Formazione/ La storia di 65 lavoratori, dipendenti Ipf, dimenticati da tutti

SONO PERSONE CHE LE AUTORITA’ FANNO FINTA DI NON VEDERE. ADESSO HANNO SCRITTO UNA LETTERA AL GOVERNO DELLA REGIONE. DOVE DICONO CHE…

Nell’edificio dei paradossi della Formazione professionale in Sicilia, costruito dal Governo regionale del presidente Rosario Crocetta, con l’azione sterile, inefficace e inconcludente, restano ingabbiati i 65 lavoratori della Cooperativa Insieme per il futuro. Personale che ha avuto la disgrazia di essere titolare di un rapporto di lavoro con un ente formativo che dall’aprile del 2012, in seguito all’esclusione dal finanziamento dell’Avviso 20/2011, e’ scomparso dalla scena della Formazione professionale siciliana.

In una lettera trasmessa alla nostra redazione i lavoratori, aderenti al sindacato autonomo Cobas, hanno denunciato il totale stato di abbandono delle istituzioni che non hanno ancora fornito una soluzione al dramma sociale della condizione di sospensione e del diritto alla tutela del lavoro.

I lavoratori di Ipf si sentono, si legge nella citata lettera, “naufraghi nel mare delle incertezze insieme a tanti altri dimenticati, colpevoli di avere creduto nel loro lavoro, nel futuro dignitoso e meritato di chi vuole solo lavorare, vittime che pagano pesantemente le colpe altrui”.

Lanciano precise accuse, i 65 dipendenti del citato ente formativo. Riportiamo un passo della nota.

“Sia le istituzioni, che gli enti preposti, ma anche i mezzi di stampa, ci hanno dimenticato. Ma è una dimenticanza? O piuttosto un non voler sapere, un tenere le orecchie chiuse di fronte ad altri lavoratori che vorrebbero ma non possono esprimere la loro voce? Che si aggiungerebbero alle migliaia di lavoratori in cerca di dignità sociale e lavorativa? Esistono davvero lavoratori di serie A e altri di serie B?”.

“In questi due anni abbiamo sentito parlare di tutti e di tutto, ma di noi nessuna parola. L’ente ci rimanda alle istituzioni, le istituzioni ci rimandano all’ente, il Servizio Centro per l’impiego non ci conosce, niente Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), niente liste di mobilità, niente licenziamenti. Niente che ci possa dare una identità. Sospesi nel limbo dei non so, non sapevo, non saprò, vedremo di fare. In mezzo a proclami e molte promesse è giunta l’ora di dare voce alla nostra storia”.

E’ chiaro l’intento dei dipendenti dell’Ipf che hanno preso carta e penna, come dicevamo, e scritto al presidente della Regione, Rosario Crocetta, all’assessore al ramo, Nelli Scilabra, e all’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, e cioe’ quello di lottare, insieme agli altri lavoratori della Formazione professionale,oggi sospesi e senza futuro. Una forma di lotta democratica per difendere il diritto al lavoro, l’applicazione del Contratto collettivo di lavoro di categoria (Ccnl), il rapporto di lavoro a tempo indeterminato come previsto dalle leggi regionali in vigore.

Ma anche la puntuale e corretta erogazione delle retribuzioni oltre alla garanzia della ripresa dell’erogazione dell’attivita’ formativa per non mortificare le aspettative dei giovani siciliani che vedono nella Formazione professionale uno strumento di crescita culturale e sociale.

Nella lettera aperta i lavoratori evidenziano con rabbia il silenzio del Governo regionale che non si e’ fatto carico prontamente del loro problema.

“Esistiamo anche noi”, scrivono, tracciando brevemente la storia dell’ente. Riportiamo il passaggio sull’argomento.

“Noi nasciamo nel 2002 come Ecoform-Cisal, ente di formazione presente in Sicilia con 7 sedi provinciali. Nel 2006 le sedi di Ragusa ed Enna vengono chiuse e i lavoratori, seppur in mobilità, vengono ricollocati presso altri enti, protetti lavorativamente dal Ccnl di categoria e dalla Legge n.24 del 6 marzo 1976. Stessa sorte per i lavoratori di Caltanissetta. Nell’aprile del 2010 tutti i lavoratori transitano all’Ipf, con la formula del passaggio diretto ed immediato e giusto verbale sindacale debitamente firmato presso l’Ufficio provinciale del Lavoro di Palermo”.

“Nonostante i rischi di mobilità dovuti ad un esubero strutturale, per cui tutti i dipendenti sono stati posti in Cigd a rotazione per buona parte del 2011, l’Ipf era presente nel panorama formativo con 17 corsi e 65 dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato. Nell’aprile del 2012, con l’avvento dell’Avviso 20/2011 e il mancato finanziamento del piano formativo, siamo scomparsi dalla scena”.

Non c’e’ stata chiarezza neanche sulle procedure per garantire una forma alternativa di reddito o il temporaneo ricollocamento lavorativo. Nella richiamata lettera si legge con amarezza la sfiducia dei lavoratori interessati nei riguardi del Governo regionale.

“Inizialmente posti in Cigd per tutto il 2012, non ci è venuto in aiuto nemmeno l’elenco unico, tramite il quale sono stati reinseriti, con molteplici e dubbie forme contrattuali, al massimo il 20 per cento dei 65 lavoratori, il più delle volte costretti a girare in lungo e in largo al fine di racimolare uno stipendio dignitoso. Per il restante 80 per cento nessuna temporanea ricollocazione, nonostante i colloqui sostenuti, a destra e manca. In questo periodo né il nostro Ente né le istituzioni ci hanno dato risposta sulla nostra identità”.

Sono gli stessi lavoratori ad interrogarsi.

“Cosa siamo nel panorama della formazione? I primi ad essere stati interrogati, da noi lavoratori, sono stati il direttore generale e l’amministratore unico dell’Ente. Ci dicono che stanno facendo il possibile, che hanno avviato le procedure di mobilità ma le istituzioni non rispondono. Ed allora ci rivolgiami Andiamo alle istituzioni. Il Servizio Centro per l’impiego ha allargato le spalle dichiarando che per loro siamo ancora in forza all’Ipf. Non ci resta che andare all’Assessorato con una domanda: cosa siamo? Siamo inclusi nel vostro piano di salvezza? Con grandi speranze avevamo letto a più’ riprese la volonta’ del governatore Crocetta di non lasciare nessun lavoratori in mezzo ad una strada. Questa affermazione si riferisce anche a noi? Tanto coraggio e belle parole, ma la sensazione è quella di essere ormai il fanalino di coda. Quale identità ci rimane? Siamo lavoratori, ex lavoratori, o cosa? Come sostenteremo le nostre famiglie?”

Si sentono discriminati e sfiduciati, i lavoratori. Ma non hanno perso il mordente per lottare con coraggio e perseveranza per ristabilire le regole e a difesa dl diritto al mantenimento del posto di lavoro.

“È giunto il momento di alzare la testa – hanno ribadito nella lettera i dipendenti dell’Ipf – e ribadire a gran voce che noi siamo lavoratori della Formazione professionale della Regione Siciliana ed in quanto tali abbiamo diritto ad essere presi in considerazione e non pagare insieme alle nostre famiglie lo scotto e gli errori di chi finora ci ha gestito e di chi fa finta di non vedere e di non sentire”.

Parole pesanti come un macigno, espresse con durezza da chi e’ stanco dell’indifferenza del Governo regionale sul tema della salvaguardia del posto di lavoro. Un ennesima testimonianza del vuoto istituzionale che si registra nell’azione di governo, dove al di la’ di slogan ad effetto, a pagare sono sempre e solo i lavoratori.


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