L'operazione della guardia di finanza ha riguardato un'impresa, con sede in provincia di Palermo, che riusciva a offrire prezzi molto più bassi rispetto alla concorrenza attraverso un meccanismo fraudolento. «Le testate clienti erano ignare di tutto» spiega il comandante Procaccini
Frode fiscale, sequestrati beni per 1,3 milioni di euro A società di distribuzione editoriale e finte cooperative
Cooperative esistenti solo sulla carta, è proprio il caso di dirlo. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, su disposizione del gip del Tribunale di Termini Imerese, hanno oggi dato esecuzione a un sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, immobili e quote societarie per un valore complessivo pari a oltre 1,3 milioni di euro, nei confronti di un’impresa con sede in provincia di Palermo, operante nel settore della distribuzione editoriale, e del suo legale rappresentante, indagato per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
«La società distribuiva giornali in tutta Sicilia – spiega il comandante Gianluca Procaccini -Nella pratica, anziché utilizzare personale dipendente proprio si è avvalsa di cooperative che erano state create fittiziamente. In questo modo era riuscita ad abbattere notevolmente i costi, perché così non aveva gli oneri contributivi e assistenziali. Le cooperative cioè erano esistenti solo sulla carta, per creare unicamente costi».
Le indagini, che hanno riguardato un arco temporale che va dal 2010 al 2015 e sono state coordinate dalla Procura della Repubblica termitana, si sono fondate sulle risultanze di controlli fiscali eseguiti dalle fiamme gialle nei confronti dell’azienda e di altri soggetti economici collegati, che hanno fatto emergere un circuito di frode fondato sull’emissione e sull’utilizzo di fatture false.
Più in particolare, mediante appalti privi dei requisiti di legge, la società ha finto di avvalersi dei servizi di altre imprese, che si sono rivelate prive di autonoma organizzazione. Il loro unico scopo, infatti, è stato quello di apparire come datori di lavoro di persone che hanno invece sempre operato alle dipendenze e secondo le direttive della committente. Ovviamente, queste prestazioni sono state fatturate, talvolta gonfiando anche gli importi e permettendo alla società editoriale di detrarre l’iva addebitata e ottenere quindi un consistente vantaggio fiscale.
«L’azienda ha distribuito per diverse testate che erano all’oscuro di tutto – dice ancora il comandante Procaccini – Chiaramente sceglievano questo distributore perché riusciva a offrire prezzi molto più bassi rispetto alla concorrenza, con un abbattimento dei costi che abbiamo verificato essere stato creato in maniera fraudolenta».