Formazione, cresce l’adesione allo sciopero del 30 gennaio  Nuova ondata di licenziamenti allo Ial Sicilia

Comincia a registrare adesioni lo sciopero indetto per il prossimo 30 gennaio a Palermo dall’Unione dei lavoratori liberi della formazione professionale della Sicilia. In queste ore sono cinque le sigle sindacali che hanno aderito alla manifestazione: lo Snalv – Sindacato nazionale autonomi lavoratori e vertenze -, l’Ugl, i Cobas, il Sinalp, l’Uslal. Nei giorni scorsi una dichiarazione di vicinanza era arrivata anche dal deputato regionale Vincenzo Figuccia di Forza Italia, e non si sa ancora nulla, invece, dello Snals e soprattutto di Cigl, Cisl e Uil. La situazione, per queste organizzazioni sindacali non è facile: se non aderiranno allo sciopero rischiano di perdere gli iscritti, perché la manifestazione si annuncia piuttosto partecipata; se parteciperanno allo sciopero andranno comunque al traino di un’associazione di lavoratori liberi che sta ‘rubando’ il mestiere ai sindacalisti.

Lo sciopero è stato indetto dopo le ennesime promesse del governo regionale di Rosario Crocetta: la nuova assessora alla Formazione professionale, Mariella Lo Bello  qualche giorno fa all’Assemblea regionale siciliana ha provato a tranquillizzare gli addetti del settore. Solo che nessuno è disposto a crederle. Tant’è vero che la risposta è stata lo sciopero.

Intanto, ieri, a Palermo, quasi a confermare lo stato di crisi di questo comparto, i vertici dello Ial Sicilia, ente formativo storico al quale la Regione ha ritirato l’accreditamento, nel corso di una conferenza stampa hanno annunciato il licenziamento di 566 addetti, che vanno a sommarsi ai circa 4 mila operatori già licenziati da due anni a questa parte da enti e società che operano nel settore in Sicilia.

Ricordiamo che il solo Ial ha già licenziato 224 operatori degli ex Sportelli multifunzionali. Le regioni dei licenziamenti le ha spiegate il presidente dell’ente formativo, Vincenzo Conticello: «Poiché è stata archiviata la richiesta di cassa integrazione in deroga per il periodo gennaio-maggio 2015 a causa di una norma nazionale che la vieta per gli enti di formazione, ci vediamo costretti a prendere questo provvedimento per non aggravare la già difficile situazione economica dell’ente».

Conticello si è detto fiducioso del pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale atteso per i prossimi mesi: lo Ial Sicilia ha contestato il ritiro dell’accreditamento da parte della Regione e ha presentato ricorso: e su questo punto decideranno i giudici amministrativi. «Per ciò che concerne la notizia non vera sulla sparizione di 20 milioni di euro – ha concluso il presidente dell’ente formativo storico dell’Isola – giova ricordare che sono stati rendicontati puntualmente agli uffici della Regione, come è dimostrato dai verbali delle ispezioni degli uffici preposti».

I nuovi licenziamenti dello Ial Sicilia sono da ascrivere, insomma, alla mancanza di cassa integrazione a partire da quest’anno. La legge nazionale non considera più gli enti formativi imprese. Dunque niente ammortizzatori sociali. Verranno pagati solo gli ultimi mesi dello scorso anno. Poi, il nulla. Da agosto a dicembre del 2014 la cassa integrazione – che ai dipendenti della formazione licenziati non è stata fino ad oggi erogata – dovrebbe essere garantita dal piano da 230 milioni di euro di fondi europei riprogrammati e, almeno fino ad ora, non ‘requisiti’ dal governo nazionale di Matteo Renzi. Di questi 230 milioni di euro, 150 dovrebbero essere utilizzati per la cassa integrazione di tutta la Sicilia. E quindi anche per pagare ai dipendenti della formazione i sei mesi finali del 2014. Per quest’anno, invece, come già accennato, non è prevista la cassa integrazione per gli addetti della formazione licenziati. E questo è uno dei motivi che rende la situazione esplosiva.

Con molta probabilità, la manifestazione del 30 gennaio sarà il primo appuntamento di una stagione di protesta che si annuncia lunga. Su circa 8 mila dipendenti, i licenziati di questo settore sono oltre 4 mila e 500. Senza cassa integrazione a partire da quest’anno. In pratica, oltre 4 mila e 500 famiglie abbandonate.

La prospettiva non è rosea nemmeno per i circa 3 mila e 500 addetti ancora oggi impegnati. Il 30 giugno termineranno i corsi della terza annualità dell’Avviso 20. E poiché non c’è ancora un solo bando del Fondo sociale europeo 2014-2020, è probabile che anche loro, a partire dall’1 luglio, vengano licenziati. E non è detto che 8 mila operatori lasciati senza lavoro si arrendano. Anzi.  

Giulio Ambrosetti

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