Forza Italia in balia delle correnti: deputati Ars chiedono di sostituire Miccichè col segretario di Schifani. Che però non piace a tutti

Da qualche tempo a livello nazionale Forza Italia non sta vivendo esattamente una fase felice: costretta ad abdicare al ruolo di primo partito della coalizione, vittima di un nutrito calo di consensi e con la leadership di Silvio Berlusconi che ha visto momenti migliori quanto a presenza e potere decisionale. In questo scenario, però, spiccava la roccaforte siciliana. Un fortino forse un po’ desueto, fregiato ancora con le insegne sdrucite dell’epico 61-0 di ormai troppi anni fa, ma di certo efficace alla prova delle urne. Un fortino difficilmente valicabile dai nemici, ma poco importa, visto che al suo interno volano i coltelli. L’ultimo dispaccio, per attenersi alla cronaca, parla di una lettera congiunta dei deputati azzurri all’Assemblea regionale – incluso il presidente della Regione, Renato Schifani – in cui si chiede a Berlusconi di rimuovere una volta per tutte l’ostacolo Gianfranco Miccichè, commissario regionale in rotta di collisione con l’intero pacchetto di maggioranza e grande ostacolo per la composizione delle liste per le prossime elezioni amministrative.

Composizione impossibile, al momento, dal punto di vista dei vertici di palazzo dei Normanni e d’Orleans perché l’ex presidente dell’Assemblea regionale, in quanto appunto commissario, ha il potere di firma sulla concessione di loghi, nomi e insegne di partito. Un partito che dice di non riconoscerlo più, ma questa è solo la punta dell’iceberg. L’inizio della fine per Miccichè pare averlo scritto proprio lo stesso coordinatore quando, con un gioco di prestigio politico, sullo scadere della scorsa legislatura ha promosso la transumanza sotto la bandiera tricolore di Edy Tamajo, Roberto D’Agostino e tutto il pacchetto Sicilia Futura. Con annessa ingerenza del leader spirituale e fondatore del partito, quel Salvatore Cardinale già ministro di centrosinistra e big sponsor dell’allora ras delle preferenze Francantonio Genovese, sostituito nel ruolo di mister voto dallo stesso Tamajo, primo eletto in Regione. Una corrente in più a cui pensare, che al momento fa il paio con l’altra corrente forte, quella che raccoglie i musumeciani e che non ha problemi nel vedere Forza Italia come una costola di Fratelli d’Italia, storicamente – neanche a dirlo – invisa a Miccichè.

Intanto i deputati chiedono che al posto del commissario sia nominato Marcello Caruso, capo della segreteria del presidente Schifani. Nome che sulla carta parrebbe mettere d’accordo tutti. Ma non così ben visto fuori dai palazzi, dove fonti interne al partito si dicono scettiche sull’opportunità di dare un ruolo così importante proprio al segretario di Schifani. Ricordando anche le scarse performance di Caruso sul piano elettorale, dove si è cimentato fino a pochi mesi fa come coordinatore palermitano di Italia viva, partecipando in maniera attiva – scherzi del destino – alla rottura del patto tra Matteo Renzi e Gianfranco Miccichè, avallando la candidatura a sindaco del capoluogo di regione di Davide Faraone (poi ritirata) e definendo in una nota ufficiale quell’Edy Tamajo che ora sottoscrive la sua richiesta di incoronazione, «mister caos».

E dire che pare che Gianfranco Miccichè nelle ultime settimane, al di là dei proclami e degli scontri a mezzo stampa, abbia aperto più di una volta alla mediazione. Appelli – dicono – spazzati via dal rumore delle correnti. Perché, come spiegano sempre voci interne agli azzurri, diversi esponenti di Forza Italia spingerebbero per la pace, ma al momento a prevalere è la linea di chi ha sposato la strategia divisiva. Intanto si avvicinano le Amministrative, che potrebbero essere fonte di verdetti insindacabili anche a livello interno o segnare l’alba di una nuova apocalisse politica verso una stagione elettorale che vedrà i partiti impegnati – pare – anche nelle elezioni provinciali e nelle Europee. E le mura del fortino berlusconiano in Sicilia traballano non poco.


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