Il marchio dell'esposizione universale di Milano per l'organizzazione criminale sgominata dalla Polizia di Palermo si era rivelato un vero toccasana. Una delle aziende di autonoleggio fittizie usate, la Expo Cars 2015, era stata avviata proprio nel capoluogo lombardo e in due mesi aveva permesso di incassare oltre 500mila euro
Free Money, banda sfruttava traino Expo Il questore: «Anche le banche sotto attacco»
Il marchio Expo per loro si era rivelato un vero toccasana. Perché una delle aziende di autonoleggio fittizie usate dall’organizzazione sgominata oggi dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione “Free Money“, era stata avviata a Milano. Era la “Expo Cars 2015“, con la quale la banda era riuscita ad approfittare dell’esposizione universale. Senza destare sospetti e riuscendo a incassare in appena due mesi oltre 500mila euro di guadagni illeciti attraverso l’uso illegale dei Pos della ditta.
Quello delle ditte di autonoleggio fittizie era «il sistema più rapido e redditizio» individuato dall’associazione, perché come spiega il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, «consente il pagamento on line anche per somme ingenti». Così i 24 fermati oggi dalla Polizia erano riusciti a prosciugare i conti di cittadini degli Stati Uniti, del Nord Europa, ma anche di Singapore, Indonesia, Australia e Qatar. Ma a essere sotto attacco non sono solo i cittadini, ma soprattutto il sistema bancario. «È qualcosa che crea allarme specialmente al sistema creditizio – dice il questore Guido Longo – e che va arginato in modo serio, anche prendendo le contromisure sul piano proprio dell’infrastruttura telematica, affinché fatti di questo genere non si ripetano più».
Le indagini, coordinate dal pm Siro De Flammineis e avviate nel maggio del 2014, hanno fatto luce su un giro di affari complessivo di circa 3 milioni di euro. Una cifra cospicua, che, secondo gli investigatori, potrebbe aver destato anche l’interesse di Cosa nostra. «L’epicentro dell’attività era Palermo – conclude il procuratore Francesco Lo Voi -, ma risultano collegamenti nel Lazio e a Milano e alle spalle dell’organizzazione l’ombra della mafia». Gli investigatori, infatti, hanno scoperto «elementi di collegamento» tra le organizzazioni responsabili della truffa e Cosa nostra. Una delle persone arrestate è Pietro Scarpisi, tra i protagonisti del raggiro e coinvolto in indagini di mafia dagli anni 80.