Si sono offerti di restituire quanto dovuto e di recuperare le ore saltate, senza percepire retribuzione. Almeno due degli impiegati dell'azienda stanno tentando di migliorare la propria posizione dopo l'avviso di chiusura delle indagini notificato dalla procura
Furbetti alla Sostare, undici richieste di archiviazione Lavoratori propongono risarcimento alla partecipata
Per undici indagati è arrivata una richiesta di archiviazione. Aumentano i dettagli a proposito dell’inchiesta sui furbetti del cartellino nella Sostare, la partecipata comunale che si occupa della gestione delle strisce blu per il parcheggio a pagamento nel territorio del Comune di Catania. Undici dipendenti dell’azienda – nove uomini e due donne – in aggiunta ai diciassette ai quali, nelle scorse settimane, era stato notificato un avviso di chiusura delle indagini. Salgono così a 28 i lavoratori della società finiti sotto la lente d’ingrandimento della magistratura. Per queste persone, però, il pubblico ministero ha deciso di non volere procedere. Una ipotesi è che il motivo sia da ricercare o nel ridotto numero di timbrature irregolari oppure nell’impossibilità di quantificare il danno dovuto alla presunta truffa. Secondo quanto risulta a questa testata, questi nuovi undici non sono tutti impiegati nel servizio rimozione di via Proserpina, ma lavorano anche negli uffici di via Aldebaran. Cioè la sede principale della Sostare.
In totale, il danno materiale quantificato in questo momento è di 2800 euro, per un numero di timbrature contestate che va da quattro a 42. Come spiegato da questa testata nei giorni scorsi, il profilo più rilevante tra gli indagati è quello del coordinatore del parcheggio nei pressi di piazza Lincoln. L’uomo avrebbe sfruttato quasi quotidianamente un addetto al settore pulizie per timbrare il suo cartellino. In qualche caso, si sarebbe fatto ricorso alla procedura della cosiddetta «omessa timbratura». Per intenderci: quando un dipendente dimentica il badge, si rivolge al suo coordinatore per certificare la sua presenza in servizio. In quei casi veniva indicato l’orario di servizio completo (con ingresso e uscita puntuali), sebbene accadesse che qualche impiegato si allontanasse già alle 11 anziché alle 14. Comportamenti immortalati dalle telecamere di videosorveglianza piazzate dalla procura di Catania in un periodo compreso tra la fine di novembre 2018 e i primi giorni di gennaio 2019.
Un paio dei lavoratori nei confronti dei quali è stato emesso un avviso di chiusura delle indagini sembra che si siano offerti di rimborsare la Sostare. Non solo per il danno materiale ma anche per quello morale. In altri termini: ci sono persone a cui sono state contestate ore di lavoro non svolte per un centinaio di euro. Loro hanno proposto non solo di restituire i soldi, ma di aggiungerne degli altri come risarcimento per l’immagine malconcia dell’azienda dopo questi fatti. Si sono proposti, inoltre, di recuperare le ore saltate, senza percepire retribuzione. A decidere, però, sarà il consiglio di amministrazione al completo: dopo Pasqua i dipendenti saranno sentiti dal presidente Luca Blasi e dai due consiglieri che lo affiancano. Acquisiti formalmente gli atti, poi, l’azienda valuterà anche le posizioni di quelli per i quali è stata chiesta l’archiviazione. In base a quanto emerso dalle indagini nei loro confronti, anche questi impiegati potrebbero essere oggetto di censure disciplinari.
A condurre le indagini è stata la polizia municipale, su richiesta della governance della partecipata. Sembra, infatti, che il campanello d’allarme sia scattato a seguito di alcune segnalazioni di ritardi inviate dai vigili urbani alla Sostare. Le attese di anche un’ora per ottenere la rimozione di un veicolo – parcheggiato in luoghi o in modi in cui non avrebbe dovuto esserlo – avevano spinto alcuni agenti della polizia locale a lamentarsi ufficialmente. Aspettare così tanto, però, sarebbe stato incompatibile con la dotazione di mezzi e uomini della partecipata. Com’era possibile che non ci fossero dipendenti di via Proserpina pronti a rispondere alle chiamate dei vigili? Da là gli accertamenti, sull’intera azienda. E la scoperta di un sistema truffaldino più diffuso di quanto si potesse immaginare.