Furto all’interno del bene tolto alla mafia Giardino di Scidà «Non è intimidazione. A chi ha rubato: sono cose pure vostre»

Ignoti sono entrati, dopo avere forzato la porta, nei locali del Giardino di Scidà a Catania. Il bene confiscato alla mafia diventato sede delle associazioni Siciliani Giovani e Arci Catania. Chi si è introdotto nei locali ha portato via il denaro ricavato dalle iniziative di autofinanziamento, ha svuotato il frigorifero, rovistato nella redazione de I Siciliani Giovani e sparso un po’ di cose per il giardino. «Non c’è bisogno che veniate qui a rubare perché tutto quello che trovate qua dentro è già vostro», ha commentato ai microfoni del gruppo Rmb Matteo Iannitti de I Siciliani Giovani. «Invitiamo chi ha rubato a tornare di giorno, quando troverà i volontari – hanno aggiunto gli attivisti – Siamo certi che non si tratta di un’intimidazione perché conosciamo le situazioni di disagio che ci sono in città». 

Stando a quanto ricostruito finora, chi si è introdotto nel bene confiscato sarebbe entrato dal terreno adiacente che è di proprietà della Ferrovia Circumetnea. «Da anni chiediamo la messa in sicurezza di questo spazio e la sua riqualificazione. Ma, nonostante gli incontri e le rassicurazioni – concludono i volontari – ancora non c’è stata nessuna risposta. Riqualificare questo spazio consentirebbe inoltre di facilitare l’accesso al giardino alle persone con mobilità ridotta». 

Guarda il servizio andato in onda su Sestarete TV – canale 81


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Sono stati condannati i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Finisce così il processo di primo grado con rito ordinario per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri, avvenuto all’interno della caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999. Per loro il procuratore Alessandro Crini aveva chiesto rispettivamente una condanna a 24 anni e 21 anni, […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo