Fuocoammare rappresenterà l’Italia agli Oscar Rosi: «Chi costruisce muri, costruisce prigioni»

Fuocoammare, il film di Gianfranco Rosi che ha vinto l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino, rappresenterà l’Italia agli Oscar, nella categoria film in lingua non inglese. La decisione è stata presa dall’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali). A sceglierlo è stata una commissione composta da Nicola Borrelli, direttore generale cinema del ministero dei Beni culturali; Tilde Corsi e Roberto Sessa, produttori; Osvaldo De Santis e Francesco Melzi d’Eril, distributori; Piera Detassis e Enrico Magrelli, giornalisti; il regista Paolo Sorrentino e lo scrittore Sandro Veronesi.  

«Questa candidatura va oltre il mio film – ha commentato Rosi -. In questi otto mesi il film è stato distribuito in più di 60 paesi. E mi sembra sia diventato un film di tutti. In un mondo in cui si continuano a erigere muri e barriere spero che questo film possa seguire le parole di Obama: chi costruisce dei muri costruisce una prigione per se stesso. Ringrazio la commissione per aver scelto un film documentario a rappresentare l’Italia. Ho appena scoperto che anche l’Ucraina lo ha fatto. Questo testimonia che il confine tra cinema e documentario è sempre più labile».

Un messaggio alla comunità internazionale in un momento in cui l’Europa non trova una politica comune per gestire il fenomeno migratorio. Fuocoammare racconta la vita di Lampedusa, divisa tra accoglienza dei migranti e quotidianità dei suoi abitanti. Lo fa attraverso gli occhi di un dodicenne, il vero protagonista della pellicola, Samuele Pucillo. E quelli del medico Pietro Bartolo, direttore del presidio sanitario dell’Isola e da oltre 20 anni in prima linea sul molo Favarolo nell’accoglienza dei migranti, 300mila dal 1991.

Insieme a loro altri volti conosciuti di chi abita sulla piccola Isola. Per costruire il ritratto di Lampedusa, Gianfranco Rosi è rimasto lì per un anno e mezzo. Periodo che gli ha permesso di raccontarne un volto sincero, come riconoscono gli stessi abitanti, per la prima volta contenti della ribalta nazionale avuta. «Viene fuori una Lampedusa diversa da quella mostrata in questi anni – ha spiegato a MeridioNews Giuseppe Fragapane, dj e tra i protagonisti della pellicola di Rosi – si parla d’immigrazione ma anche della nostra vita di tutti i giorni, e questo perché Gianfranco, con grandissima semplicità, ha condiviso la nostra quotidianità per un anno e mezzo».

Rosi ha ricordato un aneddoto dell’ultima premiazione a Berlino. «Meryl Streep mi disse a Berlino: “Vorrei che il tuo film arrivasse agli Oscar”. Sarebbe davvero un sogno portare a Los Angeles Pietro Bartolo, Samuele e Peppino. Il messaggio di questo film arriva forte e chiaro. Ed è necessario che io lo accompagni il più possibile nel suo viaggio, anche se i paesi in cui è stato distribuito sono più di 60 e non potrò essere presente dappertutto, ma faccio il possibile spesso al fianco del magnifico Pietro Bartolo, vero testimone di questo film. Anche in questo momento siamo a Parigi insieme». E la prossima tappa è proprio l’ America. «Il film esce il 21 ottobre dove mi dedicheranno una retrospettiva al BAM, dopo i tre festival più importanti in America (Toronto, Teluride, New York)».

Il film di Rosi è stato scelto dalla commissione di selezione tra sette pellicole iscritte per la candidatura italiana all’Oscar per il miglior film in lingua non inglese. Oltre al film di Gianfranco Rosi erano in lizza: Gli ultimi saranno gli ultimi di Massimiliano Bruno; Indivisibili di Edoardo De Angelis; Lo chiamavano Jeeg Robot, di Gabriele Mainetti; Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese; Pericle il nero di Stefano Mordini; Suburra di Stefano Sollima. La cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles domenica 26 febbraio 2017

Fuocoammare è il titolo di una vecchia canzone lampedusana. «Un pezzo che è nato durante i bombardamenti del giugno del 1943 – ha raccontato il dj – fuori dal porto di Lampedusa prese fuoco una nave militare italiana, il grande incendio illuminava di notte tutta l’isola e la gente andava gridando in giro “chi focu a mari c’è stasira“, così cominciarono a strimpellare il motivo che qui suoniamo da 70 anni». 


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