Formazione, verso la class action

 

Formazione professionale: sembra profilarsi l’ufficialità della class action contro la Regione siciliana, con indubbi risvolti sul futuro dell’Avviso 20. Non ha pace il bando fortemente voluto dall’asse Centorrino/Albert. A muovere la protesta dei lavoratori, l’esasperazione per un sistema formativo saltato nelle sue regole e depredato di certezze.

E’ l’amara analisi che emerge dall’esame di parecchie lettere di protesta e denuncia pervenute in redazione, negli ultimi giorni, da parte di moltissimi lavoratori e gruppi di operatori della formazione professionale. Stanchi ( i lavoratori) di assistere ad un impietoso stillicidio del comparto – quello degli Interventi Formativi (attività didattica) – che annovera oltre 7 mila dipendenti, mentre migliaia di precari vengono assunti nella Regione siciliana.

Gli operatori del settore si sentono soggiogati da una giungla di norme secondarie, accordi, protocolli, intese istituzionali che hanno prodotto solamente fame e precariato in un clima di aperta ingiustizia sociale. Nello specifico, diverse sono le questioni che si contestano a Ludovico Albert e che sono oggetto, per esempio, di un impressionante numero di ricorsi da parte dei lavoratori e di diversissimi Enti formativi.

A tal riguardo, la redazione è stata destinataria, per l’appunto, di diversissimi contributi di lavoratori ed enti formativi.

In primo luogo, secondo quanto riportato dalla nota a firma dei lavoratori, sembrerebbe che Albert abbia agito in violazione della legge in materia di obbligo della chiusura delle rendicontazioni da parte del Dipartimento Regionale della Formazione Professionale per gli anni 2010 e 2011. Questo comportamento – viene sottolineato nella nota – sarebbe in contrasto con le disposizioni imposte dalla Legge e dalla Corte dei Conti.

Infatti, le norme a tal riguardo dispongono di dover procedere alle dovute verifiche ed alle erogazioni dei saldi non oltre l’esercizio economico successivo rispetto a quello oggetto degli accertamenti finali del servizio svolto. Cosa che non è accaduta. Tutto ciò ha prodotto risvolti negativi a danno dei lavoratori degli Interventi Formativi ( attività didattica ) che in media non hanno percepito ancora le ultime due mensilità per gli anni in questione. Ciò significa che risultano creditori di almeno quattro mesi di stipendio arretrato, nei casi più gravi arrivano a sei ed oltre.

Si registra, poi, “…il fallimento dell’Azione Amministrativa..” con la disposizione della sospensione provvisoria di circa 5.000 lavoratori, che interesserà almeno il periodo da maggio 2011 a settembre 2012. Sospensione che necessita di uno stanziamento di fondi della Cassa Integrazione Guadagni in Deroga, che “secundum legem” non troverebbe applicazione agli enti di formazione, né ai suoi lavoratori. Infatti, per essi esiste un quadro normativo regionale diverso che prevede strumenti ad hoc come la cosiddetta mobilità interna ed il fondo di garanzia regionale.

Invero, precisi obblighi di legge sarebbero stati disattesi vista la mancata attivazione del fondo di garanzia regionale per l’anno 2012, il cui capitolo di spesa regionale è rimasto privo di risorse. I lavoratori, che attendono invano questi emolumenti, stanno procedendo ad adire un giudice con azioni collettive di rivendicazione del diritto (class action).

Si contesta, ancora, al dirigente generale Albert la mancata programmazione della ricollocazione del personale che resterà privo di incarico all’avvio delle attività formative 2012, ciò anche in violazione delle leggi regionali in vigore in materia. Sembrerebbe disattesa anche la Delibera di Giunta Regionale n.350 del 4 ottobre 2010 che indica il percorso per il ricollocamento del personale in esubero.

Infine non è andato giù ai lavoratori la scelta congiunta dell’assessore pro tempore Mario Centorrino e del dirigente generale Ludovico Albert di dover considerare gli enti di formazione delle aziende ex 2555 C.C. con la possibilità per essi di produrre utili. Secondo la nota dei lavoratori sarebbero soldi sottratti ai lavoratori siciliani.

Tutti questi comportamenti ed atti avrebbero, in buona sostanza, prodotto insicurezza del posto di lavoro per il futuro, incertezza sulle procedure di ricollocazione dei lavoratori della formazione professionale in esubero, mancanza di stipendi da sei a dodici mensilità, mancati versamenti dei contributi per il periodo segnalato, mancato accantonamento del TFR. Tutte questioni insorte che “de facto” hanno moltiplicato il contenzioso dei cittadini, dei lavoratori e degli enti di formazione contro la Regione Siciliana.

Un’analisi brutale quella che emerge ma che ha il pregio di affrontare “di petto” i problemi che hanno ingessato il sistema formativo siciliano.

Siamo ben lontani da un processo riformatore del sistema della formazione professionale incentrato su criteri condivisi. Cosa potrà fare questo assessore nel breve tempo a disposizione non è dato sapere. Ma se è vero il detto” il buon giorno si vede dal mattino”, qualche speranza rimane a galla in un oceano di incertezze.

 

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