Formazione, rimane incerto il futuro dello Ial Sicilia

Rigettata dai giudici della terza sezione del Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Sicilia l’istanza di sospensione del provvedimento di revoca dell’accreditamento emanato dalla Regione siciliana nei confronti dell’ente di formazione Ial Sicilia.

Alla magistratura amministrativa si era rivolta la proprietà dello Ial Sicilia dopo la decisione, apparsa più politica che amministrativa, dell’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale, di dichiarare non credibile l’Ente in questione. Uno dei presupposti che comporta la revoca dell’accreditamento, secondo quanto previsto dal decreto assessoriale n.1037 del 2006, è l’accertata posizione debitoria nei confronti dell’amministrazione regionale contestata e non oggetto di controdeduzioni.

La storia inizia a fine marzo di quest’anno, con le presunte irregolarità riscontrate dagli ispettori regionali nella gestione dell’Ente, che avevano indotto il Governo ad adottare la linea dura.

Ci chiediamo: le retribuzioni non pagate per effetto del mancato ricevimento del finanziamento corrispondente da parte dell’assessorato regionale alla Formazione, rientrano in questa casistica? Come può un Ente senza finalità di lucro ovviare al pagamento degli stipendi senza avere ricevuto il finanziamento?

Più di un dubbio rimane. Anche alla luce di quanto si accingerebbe ad introdurre il dipartimento regionale della Formazione professionale in tema di snellimento delle procedure amministrative. Infatti, la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del dipartimento Formazione professionale, ha già emanato il primo decreto che tratterrebbe un importo pari al versamento diretto all’Inps, ai fini esclusivamente contributivi, sostituendosi all’Ente inadempiente.

Risulta chiaro che deve esserci un nesso tra l’inadempienza dell’Ente formativo e il mancato ricevimento del finanziamento per l’attività formativa effettivamente erogata. La previsione normativa è quella contenuta nell’articolo 4 comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica n.207 del 5 ottobre 2010, per come disciplinato dalla Circolare n. 54 del 13 aprile 2012 emanata dalla sede centrale dell’Inps.

Per essere più chiari, la citata norma dispone che, in presenza di Durc irregolare, il responsabile del procedimento trattenga, dai pagamenti da effettuare in favore dell’Ente formativo l’importo corrispondente alla inadempienza accertata nel Durc.

Il Governo regionale, poi, si appresterebbe a sottoscrivere, con le associazioni degli Enti formativi, un protocollo d’intesa per introdurre il servizio di cassa finalizzato a snellire la burocrazia che ha rallentato il pagamento delle retribuzioni in favore dei lavoratori del settore. Stante alle indiscrezioni, gli Enti si assumerebbero la responsabilità su eventuali irregolarità amministrative, sollevando dirigenti e funzionari regionali da ogni responsabilità, se non a rendiconto concluso.

A questo punto viene spontaneo chiedersi se la scelta dell’assessore regionale al ramo, Nelli Scilabra, di revocare l’accreditamento all’Ente formativo – il più importante per finanziamento e numero di occupati della Sicilia – non appaia frettolosa. Sono trascorsi meno di due mesi tra la decisione di chiudere lo IalnSicilia e quella di introdurre aggiustamenti importanti come la sostituzione dell’amministrazione regionale nel pagamento dei contributi all’Inps per la regolarizzazione del Durc.

La contestazione della Regione allo Ial Sicilia atterrebbe al mancato pagamento delle retribuzioni al proprio personale in presenza del finanziamento erogato dall’amministrazione regionale.

L’Ente sostiene che non è così. La storia, a noi, sembra più come una resa dei conti tra fazioni dentro il Partito democratico siciliano, comprendendo anche i fuoriusciti confluiti nel movimento “Il Megafono”.

Dall’Ente hanno più volte fatto sapere che, attraverso la documentazione prodotta, sarebbe emersa la correttezza della gestione finanziaria. Che si tratti di addebito strumentale che celerebbe altri propositi? Non è facile a dirsi.

Intanto il Tar ha respinto, come dicevamo, la richiesta di sospensiva. Qualcuno ha scritto, nelle scorse ore, che si tratterebbe della prima vittoria della Regione. Non pare proprio così. L’aver ottenuto l’autorizzazione alla prosecuzione, ha posto lo Ial Sicilia nelle condizioni di proseguire le attività fino alla scadenza naturale degli avvisi, potendo evadere tutte le obbligazioni assunte.

Non dimentichiamo, poi, che l’attività di rendicontazione continua ad essere lenta e farraginosa. Prima di revocare l’accreditamento allo Ial Sicilia, il servizio che si occupa dei rendiconti ha provveduto a chiudere tutte le note di revisione anno per anno? Se cosi non fosse, qualche dubbio, l’intera procedura di revoca dell’accreditamento, e qualche perplessità la lascerebbe. A meno che non si tratti di un buco di decine di milioni di euro non colmabili con la chiusura dei precedenti rendiconti.

Resta il fatto che i lavoratori dello Ial, anello debole del sistema, dovrebbero trovare tutela nella mobilità, secondo quanto previsto dalla Circolare n.10/1994 che prevede la garanzia occupazionale. Cosa succederà? Non è facile a dirsi. Attendiamo.

 


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