Non si ferma l’eco delle nuove decisioni che a partire dall’approvazione della legge di stabilità aggiornano il mondo della formazione professionale. A fare discutere quella che in molti chiamano riforma e che è stata – è il caso di dirlo – occultata nel maxiemendamento approvato nella lunga notte in cui la Finanziaria ha visto la luce e che di fatto mette sotto scacco tutti gli enti di formazione medi e piccoli, lasciando vaste praterie ai colossi del settore verso l’ottenimento dei finanziamenti pubblici. Uno scacco andato a segno in due mosse. Due norme: una toglie il tetto ai finanziamenti che un ente poteva ricevere su ogni singolo bando, l’altra prevede l’assunzione a tempo indeterminato di tutta una serie di figure per ogni sede distaccata degli enti.
«È stato mortificato e calpestato il ruolo delle parti sociali e di quel Comitato per le politiche regionali della formazione professionale, istituito con legge regionale 23 del 2019, che dal Suo insediamento chiediamo invano venga convocato. È venuto meno l’istituto della concertazione, uno dei principi fondanti della nostra Costituzione» dicono in una nota congiunta Cenfop, Forma.Re, Forma Sicilia, Federterziario, Anfop e Asef. Ma sono tanti gli enti sul piede di guerra. Proprio la legge 23 del 2019 istituiva il tetto al budget come garanzia di pluralità.
«Il tetto è fondamentale per la sopravvivenza di tutti gli enti – spiega a MeridioNews Gabriele Leanza di Forma Sicilia, è quello che fa in modo che se un finanziamento preveda una disponibilità pari a 100 non possano andare tutti allo stesso ente, ma debbano essere distribuiti tra i vari partecipanti all’avviso. Un modo per lavorare tutti». Ma se già questa modifica basterebbe a tagliare le gambe agli enti più piccoli, con la seconda norma vengono di fatto penalizzati anche i medi, quelli che hanno una struttura ben ramificata e ricca di sedi distaccate in tutta la Regione. E sono tanti.
«In pratica in ogni sede di ogni ente di formazione, che di solito ne ha diverse – prosegue Leanza – bisognerà assumere un direttore, un tutor, un operatore di segreteria e un ausiliario con un contratto a tempo indeterminato e questo lo possono fare solo i colossi del settore. Per questo vogliamo un incontro immediato, perché questa riforma si deve cancellare». E l’assessore al ramo? Altro capitolo interessante, visto che Mimmo Turano, leghista e assessore regionale alla Formazione ha detto di essere stato colto impreparato dalle nuove norme, approvate a tarda notte dall’Assemblea, che pure però erano state oggetto di ampia discussione il giorno prima in particolare, ma da tanto si sapeva del contenuto del Maxiemendamento sul tema della formazione.
E di ciò ne sono riprova anche le dichiarazioni di un compagno di partito proprio di Turano, Vincenzo Figuccia, che già lo scorso 29 dicembre diceva: «L’abrogazione dell’articolo 12 comma 2 bis della legge regionale 23 del 2019 è una porcata. La norma prevedeva un limite massimo di budget erogabile che così salterebbe concentrando troppo nelle mani di pochissimi. Utilizzare l’escamotage del maxi per inserire norme inaccettabili non è tollerabile».
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