L'idea è di tre professionisti che hanno deciso di puntare su un oggetto fisico, fruibile, collezionabile e in tiratura limitata. «Con un like non conservi lo scatto, mentre il foglio di carta è il mezzo più antico e più concreto per fare circolare una fotografia»
Fotofoglio, la fotografia torna al di fuori dai social Autori palermitani riportano le immagini sulla carta
Un archivio cartaceo per gli amanti della fotografia, questa la ricetta di tre fotografi palermitani per strappare il medium fotografico ai social e restituirgli la giusta dignità di fruizione. Nasce così Fotofoglio, da un’idea ripresa da Angelo Cirrincione, che ha pensato di rispolverare la trovata che anni fa aveva avuto un altro fotografo palermitano coinvolgendo due colleghi: Giuseppe Gerbasi e Ulisse Polutropos. Su un grande foglio di carta da mano, ripiegato «come il bugiardino delle medicine», per usare le parole del maestro Gerbasi, si affiancano otto fotografie – ogni edizione al momento è dedicata a un singolo autore – che possono essere fruite da sole, mantenendo il foglio piegato, oppure insieme tra loro in un formato che si può osservare, toccare e anche appendere. Ed è proprio su questa vocazione sensoriale che i tre puntano. «Non è una cosa fatta per guadagnare soldi – Spiega Cirrincione – è un gesto d’amore nei confronti della fotografia. Con un like non conservi le foto, una fotografia d’autore ad alto costo non la compra nessuno. Fotofoglio è stampato su una carta uso mano, che non è come quelle comuni, ha un po’ più di fibra di legno e al tatto si sente che è più pesante e restituisce una sensazione tattile notevole. Poi se qualcuno si dovesse appassionare in particolare a una foto o a un autore può anche chiedere una stampa di buon livello».
«Il foglio di carta è il mezzo più antico e più concreto per fare circolare una fotografia» dice Polutropos, che scatta solo in analogico con pellicola in bianco e nero e della fotografia si definisce «un abusivo». Suo è il terzo numero, in cui racconta per immagini la Seoul e la Corea del Sud, mentre nelle prime due uscite sono racconti gli scatti da Costantinopoli di Cirrincione e quelli da Parigi di Gerbasi. Esiste anche un numero zero, quello, neanche a dirlo, parla di Palermo. «Le stampe e le loro confezioni – dice Gerbasi, che vanta una lunghissima carriera come fotoreporter – sono fatte tutte in materiali poco costosi, il cartone è riciclabile, rappresentano un po’ una versione in chiave fotografica del vinile. Qua l’occhio deve muoversi, deve scorrere da destra verso sinistra, ci deve impiegare alcuni secondi, cosa che quando scorriamo le fotografia sullo schermo del nostro smartphone non accade».
I numeri di Fotofoglio si possono trovare in alcune librerie cittadine (libreria Mercurio e libreria Easy reader) a un costo di 4 euro e 90 centesimi e sono già diventate oggetto di ricerca per i collezionisti. Ogni numero infatti è stato stampato con una tiratura limitata che non supera le 150 copie e non verrà ristampato. Niente foto di lavoro, però, niente cronaca, solo «proposte fotografiche che siano un ponte tra l’archivio del fotografo e la persona. E abbiano come denominatore comune la carta e il formato». E la recluta dei prossimi a cui verrà dato spazio tra le facciate di Fotofoglio è sempre in corso. «La nostra è una collezione di autori – chiosa Cirrincione – più o meno conosciuti, alcuni anche dimenticati, che intende avvicinare gli utenti alla fotografia fuori dai social».