Forse saranno case d’oro

Forse saranno case d’oro. E’ il primo pensiero consultando i i dati (forniti dal Comune del capoluogo abruzzese e dalla Protezione civile) elaborati dall’Ara (associazione ricostruzione L’Aquila) per ricostruire ogni singolo capitolo di spesa del progetto “C.a.s.e.”, notando tra l’altro che i conti fatti dalla Protezione Civile sono quantomeno “in divenire“. Il Risultato? Il progetto “Case”, proposto al Governo per risolvere i problemi del dopo terremoto, costa troppo.

 

Secondo l’associazione, infatti, «i costi complessivi di costruzione ammontano a 710 milioni di euro, per una spesa media di 2.380 euro al metro quadro». Case d’oro insomma, in linea (proprio) con le aziende edili dagli slogan solidali. «A questo bisogna aggiungere il prezzo di esproprio dei terreni», dicono gli esperti dell’Ara. «La cifra, per ora, si aggira attorno ai 6.5 milioni di euro, ma a seguito di annunciati ricorsi – informano alcuni legali dell’associazione – il costo potrebbe lievitare a 130 milioni di euro».

 

«Aggregando tali dati – hanno aggiunto – si arriverebbe  a un costo di edificazione complessivo pari a 880 milioni di euro e a un prezzo di costo di 2.850 euro a metro quadro, prezzo col quale, prima del 6 aprile, si acquistava un appartamento signorile nuovo in zona non periferica».

 

Per non parlare dei costi di insediamento provvisorio dei cittadini sfollati. Il 20 settembre, secondo i dati comunicati sempre dall’Ara, si contavano 120 milioni di euro per la gestione delle tendopoli, altri 170 milioni per le strutture ricettive e altri 50 milioni riservati all’autonoma sistemazione in case private. Numeri rilevanti a cui però sarà necessario aggiungere il costo dei Map (i moduli abitativi provvisori) che inevitabilmente dovranno essere utilizzati per coprire l’intero fabbisogno abitativo delle case lesionate o crollate all’interno della Zona rossa.I conti della Protezione civile, dunque, rischiano di dover essere pesantemente rivisti, anche alla luce dell’ultima scossa 4.1, di alcuni giorni fa, che ha ritardato ulteriormente il trasferimento dei cittadini dalle tende agli alberghi; e che ha spinto per paura molte persone, che erano già rientrate nelle loro case, a cercare di nuovo rifugio nelle tendopoli. Mentre il freddo non fa sconti e avanza.

 

Stefania Oliveri

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