Formazione, Anna Rosa Corsello dirigente generale

Spunta il primo raggio di sole nel settore della formazione professionale. Anna Rosa Corsello è il nuovo dirigente generale del dipartimento regionale istruzione e formazione professionale. Il neo capo dell’Amministrazione Attiva di via Ausonia (sede dell’assessorato regionale istruzione e formazione professionale), a Palermo, ha già preso in mano le redini (e le carte) del dipartimento).

Una decisione importante e ricca di significati non solo politici, ma soprattutto tecnici, quella assunta, nelle scorse ore dalla giunta regionale. Giunta “ancora guidata” dal presidente della Regione siciliana, il dimissionario Raffaele Lombardo. La Corsello, attuale dirigente generale al dipartimento regionale Lavoro, sembra la persona giusta per traghettare positivamente il sistema formativo siciliano verso una gestione orientata al perseguimento dell’interesse pubblico.

Si tratta di un dirigente esperto ed addentrato nei meccanismi che regolano il rapporto tra la Regione siciliana e l’Unione Europea in tema di spesa comunitaria. Questo sembra, almeno, il pensiero comune che veicola tra i lavoratori del settore formativo. Una scelta vista positivamente dai più rispetto ad un settore ridotto ai minimi termini, un vero e proprio colabrodo.

Dissennata è apparsa la gestione politica del Pd nel settore della formazione professionale, con la complicità, ovviamente, della “coppia delle meraviglie” Mario Centorrino (già assessore regionale Istruzione e Formazione professionale) e Ludovico Albert (già dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale). La scelta ricaduta su uno degli alti burocrati più vicini al presidente Lombardo dovrebbe garantire il ripristino di alcune certezze nel settore. Almeno in questo tornano a sperare i lavoratori che in massa hanno voluto esternare il proprio pensiero con segnalazioni pervenute in redazione.

Per la verità, il nome è circolato ripetutamente negli ultimi giorni e gode, dicevamo, della stima diffusa tra gli operatori della formazione professionale. In tanti hanno tenuto a sottolineare come finalmente si viene a coniugare, nella stessa figura di dirigente, le competenze in materia di lavoro e procedure di mobilità con quelle specifiche della formazione professionale.

Una scelta non facile, quella assunta da Lombardo per via dell’immobilismo in cui è piombato il settore della formazione professionale. Uno stallo causato principalmente dalla sete di potere di parte della deputazione del Partito Democratico che ha ubriacato pochi eletti e lasciato a secco 8 mila famiglie di operatori formativi, gettandoli nel precariato.

La mossa di Lombardo, a nostro parere, è la prima importante decisione assunta dopo l’accordo chiuso meno di 48 ore fa con Grande Sud, Movimento Popolare Siciliano (Mps), Fli e, naturalmente, Partito dei siciliani, già Movimento per l’Autonomia (Mpa). Intesa che vedrà candidato alla presidenza della Regione siciliana Gianfranco Micciché. Quindi, un’opzione che può essere letta come definitivo abbandono, da parte di Lombardo, dell’alleanza con il Pd che tanti problemi ha creato al governo autonomista, non solo nel settore della formazione professionale.

E proprio sull’autonomia che Lombardo dovrà puntellare la propria azione politico-istituzionale prima ed elettorale dopo, racchiusa nei 60 giorni precedenti al voto, previsto per il 28 ottobre 2012. E per farlo avrà necessità di dare inconfutabili segnali ai siciliani partendo, perché no?, proprio dal settore della formazione professionale. Ma per completare il rifacimento del look dovrà, con ogni probabilità, nelle prossime ore, procedere ad ulteriori sostituzioni in giunta, ‘epurando’ le ultime scorie del Pd.

Infatti, per risalire la china, sempre secondo il nostro punto di vista, Lombardo dovrebbe liberarsi di altre pedine scomode in una giunta che non rappresenta più il nuovo scenario politico-elettorale. Uno di questi è Gaetano Armao. L’assessore all’Economia, tralasciando la proverbiale arrogante presunzione nel suo agire, ne ha combinata un’altra: è riuscito a ingarbugliare, con una Circolare delle sue, addirittura la capacità di spesa della Regione siciliana, 14 miliardi di euro.

Armao ha rischiato per qualche ora di mandare in default la Sicilia. E’ una mossa per incapacità o mirante ad un preciso progetto politico o, addirittura, salvifica della propria poltrona? Un’interpretazione, quella di Armao, a detta di molti, strumentalmente sbagliata che ha ulteriormente contribuito ad incattivire il clima sociale generale. Uno scenario da apocalisse si prefigurava ad un passo dalle elezioni regionali che il presidente della Regione ed i suoi alleati non potevano proprio permettersi. Un gesto che pare abbia mandato su tutte le furie lo stesso presidente della Regione.

Lombardo sarebbe pronto a disfarsene, secondo insistenti indiscrezioni, per evitare di ritrovarsi, nel corso dei due mesi che dividono questo governo dal nuovo, accerchiato da decine di migliaia di lavoratori,senza stipendi ed inferociti, proprio nel clou della campagna elettorale. Sorte che è già toccata allo stesso Armao con i lavoratori della Mutiservizi nelle ore scorse che hanno occupato l’abitazione dell’assessore all’Economia.

Di certo ha fatto imbufalire il leader dell’Mps, Riccardo Savona. Il presidente della commissione Bilancio e Finanze all’Assemblea regionale siciliana (Ars) ha accusato senza mezzi termini Armao di “eccesso di rigore di stampo terroristico”. Empasse che ha costretto Lombardo, sempre nella giornata di ieri, a correre ai ripari procedendo, con il Ragioniere generale, Biagio Bossone e lo stesso Armao, a rimodulare i tetti di spesa relativi ai mutui, al personale, ai forestali, ai trasferimenti ai Comuni, alla formazione professionale ed all’emergenza rifiuti.

Ma torniamo all’autonomia ed al nuovo progetto politico di Raffaele Lombardo. Disfacendosi degli uomini di Confindustria in giunta, Andrea Vecchio e Marco Venturi, Lombardo potrebbe tornare a parlare dei temi cari ai siciliani: autonomia ed autonomismo, leve per un rilancio concreto ed efficace dell’economia con misure di vera crescita economica ed occupazionale. Proviamo a chiarirne i contenuti, partendo proprio dalla mossa che ha portato nel settore caldissimo della formazione professionale Anna Maria Corsello a sostituire Ludovico Albert alla guida del dipartimento regionale istruzione e formazione professionale e dell’Autorità di Gestione del Fondo sociale europeo (Fse) in Sicilia.

La difesa e la riqualificazione del settore della formazione professionale, assunto a campione per misurare l’idea della spinta autonomistica da parte del cartello elettorale creatosi intorno a Gianfranco Micciché, fonda le sue radici proprio nella Costituzione italiana. Infatti, all’art.5 vengono riconosciute le autonomie locali e reso attuabile il principio del decentramento amministrativo. Il Testo recita così: “La Repubblica, una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.

Nel successivo art.117 vengono individuate le materie di legislazione concorrente, tra cui istruzione e formazione professionale, la cui competenza é assegnata alle Regioni. Competenza sulla formazione professionale riportata anche dall’art.17 dello Statuto speciale della Regione Siciliana approvato con R.D.L. 15 maggio 1946, n.455 e convertito in legge costituzionale 26 febbraio 1948, n.2, come modificato dalle leggi costituzionali 23 febbraio 1972, n. 1, 12 aprile 1989, n.3 e 31 gennaio 2001, n.2. Statuto, ricordiamo, che individua la formazione professionale tra le materie legate agli interessi propri della Regione che sono oggetto di emanazione di apposite leggi da parte dell’Assemblea regionale siciliana (Ars). Leggi emanate, per l’appunto, in “… tutte le materie che implicano servizi di prevalente interesse regionale, seppur entro i limiti dei principi ed interessi generali cui si uniforma la legislazione dello Stato”.

In tal senso interviene la legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 che, nel disciplinare l’attività formativa in Sicilia, all’art.1 ne introduce i principi-guida. Si tratta della promozione, della programmazione, della direzione e del controllo delle iniziative di formazione professionale che spettano all’assessorato regionale al ramo. E nello specifico l’art. 1 precisa, al secondo comma: “L’azione formativa.. è diretta a realizzare un servizio pubblico che favorisca lo sviluppo della personalità, della cultura e delle capacità tecniche dei lavoratori, e potenzi le occasioni di più elevata capacità professionale, onde agevolare l’allargamento delle possibilità di occupazione…”.

Il corredo normativo successivo alla legge regionale n.24/76, fatto di leggi regionali successive modificative/integrative che hanno arricchito la disciplina del settore della formazione professionale, costituisce un chiaro esempio di attuazione del principio autonomistico e di decentramento nel rispetto del quadro normativo nazionale e comunitario (rappresentato dai Regolamenti comunitari nn. 1081/2006 e 1083/2006 come aggiornati ed applicati attraverso i Regolamenti (CE) nn. 1828/2006 e 396/2009).

Ma tutto questo collegamento normativo-funzionale è stato calpestato per circa 2 anni da un gruppo di parlamentari del Partito Democratico, la corrente cosiddetta “Innovazione (ex Dc)” per intenderci, col solo proposito di mettere le mani su uno dei pochi settori dove le risorse pubbliche non scarseggiano. Un’operazione economico-affaristica, quella dei poli formativi. In buona sostanza, accentrare nelle mani di pochi cospicue somme di denaro pubblico, stracciando la logica “in house” del servizio formativo, danneggiando i lavoratori con i licenziamenti causati dalla trasformazione degli Enti formativi in società.

O, per dirla con il gergo introdotto dalla legge regionale 24/76 del “servizio pubblico” attuato dalla Regione siciliana attraverso gli cosiddetti Enti strumentali, cioè non società ma soggetti giuridici senza finalità di lucro. L’esatto contrario. Un sistema distorto messo su con l’aiuto determinante di Mario Centorrino e Ludovico Albert e che, seppur in ritardo, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, sta cominciando a ‘smontare’.. Adesso si tratterà, per il presidente dimissionario della Regione siciliana, di risalire la china puntando alla stabilità occupazionale, alla garanzia delle retribuzioni ed al ripristino della legalità.


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