Pubblichiamo un ampio estratto dell'introduzione di "Cantautori italiani, 1973-1983" del giornalista Mario Bonanno che sarà presentato sabato a Catania: un catalogo ragionato della produzione artistica di una stagione di passioni forti. Oggi, invece, tutta un'altra musica...
Furori e poesia, piombo e vinile
Compravamo dischi. I 33, quelli grandi, di una volta. Quelli che oggi non si stampano (quasi) più. Sniffavamo dischi. Dischi nuovi: odoravano di cellophane, di vinile. Di buono. Di cose preziose. Ascoltavamo dischi. Da cima a fondo. In silenzio religioso. Una volta, e poi ancora e ancora. Mandavamo a memoria versi e strofe. Frasi di canzoni. Leggevamo Borges, magari anche Barthres perché ne aveva cantato Guccini in qualche sua canzone (“ma pensa se le canzonette me le recensisse Roland Barthres”). La nostra formazione politica passava da Marx (il Manifesto del Partito Comunista, soprattutto) ma anche dagli album di Claudio Lolli e Pierangelo Bertoli, che ci passavano i fratelli maggiori e/o i compagni di terza liceo. Compagni più grandi, compagni che avevano l’aria di saperla lunga. Sentivamo di appartenere qualcosa. A un mondo (che magari stavolta cambiava davvero).
A un movimento. L’ideale muoveva dal poster di Guevara sulla parete della cameretta e finiva con i cortei contro la Mafia e i missili a Comiso. Passando sempre e comunque dalle canzoni. Accendevi la radio e c’erano tutte: Compagno di scuola, Rimmel, Rosso colore, Musica ribelle, Burattino senza fili, moltissime altre. Vecchie e nuove. A seconda del “discorso” portato avanti (come si diceva allora) dal dj di turno. Canzoni vere. Con tanto da dire e da fare intendere a chi aveva voglia e necessità di dire e di intendere a sua volta (…)
Oggi tutta un’altra musica. Occorre farsene una ragione. Il pop (come genere) ha tracimato. La dittatura dell’effimero sul sostanziale. Della forma sul contenuto. Del cd-singolo sull’album. La qualità del brano d’autore non paga. Imperversa il nulla melodico, il rock di maniera, sbolognati per gloria e vanto tricolori. Giovanottoni tirati a lucido come manichini della Rinascente, spacciati per cantautori doc (mai locuzione fu tanto inflazionata).
Giovanottine innocue come Barbie in afasia, sdoganata per “signorine rock” (arridatece Gianna Nannini). Un reiterato oltraggio al buon gusto e al buon senso pure. Uno spreco comunicativo (milioni e milioni di potenziali ascoltatori e io a cantare cosa? Del mio cuore infranto perché lei/lui mi ha lasciato. Ma fatemi il piacere!)
Rumori di sottofondo, parentesi irrilevanti. Prodotti commerciali. Più o meno come gli shampoo o i detersivi per i piatti. Siamo fermi a Montagne verdi. A Maledetta primavera. Con l’amore sempre e comunque a farla da padrone (…) Dice: da che mondo è mondo cantare è d’amore (…). Ma c’è modo e modo di farlo. C’è quello di Se ti tagliassero a pezzetti (Bubola-De André) e quello di Solo lei mi dà (Sugarfree). (…)
La domanda chiave è: di cosa parliamo quando e se parliamo di canzoni? Di qualcosa di effimero, voluttuario (come dimostrerebbe l’Iva sui CD al 20%) o invece di qualcosa imparentato stretto con la cultura? Se è vero che “le distinzioni tra musica leggera e no sono cicatrici inferte dalla vita alla musica stessa” (Manlio Sgalambro, Teoria della canzone) è vero altrettanto che esistono un “alto” e un “basso” musicali. E lo scarto, fra loro, è dato anche (sopratutto?) dai contenuti veicolati attraverso testi e musica. Sentenze da elitario? Forse. Ma legittimate dal diritto alla difesa. Difesa dalla pochezza dei singoli usa-e-getta in circolazione. Qualunquista (si può scrivere ancora?) fare di tutta l’erba un fascio. Ipocrita sostenere che i prodotti artistici possiedano uguale dignità a prescindere dai contenuti.
Esistono canzoni intelligenti e altre che non lo sono. Esistono Viva l’Italia di De Gregori e Italia di Balsamo-Reitano. (…) Esistono Fiordaliso e Fiorella Mannoia. Ma stanno tra loro come il giorno alla notte. Razzismo culturale? Propedeutico, data l’omologazione in basso che ci avvince tutti come l’edera di nillapizziana memoria. (…)
Questo libro fotografa una stagione italiana di passioni forti. Furori e poesia, piombo e vinile. Dieci anni esatti: dal 1973 al 1983. Quando musica e parole contavano ancora qualcosa. Non un dizionario in senso stretto. Mancano, per esempio, i dischi dei proto-cantautori (da Paoli a Tenco, a Endrigo). Manca, per scelta di campo di cui mi assumo piena responsabilità, qualche “abusivo” anni Ottanta (Zucchero e Daniele in primo luogo, che cantautori non possono dirsi). Manca qualche LP fondamentale della discografia d’autore (il deandreiano La buona novella, il gucciniano Radici), soltanto perchè antecedente al periodo in esame. Manca questo e chissà quanto altro ancora: perché rimosso, ignorato, o soltanto sfuggito alla memoria di chi scrive.
Questo libro è anche – soprattutto? – un album di ricordi. I ricordi di quando la musica era non soltanto ribelle (per scomodare il miglior Finardi) ma anche cosa seria. Il fenomeno cantautorale vero e proprio, comincia con la scuola romana del Folkstudio, nei primi anni Settanta. Da lì promana in lungo e in largo per la Penisola. Prima soltanto labili (pur se meritori) approcci a una canzone diversa. Dopo, più o meno, il diluvio.
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Il saggio di Mario Bonanno (edito dal Centro Ricerca Economica e Scientifica, stampato con il contributo dell’Assessorato ai Beni culturali, Ambientali e della Pubblica istruzione della Regione Sicilia, distribuito gratuitamente facendone richiesta al Cres) sarà presentato sabato 29 novembre alle 17 presso il Laboratorio d’Arte di Via Caronda 316/318.
*Mario Bonanno (Catania, 1964) scrive su Left e dirige la rivista Musica & Parole, da lui stesso fondata. Ha lavorato in radio e televisione. Suoi articoli sono apparsi su Tutto Musica e Spettacolo, Film TV, Diario, Duel, Anna, Musica e Dischi, La Sicilia.
E’ autore dei libri: “Paolo Conte. Sotto le stelle del jazz”; “Max Gazzé”; “Francesco De Gregori. Cercando un altro Egitto”; “Angelo Branduardi. Futuro antico”; “Andrea Mirò”; “Vincenzo Spampinato. Lettere mai spedite e rime tempestose”; “Con rabbia e con amore. Dizionario dei cantautori italiani”; “Ivan Graziani. Il chitarrista” “Piper club. Storia, mito, canzoni”; “Mario Castelnuovo.Tante storie…e qualcuna va a Roma”, “Mimmo Locasciulli. Sognadoro e altre storie”