Francesco Foti in Ti sposo ma non troppo «Mi diverto anche nei ruoli da cattivo»

«Quando ho letto i commenti della critica sul mio ruolo nel film Ti sposo ma non troppo mi sono imbarazzato, talmente erano lusinghieri». Forse incredulo ma certamente soddisfatto, Francesco Foti, 48 anni, è il fratello del protagonista nella commedia romantica rivelazione di questa primavera. Nel film opera prima di Gabriele Pignotta – distribuito nei cinema di tutta Italia dalla Teodora film – l’attore catanese recita al fianco di Vanessa Incontrada, Catherine Spaak, Chiara Francini e dello stesso Pignotta, articolando con successo, grazie al suo ruolo, la sfumata comicità della pellicola. E proprio questo gli è valso il plauso degli addetti ai lavori.

Attore molto conosciuto dal grande pubblico, con un curriculum ricco di esperienze diverse, Foti è di origine catanese e ama definirsi «figlio di emigranti contromano perché – spiega divertito – mentre i meridionali salivano al Nord per lavoro, i miei genitori nordici scendevano in Sicilia». Anche se la sua vita professionale è ormai lontana da Catania, «faccio in modo che la città non mi manchi tornando almeno una volta al mese», racconta. Veejay nelle discoteche, cabarettista, speaker radiofonico, attore di teatro, cinema e televisione, Foti non ama fossilizzarsi in qualcosa e cerca sempre di mettersi in discussione. Fotografo – «anche se ormai i miei scatti riguardano le scritte sceme sui muri» – musicista, «sebbene le casse della mia batteria siano diventate utilissimi comodini», e addirittura improvvisato designer, scopre la recitazione e se ne innamora.

«Quando ero all’università, iscritto alla facoltà di Economia e commercio senza molta convinzione, ho capito che avevo bisogno di uno sfogo artistico e ho iniziato a studiare qualunque cosa avesse a che fare con questo mondo», racconta. Presto si avvicina al teatro e, abbandonati gli studi universitari a soli tre esami dalla conclusione, decide di voler recitare per mestiere. Lascia quindi amici e famiglia e si trasferisce a Milano alla volta dell’accademia d’Arte drammatica Paolo Grassi, conseguendo il diploma a fine corso e iniziando una brillante carriera.

Il mestiere di attore lo diverte molto perché «è un continuo cambiare, ricco di grandi margini di perfezionamento», racconta. E i ruoli che lo hanno visto lavorare insieme a grandi nomi del cinema, del teatro e della televisione sono tra i più svariati. «Ho prestato volto e voce a medici, avvocati, boss della mafia, amministratori, inguaribili sognatori e anche cabarettisti. Mi sono sempre speso al massimo, cercando di studiare nei minimi dettagli il personaggio». In molti casi una parte da cattivo. Ma Foti cerca sempre di sperimentare diversi modi interpretativi anche in ruoli apparentemente simili tra loro, con la volontà e quasi la necessità di «non restare bloccato nei loro caratteri».

La notorietà per lui è arrivata oltre che dai ruoli sul grande schermo – nei quali ha lavorato con registi come Giuseppe Tornatore e Roberto Faenza – anche dalla partecipazione a fiction di grande successo come Un medico in famiglia 8, Il capo dei capi, Squadra Antimafia 3, Raccontami, Sweet India. Set nei quali ha spesso avuto modo di dare prova della sua abilità nel parlare varie lingue. «Oltre al dialetto siciliano mi diverto tanto anche con il calabrese, il napoletano, il romano e il barese – racconta – E questo alla fine mi è stato utile anche nel mio lavoro».

Così come la radio e il teatro, che hanno contribuito a quel passaggio fondamentale che l’artista etneo spiega così: «Prima ero il figlio di o il fratello di che faceva le recite, mentre a un certo punto sono diventato Francesco Foti attore». La grande passione per il teatro lo ha portato anche a spettacoli in cui è sceneggiatore, regista ed unico interprete. In tour per l’Italia ha portato i suoi Venti fotici e NiuiòrcNiuiòrc, da reale one-man-show, nei quali «cerco di avvicinare l’attore al pubblico il più possibile», confessa.

Cassandra Di Giacomo

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