Formazione, verso il ritiro dell’Avviso 20?

Pronto l’ennesimo ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) mentre il Governo regionale valuta il ritiro dell’Avviso 20. Si tratterebbe di una vera e propria ecatombe! Ma andiamo con ordine.

Intanto sull’aumento del contenzioso arriva l’ennesima ‘staffilata’ dalla provincia di Agrigento. la notizia ci arriva direttamente dal legale rappresentante di un Ente di formazione professionale già operante nella legge regionale n. 24 del 6 marzo 1976. Questa volta ad alzare la voce è un ente storico della provincia agrigentina che si è visto sottrarre il monte ore, acquisito da oltre tre anni, senza alcuna spiegazione. Il responsabile sottolinea al nostro giornale come non sia pervenuta presso la sede legale del proprio ente alcuna risposta, neanche a seguito delle osservazioni presentate.

Un atteggiamento, quello del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale, che ha lasciato attoniti e sgomenti gli stessi responsabili dell’Ente formativo in questione. LinkSicilia, da qualche tempo, tiene puntati i riflettori sul mondo della formazione professionale della Sicilia. Con l’obiettivo di fare emergere fatti poco chiari il cui impatto sull’avvio delle attività didattiche potrebbe rivelarsi devastante.

Nello specifico, appare veramente “spinto”, per usare una battuta sentita da più parti in questi giorni, l’atteggiamento del dirigente generale del settore. Proviamo a dare qualche ipotesi di risposta in un momento di particolare involuzione, a tutti coloro che, come il presidente dell’ente di formazione della provincia di Agrigento, si ritrovano “gettati sul lastrico” da una decisione di estromissione dalla graduatoria definitiva senza un perché.

Intanto, non si comprendono i continui decreti emessi dal dirigente generale che modificano o, addirittura, introducono nuovi requisiti in deroga a quanto previsto dall’Avviso 20. Qualcuno si è chiesto se tutto ciò è possibile? Ma davvero non ci sono limiti all’azione amministrativa “uguale e contraria” di Ludovico Albert? E’ sufficiente mettere a confronto i decreti emessi nel mese di giugno: quello del 14 e quello del 28 per rendersi conto dell’incoerenza amministrativa.

Con quello del 14 il dirigente generale ha introdotto, “in deroga a quanto previsto dall’Avviso 20”, nuove scadenze per lo start-up (avvio) delle attività corsuali e non solo quelle. Con il decreto del 28 lo stesso dirigente ha cancellato il riferimento ad una data di avvio delle attività didattiche, nel senso che adesso non si conosce neanche la data di avvio.

Sotto osservazione anche la logica della cosiddetta “premialità”, fortemente voluta dallo stesso Albert. In pratica, nella “formulazione del progetto esecutivo” (scadenza del 3 agosto) è assegnato un punteggio in più per gli enti che rispetteranno determinati requisiti. Tra questi ne spiccano due: quello riguardante la “percentuale del personale a tempo indeterminato in organico al 30 giugno 2011 sul personale totale proposto per l’attuazione delle attività” (indicatore premiale 1,5) e quello riferito all’impegno “in caso di nuove assunzioni per la realizzazione dell’offerta formativa di cui all’Avviso 20, ad ampliare l’organico attingendo dall”Elenco regionale ad esaurimento degli operatori della formazione professionale” (indicatore premiale 2,6).

Dove starebbe il problema? Sicuramente questi cambiamenti in corso d’opera (un tempo impensabili), cioè successivi all’approvazione delle graduatorie, finiscono con il sovvertire ogni cosa. Ma poi, come ci si può riferire al personale in organico al 30 giugno 2011 quando la delibera di giunta n.350 del 4 ottobre 2010 e le successive delibere di giunta emanate dall’attuale Governo regionale hanno posto il blocco all’entrata di nuovi lavoratori nel settore della formazione professionale al 31 dicembre 2008? Chi ha ragione a questo punto: il dirigente super pagato assunto dal Governo regionale con contratto da 250 mila euro l’anno più i benefit o Raffaele Lombardo che, in qualità di presidente della Regione siciliana, quei provvedimenti li ha firmati?

E chiaro che in tutto questo qualcuno si diverte alle spalle della Sicilia, delle famiglie dei circa 40 mila allievi e degli otto mila lavoratori del settore della formazione professionale. Quali siano gli interessi questo non è dato sapere. Resta il fatto che qualcosa non va per il verso giusto.

Per completare il ragionamento, l’altra premialità è agganciata al funzionamento dell’Elenco ad esaurimento degli operatori della formazione professionale (indicatore 2,6). Cioè prima di stipulare contratti a prestazione con soggetti esterni, gli enti formativi – ai fini della premialità – hanno assunto l’impegno di utilizzare personale iscritto nell’elenco ad esaurimento.

Intanto l’Elenco ancora non è stato adottato con provvedimento dirigenziale e poi che senso ha il termine ad esaurimento se, di fatto, il dirigente generale del settore, Ludovico Albert, ha sanato assunzioni di nuovi lavoratori tra l’1 gennaio 2009 ed il 30 giugno 2011? E meno male che la riforma avrebbe qualificato la spesa nel settore della formazione professionale, cancellato ogni forma di clientelismo, restituito regole certe al sistema, qualificato l’offerta formativa collegandola strettamente alla domanda e fatto risparmiare denaro ai siciliani. Non un solo di questi propositi si è trasformato in atto politico-amministrativo da parte del governo regionale.

Ci chiediamo e chiediamo: fino a quando non sarà reso pubblico l’Elenco ad esaurimento del personale della formazione professionale e non saranno trasferite agli uffici periferici le procedure per l’utilizzo e lo scorrimento dello stesso personale, come sarà possibile rispettare e fare rispettare questo criterio?

Diversi enti formativi pare stiano cercando di accelerare l’avvio delle attività, anche a proprio rischio, al precipuo fine di aggirare alcuni indicatori ed utilizzare personale a prestazione (amici e parenti), atteso che l’Elenco ad esaurimento non è in atto in funzione.

C’è anche un problema che riguarda gli Enti storici della formazione professionale. A questi ultimi è stato posto il divieto di effettuare nuove assunzioni: divieto che non vale per le società di capitali nate qualche giorno prima della scadenza dell’Avviso 20 ed oggi utilmente inserite in graduatoria con un popò di dotazione finanziaria.

A questo punto, per i titolari di molti Enti non resta che il Tar. Soprattutto per quelli rimasti fuori senza se e senza ma. E, magari, la class action per i lavoratori che si ritrovano con un settore ulteriormente ingrassato di denaro, ma senza stipendio e lavoro.

Tra polemiche e veleni circola con sempre più insistenza l’ipotesi già accennata all’inizio: ovvero la possibilità che l’Avviso 20 venga ritirato per riformularne uno nuovo. Vero? Falso? E’ quello che vedremo nei prossimi giorni.

Sopra, foto logo Tar tratto da fons.pa.cnr.it

 

Giuseppe Messina

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