Il costo del rame è di 6,82 euro al chilo, ma al mercato nero va rivenduto alla metà. La richiesta è sempre maggiore, soprattutto da paesi come l'India, la Cina, i paesi dell'Est Europa. Solo a Palermo, nel 20014, ci sono stati 27 casi. Per le società e i Comuni si tratta di un costo ingente, per questo è nato anche un osservatorio nazionale
Furti di rame in città, un business in crescita Amg: «Diecimila euro per riparare l’ultimo danno»
L’ultimo furto risale a un paio di giorni fa, in via Lanza di Scalea, nel tratto compreso tra la via Bianchini e la rotatoria del centro commerciale Conca d’Oro. Sono stati rubati circa duemila metri lineari di cavo; e altri 1.100 erano già stati rubati nello stesso tratto, ma in direzione opposta. Il furto più grosso invece risale agli inizi di dicembre, nella zona compresa tra le vie Braglia e Agesia di Siracusa, allo Zen: otto chilometri di rame tranciati e portati via. Un disagio enorme per il quartiere e un danno economico per l’azienda che fornisce il servizio elettrico.
I furti di rame in città si susseguono, il business è diventato negli ultimi anni sempre più grande. Il mercato richiede sempre più l’oro nero soprattutto in Paesi come l’India, la Cina e l’Est Europa. Facile da usare, da lavorare, da riciclare, il rame è una fonte di guadagno certa, ma dipende sempre dalle quantità. Il suo prezzo al 2014 è di 6,82 euro al chilo, ma al mercato nero va rivenduto alla metà. Dopo il furto, il rame viene portato dal rottamatore – a Palermo pare che le zone per gli affari siano quella del Tribunale e di viale Michelangelo – poi viene sciolto, vengono cancellate tracce che possano portare alla sua provenienza e il tutto viene pagato ovviamente in nero.
Secondo i dati fortiti dall’Amg – azienda del gas/illuminazione pubblica – a Meridonews, relativi a Palermo, ad oggi, nel 2014 sono stati 27 furti i furti di rame che hanno interessato gli impianti di illuminazione pubblica. Soprattutto nella zona dello Sperone (via Li Puma, via XXVII Maggio, piazza Achille Grandi, via Di Vittorio), nella zona di via Pecoraino e di via Laudicina (Brancaccio), lungo le bretelle laterali di viale Regione Sicilia (altezza via Giafar e via Messina Montagne) e nel quartiere San Filippo Neri (Zen). Lo Zen è uno dei quartiere maggiormente presi di mira, in particolare nei mesi scorsi: già tra maggio e giugno in via Senocrate di Agrigento sono stati rubati 100 metri di cavo; in via Pv 46 e Cesare Brandi 150 metri di cavo e treccia di rame; in via Cesare Brandi 400 metri di cavo; a luglio in via Braglia 500 metri lineari di cavo e treccia di rame per la messa a terra; ad agosto in via Rocky Marciano 1900 metri lineari di cavo; e a settembre in via Agesia di Siracusa 350 metri di cavo.
Tutti gli impianti interessati da furti sono stati ripristinati, ad eccezione dei casi in cui è stata rubata una quantità notevole di cavo di rame: come nel caso dell’illuminazione della bretella lato monte di viale Regione Siciliana, nel tratto tra via Giafar e via Messina Montagne, dove sono stati rubati seimila metri di cavo e nel tratto via Giafar-via Conte Federico dove sono stati rubati 2500 metri di cavo o l’impianto di viale Regione Siciliana ad angolo con via Loghicello (350 metri di cavo) e l’ultimo furto, i punti luce degli impianti della zona compresa tra le vie Alaimo, Castellotti e Rocky Marciano. Ma cosa accade quindi dopo il furto? Succede che l’azienda deve fare i conti non solo con cavi asportati, ma anche tranciati e quindi con impianti danneggiati. Il ripristino consiste nella posa di nuovi cavi al posto di quelli mancanti o resi inservibili. Laddove è possibile, la società provvede al ripristino utilizzando le scorte di magazzino, ma gli impianti cittadini utilizzano cavi di sezione diversa, quindi non sempre è possibile.
Nel caso in cui il rame mancante fosse in una quantità così ingente da dover attendere l’approvvigionamento del materiale, l’Amg interviene con lavori tampone per rimettere, se possibile, in funzione parzialmente l’impianto, anche attraverso accorgimenti tecnici. Nel caso dell’ultimo furto allo Zen è stato fatto proprio un intervento tampone in modo da ripristinare le condizioni di sicurezza nella zona, posando già alcuni tratti di cavo che Amg aveva a disposizione e ribaltando, laddove possibile, il funzionamento dei punti luce sulle porzioni di circuito riattivate. Il ripristino definitivo degli otto chilometri di cavo rubati costerà circa diecimila euro, a cui va aggiunto il costo della manodopera.
Il furto di rame è un problema che riguarda indistintamente tutta Italia e grandi società: sul sito di Telecom si scrive che, nel triennio 2010–2012, Ferrovie dello Stato ha stimato un danno pari a 30 milioni di euro, di cui 12 milioni per gli interventi di ripristino e che, nel 2013, 9.386 treni hanno rallentato la circolazione per il furto dei cavi in rame. Se si riportano questi dati alle realtà locali, ai Comuni, va da sé che i danni economici siano notevoli. Motivo per cui è nato l’Osservatorio nazionale sui furti cavi in rame, coordinato dal ministero dell’Interno a cui partecipano tutte le forze di polizia, l’agenzia delle Dogane e le aziende flagellate dai furti: Enel, Ferrovie, Telecom, Anie (Associazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche). I principali compiti dell’Osservatorio sono monitorare e valutare i furti, cogliendo eventuali collegamenti tra i furti di rame e le attività criminali nazionali e internazionali, proporre azioni di contrasto e prevenzione, promuovere apposite campagne pubblicitarie per diffondere la conoscenza del fenomeno e le conseguenze, come prevenirlo e contrastarlo, e infine promuovere interventi legislativi.