Tra le parti sociali in gioco nella procedura di fusione per incorporazione delle partecipate del Comune di Catania Sostare e Amt non sembra ci sia unione di intenti. Ugl e Ansal, sebbene non senza criticità, accolgono con piacere l’operazione dal valore di 17 milioni 986mila euro. Altri, come Cgil, Uil e Cisl, sembrano essere sul piede di guerra. La fusione tra l’azienda che si occupa degli stalli a pagamento, guidata dall’avvocato Luca Blasi, e quella del trasporto pubblico, è stata approvata martedì dal Consiglio comunale e a pochi giorni dall’avvio delle trattative con i sindacati il clima non è sereno. Cgil, Uil e Cisl rivendicano di essere le sigle «rappresentative dei contratti collettivi nazionali». Ma nonostante questo lamentano di «non essere mai stati coinvolti dall’amministrazione», incalza il segretario provinciale Cgil, Giacomo Rota a MeridioNews.
«La titolarità a questa contrattazione ce l’hanno solo Cgil, Cisl e Uil – aggiunge Davide Foti di Cgil – gli altri possono dire quello che vogliono». Sotto accusa anche il sindaco Salvo Pogliese. «Non è aperto al dialogo – sostiene Rota – e mantiene sempre lo stesso atteggiamento». La questione è sempre la stessa: «Nessuno ha mai convocato Filcams e Uiltucs, nessuno ha mai parlato dei profili pratici – è la posizione del sindacalista – e oggi ci ritroviamo davanti a una futura trattativa senza avere nulla nelle mani». La nuova Amts, è questo il nome della nuova società e acronimo di Azienda metropolitana trasporti e sosta, disporrà di 800 dipendenti e darà vita a un unico operatore della mobilità integrata. Sul tavolo, a pochi giorni dall’avvio della concertazione con i sindacati, ci sono le garanzie dei lavoratori. «Clausole di continuità, salvaguardia economica e organizzativa – spiega Foti -, dal trattamento retributivo alla distribuzione delle ore dei collaboratori che da Sostare passeranno in Amts». In altri termini l’armonizzazione di due contratti diversi: i contratti collettivi nazionali del settore terziario, per il momento applicati a Sostare, con quelli per il settore autoferrotranvieri applicati ad Amt.
«La verità è che noi siamo tutti part time all’82,5 per cento, diversamente da Amt che sono tutti full time», ammette Carmelo Catalano di Ugl a MeridioNews. «E questo sarà motivo di un confronto – continua Catalano – che potrà avvenire durante le trattative o subito dopo». Nel caso specifico, «bisognerebbe capire dove verranno collocati i lavoratori, se in uffici diversi con compiti diversi, ma non ci saranno interventi significativi sulle mansioni perché non essendoci un effettivo cambio di livello del lavoratore, non ci sarà alcune differenza retributiva». In mezzo c’è la posizione dei venti lavoratori che da Multiservizi sono passati in distacco temporaneo a Sostare. «Il distacco verrà mantenuto – ne è sicuro il segretario provinciale Asal Biagio Fragapane -, io sono abbastanza fiducioso, ma non sappiamo ancora tempi e modalità».
Al di là delle singole questioni che riguardano la procedura per Cgil «Amt viene da una storia di fallimenti, Sostare è una società sana economicamente – commenta Foti -, mettere insieme due società del genere suscita di sicuro qualche dubbio». Ciò che preoccupa la Cgil è il piano di impresa, ovvero il mantenimento delle garanzie promesse dallo statuto e, in qualche modo, tutelata dalle stesse norme. «Non vorrei che si creasse un ulteriore bacino per ricorrere al clientelismo – è la preoccupazione di Foti – quando ci siederemo per discutere ci sarà il fuoco».
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