Formazione, di scena il Comitato di sorveglianza Fse

Il settore della formazione professionale osserva oggi la seconda giornata della celebrazione del Comitato di Sorveglianza sull’attuazione del Piano operativo Fondo sociale europeo Sicilia 2007/2013 a Cefalù. Il tema è sempre quello della spesa comunitaria e del suo avanzamento. Con l’avvicinarsi del termine del settennio, permangono preoccupazioni circa la possibile decurtazione delle risorse in sede di programmazione 2014/2020.

Sugli esiti della “due giorni” di intensi lavori nella splendida cittadina normanna vi daremo notizie nelle prossime ore; ciò che ci colpisce, invece, è la questione legata alla tenuta dei livelli di occupazione messi a dura prova proprio da una errata interpretazione circa l’utilizzo delle risorse comunitarie per il finanziamento delle attività formative in Sicilia.

Il Governo regionale riuscirà a realizzare un sistema di garanzie e tutele occupazionali nel sistema formativo regionale? Oltre gli slogan e accordi sottoscritti, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, riuscirà a creare quella rete di supporto sociale, una sorta di “welfare formativo”, in grado di salvaguardare anche gli attuali licenziati, interrompendo la prassi delle assunzioni? Eppure la soluzione non è difficile e può essere letta nella maniera più chiara possibile. Proviamo a dare la nostra lettura.

A oggi l’esecutivo ha solamente dichiarato buone intenzioni, ha firmato diversi accordi, istituito il Tavolo trilaterale permanente. Si tratta di primi passi non sufficienti per una ristabilita pace sociale. A quando gli atti amministrativi vincolanti? Con le risorse comunitarie, si sa, il raggiungimento degli obiettivi di tenuta occupazionale può avvenire attraverso lo strumento del bando pubblico.

Anche le economie di gestione, tratte dalla prima annualità dell’Avviso 20, per essere spese, dovranno passare da una gara pubblica. È questione di tempi e modalità. Non solo. E’ anche sintesi politica: il Governo regionale manifesterà una volontà in tal senso? La seconda annualità del citato Avviso 20 sarà finanziata con un possibile taglio di circa 50 milioni e questo dovrebbe tradursi in ulteriori esuberi di personale.

La gestione degli esuberi e dei licenziati è tema centrale di un Governo, come quello siciliano, che si professa garantista nel settore della formazione professionale. Conseguentemente, all’esecutivo, spetta l’onere di mettere in pista un paniere di strumenti di “welfare formativo” che possa incidere positivamente sull’impatto sociale dovuto ai tagli di spesa. Il paniere potrebbe assomigliare a quello suggerito da diversissimi lavoratori nei tanti post di commento ai nostri articolo. Di seguito la proposta.

1) Blocco assoluto di nuove assunzioni nel settore della formazione professionale per legge regionale.

2) Misure di accompagnamento alla quiescenza volontaria per i dipendenti con cinque anni ( o meno) di debito contributivo.

3) Garanzie occupazionali (retributive e contributive) in favore di tutto il personale assunto dagli enti formativi al 31 dicembre 2008, attraverso una norma di interpretazione autentica che allunghi i benefici di legge dal 31 dicembre 2002 a tutto il 2008.

4) Sistema di tutele occupazionali attraverso l’allineamento della previsione contenuta nell’articolo 132 della legge regionale n.4 del 16 aprile 2003 (Fondo di garanzia) con la misure prevista dal Piano giovani e destinata ai processi di riqualificazione del personale utilmente inserito nell’apposito Albo di cui alla Legge regionale 24/76 opportunamente aggiornato con i nominativi di coloro che risultano in possesso di contratto di assunzione a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2008.

5) Pubblicazione di un elenco ad esaurimento, per figure professionali, titoli e esperienza di settore, destinato a tutto il personale assunto o contrattista al termine della prima annualità dell’Avviso 20/2001, anche secondo quanto previsto dalla legge regionale n.10 del 7 giugno 2011, a partire dal primo gennaio 2009.

Ricordiamo che gli operatori del sistema formativo in possesso di contratto a tempo indeterminato, assunti entro il 31 dicembre 2008, si aggirano introno ai 7 mila e trecento. Per un migliaio il contratto è part time, raggiungendo così l’apprezzabile cifra di 8 mila e cinquecento lavoratori a tempo indeterminato. A questo occorre aggiungere i circa 3 mila contratti a tempo determinato di cui circa 600 di nuovi assunti a tempo indeterminato nel periodo compreso tra il 2009 e il 2013 in tutti i segmenti del sistema formativo (Interventi, Servizi, Oif).

Un sistema di welfare consapevole, efficace ed efficiente deve riuscire a salvaguardare tutti, a partire da chi nel settore possiede una maggiore anzianità di servizio e un contratto garantito dalle leggi regionali in vigore. I licenziamenti dei mesi scorsi di dipendenti anziani sono stati un errore che poteva evitarsi. Oggi occorrono risposte certe e immediate. Ed allora le risposte possono desumersi proprio dal Piano giovani che contiene misure specifiche per garantire la pace sociale nella formazione professionale.

La riqualificazione professionale, retribuita per 12 mesi, garantirebbe il rientro graduale del personale già licenziato o in esubero per effetto dei tagli sulla seconda annualità dell’Avviso 20/2011 che andrebbe ad allinearsi con l’azione finalizzata al pre pensionamento anticipato di almeno 1 e cinquecento lavoratori (entro i 5 anni di debito contributivo).

Gestione dei lavoratori attraverso l’Albo aggiornato e l’elenco ad esaurimento dei nuovi assunti e dei cosiddetti “contrattisti”.

Gli Enti dovranno attingere dall’Albo con priorità e dal’Elenco ad esaurimento qualora non reperito il lavoratore dal primo. Risalta all’occhio che solamente i lavoratori iscritti all’Albo manterrebbero il requisito dell’accesso all’articolo n.132 della legge 4/2003, cioè per i periodi di inattività o mancato collocamento presso qualsiasi ente formativo avrebbe diritto all’incentivo previsto dal Fondo di garanzia (80 per cento di retribuzione e 100 per cento degli oneri contributivi). Mentre, per i lavoratori assunti dopo il primo gennaio del 2009, resterebbe il diritto ad essere chiamati, seppur in seconda battuta, rispetto ai colleghi dell’Albo, ma con carattere prioritario rispetto a risorse esterne al sistema formativo regionale.

Una sorta di riconoscimento regionale come personale specialistico e altamente qualficato. Per gli enti in buona sostanza si prefigurerebbe uno scenario secondo il quale il personale dovrebbe essere attinto dall’Albo con carattere prioritario nel rispetto delle professionalità, oppure dall’Elenco ad esaurimento all’interno di un sistema di attività formative finanziate con risorse pubbliche. Si garantirebbero in tal maniera tutte le diverse tipologie di lavoratori che troverebbero collocazione utile e retribuzione garantita anche in caso di inattività (Fondo di garanzia o processo di riqualificazione o accesso alla misura pre pensionamento).

Gli assunti entro il 2002, gli assunti tra il 2003 e il 2008 e gli assunti dopo il 2009 (legge regionale n.7/2011) resterebbero a vario titolo garantiti. Come si è arrivati a questa ingarbugliatissima matassa sul versante occupazionale? Pare che nessuno sia esente da responsabilità. Nel tempo gli attori del sistema hanno adottato atteggiamenti non sempre chiari. Ripercorriamo brevemente i motivi che hanno determinato la caotica situazione di oggi.

Abbiamo commentato, nelle scorse settimane, i ripetuti accordi sottoscritti dal Governo regionale con le parti sociali finalizzati anche alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Fino al 2011, anzi al maggio 2012, le attività formative sono state realizzate in Sicilia attraverso lo strumento di programmazione annuale chiamato Prof (Piano regionale offerta formativa).

Il Piano finanziario, coperto con risorse attinte dal bilancio regionale, trovava la sua rigida disciplina all’interno del quadro normativo regionale disciplinato dalla legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e successive modifiche e integrazioni. La tenuta dei livelli occupazionali era garantita dall’articolo 2 della legge regionale n.25 del 1 settembre 1993. Poi, durante la gestione del famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) salta il sistema di garanzie regionali, nasce lo strumento triennale che non preserva i livelli occupazionali, anzi le associazioni degli enti formativi vengono considerate imprese commerciali in quanto gestori di attività formativa e viene aperto il sistema dell’accreditamento a strutture commerciali.

Con l’Avviso 20/2011 anche le società commerciali vengono ammesse al finanziamento. Ora, senza entrare nel merito della scelta, analizziamo gli effetti. Certamente la possibilità di licenziare con facilità, senza tenere conto che la copertura del citato Avviso è avvenuta con il cofinanziamento regionale e disattendendo la rete normativa a tutela degli operatori della formazione professionale. Occorre un ritorno alla legge regionale n. 24/76 almeno sul versante di opportune misure di salvaguardia del personale dipendente. Sulla contrattualistica, spesso, si rischia di incorrere in reati amministrativi o in materia del lavoro.

I lavoratori del settore si aspettano chiarezza sul versante dal Tavolo trilaterale permanente. Non esistono lavoratori di Serie A e di Serie B ma soggetti con gli stessi diritti e diversi requisiti di accesso in un sistema di regole condivise. E proprio sui requisiti come quello dell’anzianità di servizio, il governo regionale, con le parti sociali, dovrebbe ripristinare regole chiare e certe per il bene del sistema formativo e il diritto di tutti ad una dignitosa occupazione. Servirebbe, con ogni probabilità, un passaggio parlamentare. La presenza, tra la deputazione regionale, di diversi ex sindacalisti dovrebbe far ben sperare per una rinnovata sensibilità sui temi del lavoro e dell’occupazione in Sicilia.

 


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