L'imprenditore etneo, già l'anno scorso, aveva intrapreso una trattativa con Sigi, poi non decollata. Adesso si dice pronto a dare un contributo. «Non sarebbe serio, da parte mia, comprare da solo la società. Per questo chiamo a raccolta le altre forze», afferma
Francesco Russo Morosoli alla guida del Calcio Catania? «Invito le forze imprenditoriali a investire insieme a me»
Oggi alle 14:30 il Catania tornerà in campo al Massimino per affrontare la Virtus Francavilla, ma come accade ormai da diverso tempo a fare da cornice alle partite dei rossazzurri sono sempre le questioni societarie. Al centro dell’attenzione di tutto l’ambiente c’è soprattutto la nuova asta di vendita del club etneo, che il prossimo 4 marzo potrebbe permettere al Catania di avere un nuovo proprietario. Per molto tempo si è parlato dell’interesse dell’imprenditore catanese, Francesco Russo Morosoli, che lo scorso anno aveva dialogato con Sigi per un possibile passaggio di proprietà del Calcio Catania, alcuni mesi prima che ne fosse decretato il fallimento dal tribunale. Il suo nome è poi tornato d’attualità per un possibile progetto legato alla rinascita dei rossazzurri, in caso di ripartenza dai dilettanti, ma erano presto arrivate delle smentite sulle reali intenzioni di metterlo in pratica. Nelle ultime settimane però Russo Morosoli ha raccontato di essere stato contattato dal gruppo milanese che aveva manifestato interesse verso l’acquisto del Catania già in vista della prima asta di vendita, andata poi deserta, svelando di aver perso ogni contatto a ridosso di essa.
Da qui avrebbe preso spunto la sua idea, avanzata nei giorni scorsi, di sensibilizzare gli imprenditori interessati a unire le forze per provare ad acquistare il Catania all’asta, come ribadito stamattina attraverso un lungo comunicato: «Le mie ultime esternazioni a mezzo stampa – ha affermato Francesco Russo Morosoli – avevano un preciso obiettivo: lanciare un appello a tutti gli imprenditori entusiasti di sposare la causa del Catania insieme a me. Per la prima asta, purtroppo, solo il 7 febbraio sono stato informato della rinuncia degli investitori milanesi, profili coi quali stavamo elaborando un progetto serio e coinvolgente. Riorganizzarsi non è stato semplice e oggi di tempo ce n’è davvero poco». Morosoli ha poi fatto riferimento alla trattativa mai decollata con Sigi: «Guardando al passato solo per un momento – ha precisato – ho il rammarico che la SIGI nel luglio del 2020 (2021 in realtà, ndr) non mi abbia dato il 51 per cento. Avevo messo a budget 14 milioni di euro (solo uno in meno della cordata dei 4 imprenditori portati da Tacopina). Dopo l’indifferenza del presidente del CdA di SIGI questo budget è stato destinato ad investimenti importanti nel turismo, alle Gole dell’Alcantara e per il riammodernamento di Funivia dell’Etna».
Per Russo Morosoli la seconda asta fissata dal tribunale di Catania rappresenta, però, una nuova occasione per restituire immagine e serenità alla città: «Molti tifosi rossazzurri – ha spiegato l’imprenditore catanese – ritengono che in questo momento l’acquisto del club di via Magenta sia realizzabile con un costo irrisorio. In valore assoluto è vero, ma è il progetto sportivo quello che conta veramente. Una cosa dev’essere chiara a tutti: per l’affiliazione alla Figc ci vuole una fideiussione di 12 milioni di euro, poi bisogna completare l’attuale stagione e in seguito stanziare 6-7 milioni per la successiva. Puntando subito alla serie B. Inoltre, bisogna integrare la provvista relativa alle minus valenze e porre rimedio ai debiti sportivi pregressi. Andiamo – conclude – ben oltre i 20 milioni di euro. Ho l’imprescindibile responsabilità di salvaguardare la mia holding, ma questo non mi impedisce di esserci e fare la mia parte. Non sarebbe serio da parte mia comprare da solo il Catania. Per tale ragione chiamo a raccolta le forze produttive della città. Cerco imprenditori forti, decisi, felici di esserci».
Pronta la replica di Giovanni Ferraù a Russo Morosoli: «Resto perplesso nell’apprendere che era intenzionato ad investire ben 14 milioni di euro nel nostro amato Catania e che io, nella veste di presidente di Sigi, sarei rimasto indifferente di fronte a tale proposta. Ricordo bene l’incontro, a luglio 2020 in un piccolo bar di periferia. Mi disse che non aveva mai seguito il Catania, che non gli piaceva il calcio ma che avrebbe voluto investire 4 milioni (non 14 e neanche 40) sul Catania per ripulire la sua immagine macchiata, a suo dire, da un importante processo penale. La motivazione mi lasciò molto perplesso, declinai l’invito con il parere concorde del cda di Sigi e dei suoi professionisti. Immagino comunque che chi parla vorrà anche agire e il 4 marzo avrà la possibilità di sostenere concretamente il rilancio del Calcio Catania»