Formazione, il Governo prende in giro l’Ars e i lavoratori. E intanto Roma si prende i nostri soldi…

Il settore della formazione professionale siciliana si avvia verso la maxi riqualificazione. Non ci convince più l’atteggiamento “politicamente isterico” del presidente della Regione e neppure il sorriso ammiccante dell’assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale. Così come non convince più la sbandierata disponibilità dei 452 milioni di euro del ‘Piano Giovani’. E non convincono i 700 milioni di euro che dovrebbero dare copertura al Piano Azione Coesione.

Avevamo denunciato, sin dalla scorsa estate, il trasferimento di circa 1,6 miliardi di euro del Piano operativo Fondo sociale europeo Sicilia per il periodo 2007/2013, rispetto a una dotazione complessiva di 2,1 miliardi di euro. Di questi ne sarebbero tornati, sempre e solo sulla carta, solamente 700 milioni, di cui 452 per il finanziamento del Piano giovani. Ma anche di questa cifra non si avrebbe certezza. Lo abbiamo riportato in diversi articoli. E continuiamo a manifestare i nostri dubbi.

Il precedente Governo regionale, per capirci il famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), ha pensato bene di spostare al dicastero della Coesione territoriale e a quello dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica, ‘pezzi’ della citata, ingente, somma. Una parte di dette risorse sarebbero state dirottate, secondo indiscrezioni, alla Regione Calabria per finanziare il Piano Istruzione e Formazione professionale (Oif). La Calabria, come la Sicilia, pur appartenendo alle Regioni ad Obiettivo 1 (ex Obiettivo Convergenza), pare non abbia saputo spendere le risorse comunitarie andate in disimpegno. E allora Mario Monti e il ministro per la Coesione, Fabrizio Barca, per sopperire alla esiguità delle risorse del governo, (ripulito dalla dissennata politica montiana) e dare seguito a una previsione costituzionale che si chiama diritto-dovere all’istruzione e alla formazione per i ragazzi in Obbligo scolastico, avrebbe, secondo indiscrezioni, chiesto aiuto all’amico Ludovico Albert che, ben volentieri, avrebbe sacrificato – diciamo per spirito di unità nazionale’ – la Sicilia e i siciliani.

Ma torniamo al nostro ragionamento sul proposito governativo di spedire in riqualificazione tutti i lavoratori del sistema formativo regionale. Un accordo governativo sarebbe in via di definizione con le organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, e Uil) e le associazioni degli Enti formativi (Forma Sicilia e Cenfop). Pare che, per il 28 aprile prossimo potrebbero sottoscrivere un documento a tale riguardo.

Come si arriverebbe all’attuazione della misura, dunque? Interessati alla riqualificazione professionale sarebbero circa 8 mila i lavoratori, assunti a tempo indeterminato, entro il 31 dicembre 2008, dagli Enti formativi. A questi potrebbero aggiungersi altri 600 lavoratori, assunti dal 1 gennaio 2009 ad oggi. A disciplinare l’intervento, dal punto di vista finanziario, sempre la Legge regionale 7 giugno 2011 n.10 che, all’articolo 1, individua l’assessorato regionale al ramo quale soggetto autorizzato all’attivazione del processo di riqualificazione, nei limiti degli stanziamenti di bilancio quantificati ai sensi del comma 2 dell’articolo 132 della legge 16 aprile 2003, n.4.

Le risorse arriverebbero, con ogni probabilità, dai 46 milioni di euro residuati per via dei corsi non avviati, seppur tuttavia finanziati, con Avviso 20/2011. La norma che autorizza lo spostamento di detta somma è il 6 comma dell’articolo 1 della legge regionale n.10/2011, che prevede il finanziamento del Fondo di garanzia anche attraverso le somme annualmente non utilizzate dalle attività formative concluse ‘in coerenza con quanto previsto dall’articolo 9 della legge regionale 8 novembre 2007 n.21, in tema di economie di bilancio’.

Alcune indiscrezioni confermerebbero tale proposito. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale, Nelli Scilabra (o per meglio dire, il mentore dell’assessore Scilabra, senatore Beppe Lumia) starebbero giocando a scacchi con il Parlamento siciliano per superare indenni l’ostacolo dell’approvazione del Bilancio e della Finanziaria, per poi completare il progetto di chiusura del “vecchio” settore formativo e sostituirlo con un nuovo sistema che, nascendo disancorato dalla legge regionale 24 del 6 marzo 1976, farebbe perdere di efficacia la medesima.

In pratica, il Governo di Rosario Crocetta starebbe organizzando una grande presa in giro dell’Assemblea regionale siciliana. Non a caso sta provando a convincere Sala d’Ercole a non inserire nella legge sulla manovra economica e finanziaria il finanziamento dell’Avviso 20. Poi, una volta che l’Aula avrebbe approvato la manovra, Crocetta e Lumia si farebbero i cavoli propri.

Insomma, lo scenario si complica. La norma richiamata dalla legge regionale 10/2011 indica chiaramente come strumento di attuazione del processo di riqualificazione, quanto previsto dal Contratto collettivo di lavoro della categoria. Sono, cioè, proprio gli Enti bilaterali regionali a gestire il processo di riqualificazione dei dipendenti degli enti formativi. Che poi sono gli stessi Enti bilaterali oggetto di finanziamento, attraverso il fondo di garanzia regionale, così come indicato dal secondo comma dell’articolo 1 della riportata legge del 2011.

Non è un caso che proprio in questi giorni l’Ente bilaterale regionale costituito, sulla carta, nel maggio del 2011, qualche settimana prima del varo della legge regionale 10/2011, si appresti a compiere i primi passi con la composizione del consiglio di amministrazione. Associazioni degli Enti formativi e sindacati avrebbero già individuato, nei giorni scorsi, i soggetti che dovrebbero costituire l’organo gestionale. Dietro la regia di Confindustria e della Cisl nazionale, (il presidente Crocetta nei giorni scorsi ha portato il proprio saluto al congresso regionale del sindacato ‘bianco’, sancendo l’accordo?) sempre secondo le indiscrezioni, pare possano delinearsi i contorni del nuovo modello formativo siciliano.

A questo ragionamento innestiamo l’uscita della nota n.27703 dello scorso 24 aprile, a firma della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del settore, che rimette in pista proprio lo strumento previsto dall’articolo 132 della legge n.4 del 16 aprile 2003 (Fondo di garanzia). Aggiungiamo poi l’aggiornamento dell’Albo degli operatori della formazione professionale, di cui all’articolo 14 della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976, in corso di redazione, ed ecco che i conti tornano.

Proviamo a fare la sintesi. Individuato il personale operante fino ad oggi (oppure al 31 dicembre 2008), fissatolo attraverso la pubblicazione dei nominativi sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana (Gurs) e riposizionato il fondo di garanzia come strumento centrale nel settore, il Governo dovrebbe procedere all’avvio del processo di riqualificazione utilizzando i 46 milioni di euro di economie dall’Avviso 20/2011 e le risorse aggiunte dall’Ente bilaterale (Confindustria e sindacati). Questo potrebbe anche significare il tramonto definitivo della seconda annualità del più volte citato avviso pubblico n. 20 del 2011.

A cosa sarebbero serviti gli scontri in Commissione Bilancio e Finanze? Stante alle indiscrezioni, proprio a nulla. Che sia il famoso “gioco delle parti”, in stile pirandelliano, per tenere calmi i lavoratori? Non lo sappiamo, ma nei prossimi giorni qualche verità dovrà pure uscire fuori. Questo potrebbe anche significare strozzare definitivamente gli Enti di formazione cosiddetti “storici” colpiti scientificamente ai fianchi. Come? Intanto, con la richiesta di restituzione del cento per cento delle integrazioni al finanziamento, percepite per le annualità dal 2005 al 2010. Poi attraverso l’erogazione, “col contagocce”, degli acconti di finanziamento previsti dalla prima annualità dell’Avviso 20/2011. E, infine, con i mancati rendiconti degli anni pregressi che implicano il mancato svincolo delle polizze fideiussorie che rendono impossibile agli Enti la copertura di ulteriori quote di finanziamento ottenute.

Il collasso degli Enti quindi, la scolarizzazione degli oltre 8 mila e cinquecento lavoratori e la nuova programmazione formativa gestita con precise regole, utili per garantire una nuova platea di imprese. Una rivoluzione a tutti gli effetti, ma per chi?

 


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