Formazione/ Scuderi (Asef): con Uslal ritorno all’autoreferenzialita’ del settore

SI ACCENDE LA POLEMICA TRA ENTI E SINDACATI. AL GOVERNO INTERESSA MANTENERE I RIFLETTORI SUL SETTORE. PERCHE’?

E’ polemica tra l’associazione degli enti formativi Asef ed il sindacato Uslal. Non calano giu’ al presidente della citata associazione, Benedetto Scuderi, le recenti affermazioni, pubblicate sul nostro giornale, dal segretario regionale dell’ Uslal Scuola e Formazione professionale, Antonino Spallino a proposito del ruolo e delle responsabilita’ degli enti formativi nei riguardi del dramma dei lavoratori della Formazione professionale, costretti alla poverta’ da un sisteam saltato nei suoi equilibri.

Scuderi punto per punto alla posizione espressa da Spallino. Per Scuderi, per esempio, un ritorno all’autoreferenzialita del settore della Formazione professionale con situazioni organizzative che guardino esclusivamente al concetto di salvaguardia dei livelli occupazionali, significa negare ai siciliani la possibilità di fruire di un sistema formativo avanzato che possa proiettarsi verso qualificazioni e specializzazioni utili a fornire una prospettiva di occupazione per i giovani e meno giovani.

Contestata dal presidente dell’Asef la delegittimazione di quegli enti formativi che operano con correttezza e professionalita’ da anni. Atteggiamento che alimenta sentimenti di odio che non aiutano alla ricerca di un nuovo equilibrio nel settore che va, semmai, purificato dall’illegalita’ diffusa.

“Leggo e mi meraviglio delle dichiarazioni e richieste formulate dal segretario generale dell’Uslal – dice Scuderi – che non penso di conoscere personalmente ma che mi auguro di poter incontrare per un franco dibattito sui temi da lui proposti e sulle soluzioni avanzate”.

“Uno dei problemi che ci affligge – aggiunge – è dato al fatto che la tuttologia opera in assoluta libertà. Infatti ognuno di noi si sente, in perfetta buona fede, portatore di saperi di vario genere e, pertanto, autorizzato a disquisire su tutti gli argomenti con acutezza e padronanza indiscutibile”.

“Nonostante provenga da modestissime esperienze aziendali – dice ancora Scuderi – dove mi è stato concesso di ricoprire indegnamente posizioni attinenti la gestione delle risorse umane, la complessa vicenda che sta attraversando il sistema formativo regionale mi ha indotto a pensare di essere abbastanza inadeguato nel confronto con coloro che in questo ambito operano da più’ tempo. Pur tuttavia non mi sottraggo dal confronto con l’Uslal su alcune specificità del settore in discussione”.

Il ragionamento di Scuderi si allarga agli esempi di buone prassi nel settore della Formazione professionale esistenti altrove.

“Guardando ai Paesi anglosassoni ed alla loro strutturazione del circuito Scuola-Università-Formazione-Impresa – afferma il presidente dell’Asef – non è difficile osservare come il primo problema che si pongono riguardi la flessibilità organizzativa del sistema generale, cioè al come rispondere in modo adeguato alla esigenza dell’utenza correlandola strettamente non solo al mercato del lavoro locale ma a quello del sistema globale”.

“Per meglio chiarire il concetto – precisa – basti pensare ai preparatissimi ingegneri che formano le università indiane, ai laureati giapponesi che lavorano in tutte le fabbriche del mondo, agli inglesi, ai cinesi ed a tanti altri che svolgono le loro attività e di come questo sia in gran parte dovuto all’adozione di sistemi d’Istruzione integrati fortemente interdipendenti e funzionali all’obbiettivo di rendere un servizio alla collettività”.

Ed è questo il punto critico su cui si “scontrano”, secondo Scuderi, le due culture presenti nel nostro Sistema formativo.

“Certamente la salvaguardia dei livelli occupazionali è uno degli aspetti cui dare la dovuta importanza – sottolinea Scuderi – sia perché esistono professionalità di alto livello sicuramente impiegabili e sia per contribuire a rasserenare il clima di forte attrito che si è venuto a creare a causa dei forti disagi provocati dai consueti ritardi dell’Amministrazione”.

Emerge con chiarezza, dalle parole di Scuderi il caos organizzativo in cui e’ piombata l’amministrazione regionale negli ultimi anni. In questo periodo di tempo si sono acuite le storture e la contrapposizioni tra enti e lavoratori. Cosa, questa, che non fa bene al sistema formativo nel suo complesso.

Infatti, ricorda il presidente dell’Asef,, come gli Enti di formazione siano stati indicati ora quali enti strumentali ed a seguire Enti privati ed altro ancora. “In realtà a partire dall’Avviso 20/2011 e con il definanziamento della legge n.24 del 6 marzo 1976 – dice sempre Scuderi – per il quale le responsabilità sono facilmente individuabili, gli enti hanno operato nell’ambito del Fondo sociale europeo (Fse). Oggi gli Enti si apprestano ad operare, quando saranno notificati i decreti di finanziamento, nell’ambito di un finanziamento nazionale reso complicato dall’amministrazione regionale”.

La considerazione si allarga all’ambito giuridico in cui si trovano a gestire l’attivita’ formativa. “Se risponde a verità che gli Enti fruiscono di un finanziamento pubblico – dice il presidente dell’Asef – è altrettanto vero, ed incontrovertibile, che sono dei soggetti privati che operano per rendere un servizio alla collettività”.

E’ della qualità del servizio che, secondo Scuderi, bisogna parlare: qualità che deve, ove possibile, soddisfare anche esigenze che attengono ad un inesistente sistema di protezione sociale che avrebbe dovuto essere pensato e reso agibile in tempo utile.

E’ duro per il giudizio espresso sui tanti operatori che a vario titolo hanno svolto e svolgono un ruolo non sempre pertinente. “Mi rammarico del fatto che il mondo della formazione professionale – dice ancora Scuderi – e mi riferisco in maggior misura a coloro che vi operano da molto tempo, sia oggi strapieno di ‘verginelle’ che si ergono a giudici di quanti insieme a loro hanno spesso contribuito alla creazione dell’attuale stato di disagio”.

E’ lo stesso responsabile dell’Asef a porsi alcune domande desunte dall’azione degli investigatori e dalle notizie di stampa, che riportiamo.

E’ verosimile che alcuni dipendenti di enti non prestassero la dovuta attività pur essendo regolarmente assunti? E se ciò rispondesse a verità, è possibile che nessuno dei colleghi se ne sia accorto? Ed ancora: è accettabile che situazioni di illegalità siano state sopportate e praticamente condivise dai più?

“Come si puo’ notare – afferma il presidente dell’Asef – vi è una innegabile connivenza nell’accettazione della, sembrerebbe, diffusa illegalità che ha permeato il settore. Gridare allo scandalo perché un soggetto privato ha assunto familiari è una grande e temeraria ipocrisia, perché desidererei sapere quale selezione hanno superato gli operatori della formazione professionale, visto che molti di loro, all’atto dell’assunzione, non possedevano né titoli, né esperienze professionali per ricoprire i ruoli che gli sono stati assegnati”.

“Penso, invece – aggiunge – che procedere nella delegittimazione degli altri dimenticando tutto il resto non farà altro che contribuire all’abbattimento del sistema senza che ve ne sia uno che si possa rendere agibile nell’immediato. Contribuire ad alimentare sentimenti di odio nei confronti dei gestori degli enti di formazione è un boomerang che si ripercuoterà verso i detrattori. Altra cosa più utile sarebbe quella di recarsi in Procura e denunciare le situazioni di cui si è a conoscenza, questa condotta rappresenterebbe una condotta civile e socialmente utile. Fatti chiari, e non inutili parole gridate al vento, accompagnati da coraggiosi esempi di circostanziata denuncia”.

Poi l’affondo finale: “Mentre si straparla di formazione, nella sanità ed in altri settori dell’economia pubblica si annidano zone grigie che non hanno la stessa enfasi verso l’opinione pubblica”.

Al Governo regionale sembra convenga mantenere i riflettori accesi sul settore della Formazione professionale. A chi giova?


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