu della Corte d’Appello di Catania con la lista Usb. «Noi chiediamo la stabilizzazione per tutti senza distinzioni – continua Pagano – perché tutti abbiamo contribuito all’ammodernamento del sistema giudiziario e abbiamo diritto ad avere un posto di lavoro stabile».

Diverse sono le figure professionali che compongono il gruppo di precari italiani della giustizia: avvocati, dottori, tirocinanti in magistratura, segretari, assistenti. Si tratta di lavoratori assunti negli uffici per il processo (Upp) con i fondi del Pnrr sulla base di tre concorsi pubblici. Il primo concorso per addetti Upp, si è svolto nel 2021 con presa di servizio dei vincitori a febbraio del 2022 e successivi scorrimenti (lavoratori di area terza). Poi c’è stato il concorso di figure tecniche, svoltosi nell’estate del 2022 con presa di servizio dei vincitori iniziata a novembre del 2022 (lavoratori di area seconda e di area terza). Infine, il secondo concorso per addetti Upp, svoltosi nel 2024, con presa di servizio dei vincitori a giugno 2024 e successivi scorrimenti (lavoratori di area terza). Tutti i contratti previsti da questi concorsi sono a tempo determinato e tutti, a fronte di scadenze iniziali diverse, sono stati prorogati fino al 30 giugno 2026.

«L’Italia ha preso questi fondi per raggiungere degli obiettivi specifici, a prescindere dalle carenze di organico – precisa ancora Desirée Pagano – Il fine è quello di snellire la macchina della giustizia, con lo smaltimento degli arretrati e la riduzione dei tempi processuali, oltre che per la digitalizzazione dei fascicoli giudiziari. Insomma, c’erano degli step da superare per poter man mano confermare le rate successive dei fondi del Pnrr – aggiunge – con cui noi siamo stati pagati, ma il governo non si è mai preoccupato più di tanto di trovare le risorse per stabilizzare tutti». D’altronde, questo progetto del Pnrr aveva come obiettivo anche la formazione e la stabilizzazione di questo personale, in modo tale da sopperire alle carenze di organico attuali. Il ministero della Giustizia però sta procedendo anche alla presentazione di nuovi concorsi: «A breve uscirà il bando per 2800 posti in seconda area, ma non si capisce perché non si debbano stabilizzare 2800 di quelli che siamo già stati formati per svolgere tali mansioni. Quindi contestiamo una serie di scelte politiche che secondo noi non hanno senso, soprattutto alla luce della grave carenza di personale del settore», precisa ancora la sindacalista di Usb.

Inoltre, i dati emersi mostrano che con i pensionamenti dei prossimi anni e l’assenza della stabilizzazione del personale precario, il ministero si troverà a lavorare con un tasso di scopertura organica del 35 per cento, pari a circa 18mila unità di personale in meno rispetto a quanto previsto dai contratti. Pertanto, «per proseguire sulla buona strada intrapresa con il Pnrr – scrivono in una nota i sindacati promotori della mobilitazione – è necessario investire nella formazione e nella stabilizzazione del personale, garantendo contratti stabili e condizioni adeguate, evitando che quella in corso venga ricordata come un’esperienza passeggera, legata a esigenze eccezionali».


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